Artisti con uno sguardo rivolto verso il mare

Le acqueforti di Cotugno e Belò accompagnano le riflessioni di Galimberti

La letteratura, la poesia, la musica, la pittura hanno detto e dicono di tutto un po’: paesaggi, natura, territori, stagioni, piacere e inquietudini del viverci o dello starci. Con linguaggi differenti hanno descritto località lacustri, di montagna, mare o campagna consentendo di orientarci tra il vero e l’immaginato, l’ameno, il gradito e l’amato; di riconoscere quanto di quei luoghi è impercettibilmente differente e quanto di essi è da guardare perdutamente.

C’è sempre un modo diverso di vedere la natura e la vita, di interpretarle e

L’opera di Teodoro Cotugno

trasferirle ad altri. Tra le “cose di lassù” e le “cose di quaggiù”, l’ordine delle parole traccia (come voleva la geografia di Platone) un itinerario ascensionale che dalla terra porta al cielo. C’è sempre un modo distinto di trasferirne i segni: la quiete, la vivacità, il colore, la meraviglia e tutto quanto dà scossa alla nostra mente, trepidazione ai sentimenti, risonanza ai ricordi. Almeno così fintanto che il cammino descritto dagli artisti aveva una direzione, un senso, un fine. Oggi c’è più disincanto. Le parole insistono, promettono, colgono altri particolari. Al linguaggio creativo s’è sostituito quello dei comunicatori, dei pubblicitari e degli animatori turistici. Nei loro linguaggi non c’è promessa di verità, ma di consumismo.

In occasione della riqualificazione della Casa per Ferie S.Bassiano di Bellaria, don Antonio Valsecchi ha voluto ricordare l’avvenimento con un volumetto fuori commercio, affidando a Carlo Adelio Galimberti una riflessione sul tema del mare. Galimberti è pittore, critico, saggista, scrittore, conferenziere e consulente artistico dello Studio Ambrosetti. Da poco è cittadino lodigiano. Autore di testi teorici e critici (Se di arte non si vive perché s’imbroglia?, E se gli artisti mentissero, Le radici nell’arte nelle contrade del nord), ha pubblicato da poco Mogli, garzoni e amanti. Ultimamente ha presentato in catalogo la mostra Ritorniamo a vedere il mare. Non ha perciò avuto difficoltà a riprendere il discorso.

L’incisione di Flavia Belò

Galimberti pone il mare al centro di una sintesi in cui cattura particolari dalla musica di Debussy, dai pittori veneziani, da Monet e dalle mitologie dechirichiane. In una solida prosa cucina impressioni visive, notazioni critiche e storiche, richiami mitologici (di cui è esperto). Fa partecipe il lettore dei segni che può lasciare la nostalgia - intesa come qualcosa che ha perso i contorni del paesaggio, dell’orizzonte familiare concesso ai mortali come spazio e tempo della quiete. Richiama Bellaria Igea Marina (dov’è la casa dell’opera diocesana S.Alberto) con estrema misura e capacità di rappresentazione, concedendosi dotti richiami, come quello alla figura di Hygenia, figlia di Asclepio. L’autore è un pittore di temi, anche di miti (sue le mostre Mythos, Perseide ecc.).

Il Mare è un volumetto piacevole e prezioso, fatto di una ventina di eleganti paginette in carta tagliata a mano, attraenti allo sguardo e scorrevoli alla lettura, destinato a bibliofili e collezionisti. Stampato dalla Sollicitudo di Lodi su carta Hahnemühle con caratteri Garamond, in 75 esemplari numerati e firmati dagli artisti che hanno inciso e tirato le matrici in rame per le acqueforti che lo arricchiscono: due piccole chicche dove in una Cotugno rappresenta una composizione di conchiglie, con una pagina del nostro quotidiano e, nell’altra, Flaviaa Belò descrive un pescatore che ritira le reti osservato da un bambino. Due lavori che hanno rigore espressivi distinti e che confermano di Cotugno la levità del segno, la sobrietà grafica e la scelta degli elementi simbolici e della Belò l’abilità nell’uso dei mezzi e dei procedimenti in rapporto all’immagine.

Aldo Caserini

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Il Mare

di Carlo Adelio Galimberti (a cura di don Antonio Valsecchi), Opera diocesana S. Alberto. Con due acqueforti originali di Teodoro Cotugno e Flavia Belò, Opera fuori commercio in 75 esemplari numerati e firmati, Tipografia Sollicitudo di Lodi, giugno 2011

In occasione della riqualificazione della Casa per ferie di Bellaria l’opera diocesana Sant’Alberto ha edito una pubblicazione, in cui le opere di Cotugno e Belò accompagnano le riflessioni di Galimberti

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