Alle Vigne è “cabaret del dubbio”

L’anagramma di “la verità” è “relativa”: questa battuta di Gianrico Carofiglio introduce al cuore dell’idea di uno spettacolo nato dal suo saggio L’arte del dubbio, portato domani sera in scena da Ottavia Piccolo e Vittorio Viviani, che saranno a Lodi per la stagione di prosa del teatro alle Vigne. Il libro di Carofiglio era un saggio sulle tecniche dell’interrogatorio nel processo penale; la versione teatrale di Stefano Massini lo ha trasformato in una sorta di cabaret brechtiano, nel quale i due attori in scena, diretti dalla regia di Sergio Fantoni, propongono una riflessione ironica e bizzarra sull’importanza del dubbio come strumento di conoscenza della realtà, e sul carattere sempre relativo di ogni verità.

Prosegue con questo spettacolo la collaborazione tra Ottavia Piccolo e Stefano Massini, autore di diversi altri testi portati in scena dall’attrice (e ospitati anche sul palcoscenico lodigiano) nelle ultime stagioni teatrali: da Processo a Dio a Donna non rieducabile, quest’ultimo ispirato alla storia della giornalista russa Anna Politkovskaja, assassinata nel 2006. Ottavia Piccolo, che parla con orgoglio della sua carriera di mezzo secolo di teatro (esordì bambina al fianco di Anna Proclemer nel ruolo della piccola sordomuta di Anna dei miracoli), crede che sia giusto portare in scena testi e autori nuovi: «Se il teatro si limita a riproporre i classici –ha affermato l’attrice – fa un’operazione un po’ di antiquariato».

Il testo di Carofiglio, nella riduzione di Stefano Massini, vuole stimolare il pubblico a esercitare in prima persona “l’arte del dubbio”: a manifestare cioè un atteggiamento critico nei confronti della realtà, a porsi delle domande, utilizzando quel “decalogo del dubbio” che, nella parte iniziale dello spettacolo, il serpente (che ha la voce di Gioele Dix) propone ad Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre.

Da qui si sviluppano gli episodi successivi di questa moderna commedia dell’arte, un cabaret del dubbio dove niente è dato per scontato, dove prendono vita, in una sorta di teatrino di paese, i diversi quadri in cui i giochi di parole, lo strumento dell’interrogatorio e la forma del processo fanno sì che i due attori si divertano a indossare i panni dei tipi più disparati; per ragionare, tra l’altro, sulla “manomissione delle parole” (come recita un altro libro di Carofiglio) e per riportare alla luce fatti drammatici, come l’assassinio di don Peppino Diana a opera della camorra e il dramma della morte dei sette operai della Thyssen-Krupp. Le musiche, composte da Cesare Picco, sono eseguite dal vivo dal musicista Nicola Arata.

Annalisa Degradi

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