Amalia, uno chef lodigiano nell’“inferno” di Cracco

Martedì sera su Sky si è persino tolta lo sfizio di zittire, con delicatezza, Carlo Cracco. Dopo settimane di urla e rimproveri, la lodigiana Amalia Nichetti non teme più lo sguardo dello chef stellato, e dietro l’aria apparentemente dimessa dimostra a tutti la tranquillità e l’energia che finora le hanno consentito di andare oltre la metà del reality show culinario più duro della televisione italiana, conquistandosi di diritto un ruolo da protagonista nell’edizione 2016 di Hell’s Kitchen.

Dal 4 ottobre, è uno dei volti che ogni martedì sera su Sky Uno HD tiene compagnia a milioni di appassionati in tutta Italia. La lodigiana Amalia Nichetti, 42 anni, titolare con il compagno Vittorio del ristorante Gaffurio in centro a Lodi, ha già convinto tutti, indipendentemente da come andrà a finire la sua gara. Oggi può raccontare la sua esperienza a tu per tu con Carlo Cracco, chiusa negli studios di via Mecenate con gli altri concorrenti, senza possibilità di contatti con l’esterno. «Visto da vicino, Cracco è uno chef elegante e di estrema professionalità ai fornelli, anche se quello che emerge di più nello show è la sua vena critica e la sua severità – spiega Amalia -. Del resto l’aspetto della pressione psicologica è l’elemento fondamentale della trasmissione. Siamo stati sotto stress per la convivenza forzata e l’allontanamento dalle nostre famiglie, per l’esito della gara, senza mai sapere prima cosa aspettarsi, con tre servizi alla settimana da fare e la valigia sempre pronta sotto il letto, perché non sai mai quando sarà il momento di tornare a casa».

Quello che si vede, dunque, è solo una parte delle difficoltà. Non se lo immaginava così, forse, quando ha partecipato ai casting, spronata dal compagno Vittorio. «Le cucine di Cracco sono molto più infernali a viversi che a vedersi – assicura Amalia -. È stata una prova dura, ma che mi ha lasciato molto. Intanto ho avuto modo di assaporare una cucina di ampio respiro, di lavorare in una brigata, proprio come si fa nelle grandi cucine. E non è finzione: la gara è verissima, e nelle grandi cucine ci sono disciplina da rispettare, gavetta da farsi, e rimproveri da prendersi, proprio come in Hell’s Kitchen. È stato un percorso che mi ha permesso di crescere come persona e anche come ristoratrice». Il segno di questa esperienza, Amalia ora lo porta nel suo ristorante. «Questa avventura è stata da stimolo e ha fatto crescere tutta la squadra del Gaffurio – conclude Amalia -. Perché in cucina, e anche la trasmissione lo mostra, è indispensabile lavorare in squadra. Dagli studios sono tornata con la voglia di proseguire a fare una cucina ricercata ma mai a discapito del gusto, e con la convinzione che per fare buoni piatti bisogna sempre essere sereni ed entrare in cucina con passione».

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