«Anche Vivaldi era molto rock»

Il musicista originario di Somaglia, che vanta

collaborazioni con Carboni, Ron, Dalla e Ligabue,

è attualmente impegnato in tour con Red Canzian

«Non è classico come il pianoforte, non è nemmeno sdoganato come può esserlo la chitarra, ma il violino può essere rock e anche pop»: Parole di Serafino Tedesi, violinista nato a Somaglia che vanta collaborazioni importanti con Barry White, Bocelli, Luca Carboni, Ron, Dalla, Fiorella Mannoia, Malika Ayane, Gino Vannelli, Venditti, Renga, Zucchero, Ramazzotti e anche Luciano Ligabue. «Del resto Vivaldi era molto rock – continua l’artista che ora abita a Casalpusterlengo con la moglie Gloria e le figlie Maria e Anna -. Molti giovani nemmeno la conoscono, ma se ascoltassero Le quattro stagioni eseguita in chiave moderna e bizzarra si appassionerebbero immediatamente».

Tedesi, 47 anni, si è diplomato al Conservatorio di Piacenza e in seguito ha vinto una borsa di studio per perfezionarsi in quartetto d’archi al Conservatorio Superiore di Parigi. «Sono un violinista classico, suono un violino “moderno” costruito nel 1991 dal Maestro liutaio Fausto Cacciatori. È uno strumento che mi da molte soddisfazioni, con un suono equilibrato e potente, dal timbro scuro, proprio come piace a me».

Quella del violino è una scelta da spiegare.

«Nessun motivo, se non il fatto di aver preso la decisione di iscrivermi in conservatorio. L’idea era il pianoforte, ma mi consigliarono di valutare un altro strumento, pena la difficoltà di trovare lavoro. Tra i vari strumenti che conoscevo, quello che più mi piaceva era il violino».

È difficile spiegare come si fa a far nascere una canzone?

«Solitamente l’ispirazione viene da uno stato d’animo o anche da un’esperienza che lascia il segno. Io parto sempre da una melodia che rappresenti queste situazioni, sforzandomi di cercare gli accordi più interessanti e congeniali, poi arriva l’arrangiamento, dove si decide il “sound” di una canzone, la scelta degli strumenti e delle sonorità».

Ma come fa un artista classico a passare al pop piuttosto che al rock?

«Ho sempre amato tutta la musica e non ho mai fatto distinzione tra la classica e gli altri generi. Certo, la classica ha una magia in più, ma tra il rock, il pop ed il jazz è una bella lotta, poi dopo tanti anni di teatri e trasmissioni televisive ho deciso di puntare tutto sul quartetto Archimia».

Uno degli ultimi artisti con i quali ha lavorato Tedesi è Ligabue. Com’è nato questo connubio tra due persone che in fondo sono dei microcosmi della Bassa Padana?

«Avevo lavorato con il Maestro Marco Sabiu all’Arena di Verona in occasione del concerto di Antonello Venditti e mi ha voluto ancora al suo fianco come primo violino dell’orchestra sinfonica nei sei concerti tenuti da Ligabue sempre all’Arena nello scorso settembre».

Esperienza che rifarebbe?

«Il mix tra la band e l’orchestra sinfonica con i bellissimi arrangiamenti di Sabiu hanno reso le canzoni molto intense ed affascinanti, poi i testi del “Liga” sono sempre attuali ed immediati. Ho visto 13mila persone di età differenti per sei serate cantare a squarciagola per tutte le due ore di concerto. Credo proprio che le canzoni di Ligabue penetrino decisamente nella pelle».

Domanda buffa: ma come si vestiva sul palco dell’Arena?

«In modo abbastanza informale, utilizzando il colore nero, con jeans e camicia o maglietta».

Venerdì parte il tour negli stadi di Ligabue: due serate a Roma e poi San Siro a Milano.

«Purtroppo questa parte del tour sarà senza orchestra sinfonica, quindi non sarò con lui».

Sta collaborando con altri artisti?

«Con gli Archimia siamo in tour con Red Canzian e tra pochi giorni inizieremo la registrazione del suo disco che ci porterà ad un altro tour con lui. Devo dire che è un artista mai fermo un attimo, inesauribile, in continua costruzione».

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