Arte, Lodi si guarda “dentro”

A mettere tutti d’accordo è stata la metafora toccante dell’assessore alla Cultura della Provincia di Lodi, Mariano Peviani, che nel saluto ai partecipanti all’incontro dello scorso sabato mattina a Palazzo San Cristoforo ha raccontato la leggenda del pipistrello e del suo voler cercare il sole nella notte. E poiché oggi siamo nella notte, ha detto, anche parlare dell’arte e amarla può significare trovare il sole e la speranza. Non è stato un vero e proprio dibattito, quello indetto dagli organizzatori di Naturarte in occasione della presentazione del catalogo 2011-2012 della rassegna alla quindicesima edizione. Nel senso che dopo la panoramica del coordinatore Mario Quadraroli sul programma appena concluso, la discussione ha previsto le testimonianze, peraltro già altrove rese note, di quanti a Naturarte hanno collaborato, anche in passato. Ne è derivato quel tanto di celebrativo in più che ha ridotto lo spazio a ciò che era lecito attendersi dalla titolazione, cioè l’analisi intorno allo “Stato dell’arte contemporanea nel Lodigiano”: un tema meritevole di un confronto franco tra gli operatori, a Lodi oggi sempre più raro dopo i decenni delle assemblee e dei simposi, e che ha espresso qualche spunto di approfondimento nell’ultima parte dell’incontro. Così, il perfetto stato di salute di Naturarte è stato ribadito dal tavolo dei relatori che oltre a Quadraroli e Peviani riuniva l’assessore alla cultura del Comune di Lodi Andrea Ferrari, il critico Claudio Rizzi incaricato della sintesi finale e il docente di Brera Giulio Calegari, l’autore del progetto “Dall’invisibile passato all’invisibile silenzio”, con «la tecnologia associata al pensiero» che ambisce a trasformare in poesia gli elementi quotidiani e «non vuole affermare nulla, ma muovere le acque di una ricerca». Acque, secondo l’assessore Ferrari, che per Naturarte sono ancora in movimento, capaci di stimolare il dialogo con l’attualità.

Tra gli operatori coinvolti dagli inizi nella rassegna con ruoli organizzativi, Maurizio Lozzi e Loredana De Lorenzi, che ha constatato il valore educativo dell’esperienza rivolta ai giovani artisti, un aspetto centrale anche nell’ampia panoramica di Pier Manca cui va il merito del coinvolgimento degli allievi e degli insegnanti dei licei artistici. A rappresentare quello lodigiano è stato Tindaro Calia, con proposte di coinvolgimento degli studenti in iniziative, una per tutte la realizzazione di pannelli per contesti urbanistici, scaturibili dal rapporto tra scuola e territorio. E ancora i giovani nell’argomentazione del gallerista Ambrogio Ferrari che vede circolare a Lodi soprattutto la tradizione e auspica spazi per chi si confronta con i nuovi modi di fare arte.

Ma, ha osservato qualcuno tra i vari altri interventi, anche quella che si sviluppa lungo la linea storica è arte contemporanea, e se i giovani artisti che a Lodi dimostrano delle qualità hanno scelto questa strada, sarebbe interessante ricercarne le motivazioni. In ogni caso la conclusione di Rizzi, forse troppo giudice nella riepilogazione delle considerazioni emerse, ha parlato di una realtà lodigiana viva, effervescente, e di Naturarte come di un magnifico contenitore, suscettibile di un futuro: a patto di essere più rigorosa rispetto alla qualità, di selezionare e discernere, nel nostro tempo artistico troppe volte segnato dall’effimero e dall’inutile.

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