Attori e burattini sulla scena

Si intitola Cantico di Natale (A Christmas carol, nella versione originale), ma è una storia universale, che va al di là del significato religioso della ricorrenza e che si trasforma in un monito da seguire per tutto il resto dell’anno. Il racconto di Charles Dickens, scritto nel 1843, parla infatti di una conversione, di un cambiamento spirituale, di un nuovo modo di guardare la vita. Protagonista è il ricco, avido e arido banchiere Ebenezer Scrooge, uomo la cui esistenza dedita al gretto materialismo viene scombussolata da una serie di visioni, gli spiriti del Natale passato, presente e futuro, grazie ai quali riuscirà a ravvedersi e ad aprire il suo cuore al prossimo. Una storia celeberrima, oggetto di svariate riletture cinematografiche e di animazione, che ha trovato una nuova e magica collocazione nella versione per burattini e attori del Teatro dei Giovani, la compagnia diretta da Bruno e Tina Pezzini. Dopo lo strepitoso successo ottenuto nel debutto sul palco delle Vigne, all’inizio di dicembre, lo spettacolo è stato replicato sabato pomeriggio sul proscenio del Viale, altra tappa presigiosa per presentare al pubblico lodigiano questa macchina perfetta capace di costruire sogni e di far calare chiunque, grandi e piccini, nel cuore della storia. Impossibile infatti non farsi rapire dalle meravigliose scenografie di Rosanna Pellicani, pittrice e insegnante dell’Accademia di Brera, la mente che sta dietro ai teatrini mobili ispirati alla fumosa Londra di fine Ottocento. Altrettanto impossibile non immergersi nel flusso del racconto in cui i burattini, abilmente manovrati dietro le quinte, dialogano con attori in carne e ossa, regalando alla storia un impulso nuovo, una freschezza e una leggerezza che riescono a rapire lo spettatore e a proiettarlo in una dimensione onirica. Ma la barriera tra sogno e realtà è molto labile, ed è proprio questo il merito dello spettacolo: restituire alla fantasia la dignità del reale, attraverso una fusione perfetta tra i quadri in movimento e i personaggi che li popolano, veri e di cartapesta. I giochi di luce e i cambi di scenografia fanno il resto, regalando alla favola senza tempo di Dickens un ulteriore tocco di magia, parecchio apparezzato dagli spettatori presenti in sala. E la catarsi finale di Scrooge, ancora una volta, riesce a scuotere le coscienze e a farsi portatrice di un mssaggio di speranza di cui, oggi più che mai, c’è infinito bisogno.

Fabio Ravera

© RIPRODUZIONE RISERVATA