ARTE L’utopia realizzata di Mauri: dialogo tra l’umano e la natura

La visita guidata allo spazio di palazzo Barni in corso Vittorio Emanuele che ospita l’archivio del grande artista lodigiano

Da poco inaugurato nelle scuderie del seicentesco palazzo Barni, in corso Vittorio Emanuele a Lodi, lo Spazio Giuliano Mauri ha ospitato venerdì scorso, nella serata del solstizio, una visita molto partecipata al patrimonio di opere, maquettes, disegni, pubblicazioni editoriali, progetti d’artista conservati nell’archivio Mauri, sotto la guida di Francesca Regorda, nipote dell’artista e curatrice dell’archivio, e della storica dell’arte Laura Gelmini. Nei 130 metri quadrati dello Spazio Mauri il pubblico ha potuto seguire il percorso dell’artista, a partire dai suoi esordi a Milano negli anni sessanta con i primi lavori di stampo militante – nelle sale di palazzo Barni sono presenti opere mai esposte prima - che raffigurano volti di persone oppresse ed emarginate, e la volontà dell’artista di dare voce a chi non poteva farsi sentire. Dagli anni settanta, in particolare con la partecipazione alla Biennale d’arte di Venezia del 1976, Mauri passa dall’arte politica all’arte ambientale, entra nel movimento Art in Nature e in seguito diventa uno dei maggiori artisti ambientali della seconda metà del Novecento. Ed ecco i disegni e le maquettes delle architetture ambientali realizzate da Mauri, «usando sempre legni di potatura – precisa Francesca Regorda -; Mauri non ha mai tagliato un albero per creare le sue opere». «Mauri – aggiunge Laura Gelmini – realizza un’utopia che l’arte insegue da secoli: istituire un dialogo tra il progetto umano e il disegno sublime della natura». Mauri, infatti, definiva se stesso “secondo scultore”: il primo scultore è sempre la natura. E si arriva all’opera più grandiosa, la cattedrale vegetale (l’unica rimasta oggi è quella realizzata nel 2001 per Arte Sella), che, dice ancora Gelmini, «conserva i tratti caratteristici dell’architettura di una cattedrale gotica. Ma nelle cattedrali gotiche sono collocate delle opere d’arte; in quella di Mauri l’opera d’arte è la natura stessa». Nelle sue architetture provvisorie l’intervento dell’uomo non è mai definitivo, ma l’opera è esplicitamente lasciata all’intervento lento ma incessante della natura. L’allestimento presentato a palazzo Barni resterà esposto fino a dicembre 2024, mentre dal 2025 lo spazio sarà diviso in due sezioni, una permanente, con le opere principali dell’artista, e una in movimento, dove, attraverso una programmazione curata, verranno presentati progetti espositivi tematici, che restituiranno il suo pensiero e la sua filosofia. 

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