Antologica di Mariconti a Bipielle Arte

Forse è inappropriato chiamarla antologica, trattandosi della mostra di un pittore nato nel 1978, e dunque autore di un percorso di una quindicina d’anni; ma nel caso delle opere di Andrea Mariconti esposte nella rassegna “Storia naturale” inaugurata lo scorso venerdì allo spazio Bipielle Arte, il termine è da intendersi come indicatore di una panoramica esaustiva su un itinerario intenso se pur breve, da cui emergono le fasi di ricerca e i temi, ricorrenti, attraverso i quali l’autore ha costruito il suo linguaggio; che suggerisce sì attinenze e sguardi attenti sulla storia dell’arte, ma che si è evoluto in personali sviluppi formali componenti una poetica caratterizzata da un naturalismo sintetico, dalla pennellata espressionista e non ingombra di descrittività, carico di messaggi comunicati attraverso la stretta correlazione tra i significati e i mezzi della loro rappresentazione. Dove i soggetti, anche i paesaggi dichiarati del viaggio che incontra gli uliveti toscani e i boschi del Trentino e del Sudafrica, le scogliere irlandesi e della Patagonia, sono da un lato pretesti simbolici per una riflessione sui compromessi equilibri tra uomo e natura, e dall’altro gli spazi di un’indagine formale che ha quali elementi primari l’uso della materia e lo studio compositivo, con il problema dello spazio e la sua delimitazione.

Nella mostra curata da Emanuele Beluffi, autore anche del catalogo Skira, le soluzioni dell’allestimento arioso e a tratti scenografico per l’ampio formato di alcune delle opere nelle suggestive atmosfere monocromatiche, chiariscono l’iter cronologico e mettono a fuoco i vari capitoli espressivi che qui, per la prima volta, si concludono con due sculture; li completa il video in cui l’autore si racconta indicando le possibili letture della mostra, voluta dal Fai-Delegazione di Lodi e Melegnano, e dalla Fondazione Banca Popolare di Lodi. Mariconti fa parte di quei pittori giovani, e ce ne sono ancora anche in ambito territoriale (è nato a Lodi dove ha esposto nella personale alla galleria ZeroOtto oltre e in varie collettive ma il suo iter espositivo ha avuto luogo in ambito italiano ed extranazionale, denso di riconoscimenti culminati con la vittoria del concorso Unesco) hanno scelto la strada della pittura lungo la linea storica, nel senso del proseguire aggiungendo qualcosa di aggiornato rispetto alla tradizione, con l’applicazione e la capacità che non ha bisogno di ricorrere alla provocazione o alle spettacolarizzazioni. Andrea Mariconti ha ascoltato il richiamo della materia, quella inusuale che genera colori fatti solo dell’organicità della terra, della cenere e dell’olio di motore esausto. Con questi inventa i suoi ritratti, la parte più convincente della produzione, figure atemporali e richiamanti il passato e la memoria anche nelle superfici sapientemente patinate. Quindi i campi di covoni che nella prima parte del percorso in 72 opere datate dal 2006 al 2012 sono carichi di spessori di terra e nel prosieguo la diluiscono in fluidità distese su fondi creati da strappi, inserti e lacerti; le scogliere, e i boschi con i tronchi dalle linee svettanti, fitti di chiaroscuri. Un mondo fatto soltanto delle mille sfumature di bianchi, di neri, di bruni e di grigi, eppure capace di sostenere l’intero percorso della mostra.

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