“Ariaferma”, il duello di bravura tra Servillo e Orlando

Fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia

Anche quello di “Ariaferma” è un tempo sospeso, come quello de “L’intervallo”. Leonardo Di Costanzo ama i luoghi di mezzo, in cui le vite e i destini si incrociano, lasciando spazio forse a un cambiamento.

Il regista è tornato a Venezia (fuori concorso) con un film che avrebbe meritato anche la competizione ufficiale: la storia è ambientata in un carcere in dismissione, che una decisione improvvisa lascia aperto alla vigilia della chiusura, con soli 12 detenuti in attesa del trasferimento e un pugno di agenti a tenerli a bada. Eccolo qui il tempo sospeso, in un non luogo perfetto: il capo delle guardie (Toni Servillo) che deve confrontarsi con il più influente dei carcerati (Silvio Orlando), mentre il tempo non scorre e - vedremo - li rimanda addirittura a ritroso nel passato. Il carcere di Mortana è un luogo immaginario, ma il film è stato girato in un vero istituto in dismissione, con le celle a cerchio nell’unica parte lasciata aperta e tutto attorno il silenzio di un tempo immobile, come l’aria del titolo. Qui Di Costanzo riesce a trovare modo e “tempi” giusti per descrivere i caratteri e scavare nelle storie: le guardie che non vedevano l’ora di trasferirsi per perdere un po’ di quell’isolamento a cui erano costrette, i detenuti che all’isolamento sono condannati ma che per il mancato trasferimento perdono i colloqui e tutte le attività che li avvicinano in qualche modo alla vita “di fuori”. Le loro figure si avvicinano anche se i ruoli, le divise, gli ordini, cercano di rimettere tutti al proprio posto. Di Costanzo mette ritmo e svolte nella scrittura che sfiorano il film di genere, anche se non è quella la cosa che più gli interessa. Sembra più un artificio perché poi volutamente arrivano i momenti in cui tutto si sospende come in un “intervallo” che scambia le posizioni e sembra mischiare i destini.

In questo “cerchio” sono ovviamente fondamentali le prove di Servillo e Orlando che si fronteggiano in un duello di sguardi e di bravura, uno in controllo dell’altro in un equilibrio sottile e fragilissimo. Poi c’è il terzo personaggio, il luogo che prende spesso il sopravvento su tutto il resto: aspro, immobile, monumentale e in disfacimento. Capace di abbracciare le storie di questi uomini in attesa che il loro tempo si sblocchi per riprendere la propria strada.

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