Angelo Foroni, un anno dopo

A Melegnano il ricordo dell’anima “storica” del Perdono

Gli amici ricordano Angelo Foroni a poco più di un anno dalla scomparsa. L’appuntamento è oggi alle 10 nella biblioteca comunale di Melegnano in piazza delle associazioni. Varie voci prenderanno la parola mettendo al centro il ritratto dell’uomo che è stato “l’anima” della filatelia e della numismatica fra Lodigiano e Sudmilano, con la Fiera del Perdono fulcro di un’inesauribile passione. Nato nel 1944, da sempre residente a Sordio, Angelo Foroni se ne è andato il 2 dicembre 2009. Nei mesi scorsi alcune persone hanno pensato di unirsi per tracciare il profilo di una figura rimasta impressa tanto per la schietta personalità quanto per la passione per il passato. Soprattutto quello raccontato da oggetti materiali fondamentali come i coni monetari e filatelici. In questo modo Foroni ha offerto il proprio contributo a più di trent’anni di associazionismo, scegliendo come punto di riferimento l’Associazione filatelico numismatica melegnanese e come “vetrina” la Festa del Perdono. Ogni primavera assieme agli altri appassionati sceglieva il tema dell’annullo speciale della festa, corredato dalla serie a tiratura limitata di cartoline. I filatelici le proponevano come “pezzo forte” nel tradizionale spazio della palazzina Trombini, che immancabilmente il giovedì di Pasqua si riempie (ancora oggi) di pannelli ed espositori fitti di buste, timbri, monete e medaglie scrutate con curiosità dai visitatori. Con caparbietà, senso di umiltà, e anche con quella pazienza senza la quale non si fa storia locale ma solo trombonate localistiche, negli ultimi anni Angelo Foroni aveva posto mano all’impresa di una vita. Compilare una moderna, completa biografia sulle tracce del “Medeghino”: il marchese Gian Giacomo Medici (1495/1555), la sulfurea figura rinascimentale che ha dato al castello melegnanese gli affreschi di battaglia tuttora visibili nelle sale restaurate. Pur riconoscendo il vastissimo merito di don Cesare Amelli nel cominciare a comprendere chi ci fosse dietro quelle pitture di città e di imprese belliche (ricordiamo la vera e propria “investigazione” amelliana del 1991, I Tempi e le potenze), Angelo Foroni aveva capito che a Melegnano occorreva qualcuno che scrivesse una “seconda puntata” per da diradare definitivamente le tenebre sul Medeghino, quest’uomo che cambiò nome al castello (da visconteo a mediceo), che segnò col suo casato quattro secoli di città, ma che in fondo da Marignano preferiva scappare per andare ad ammazzare turchi o senesi al soldo degli imperatori d’Asburgo. Un misto di intelligenza primitiva, ferocia e diplomazia, il “Medeghino” (o “Marignano”, come lo chiamavano i contemporanei cinquecenteschi) affascinava Foroni proprio per questi chiaroscuri machiavellici tutti da indagare.

«Il castello di Melegnano è una presenza rassicurante, non riesce ad incutere quel timore che altre fortezze emanano», è l’osservazione con cui il collezionista sordiese apre Il marchese avventuriero, finalmente edito nel 2007. “L’inseguimento” dell’inafferrabile Medici era terminato. Il libro era finalmente fra le mani con le sue pagine patinate, scritto assieme agli amici Roberto Gariboldi e Adriano Carafoli, che questa mattina saranno al tavolo in biblioteca.

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