Alle Vigne c’è l’“Amleto” con Pecci

Fa tappa al teatro alle Vigne sabato prossimo un Amleto singolare e interessante per diversi motivi: prima di tutto perché vede protagonista Daniele Pecci, un attore molto amato dal pubblico televisivo, ma che (forse gli spettatori delle fiction non lo sanno) considera il teatro il suo sogno più grande. Questo Amleto, nel quale Pecci recita diretto da Filippo Gili, è fuori dalle regole produttive consuete anche perché vede impegnata una compagnia di ben tredici attori: «Una pura follia dal punto di vista produttivo – dice sorridendo Pecci -, frutto di un amore puro per il teatro da parte di una compagnia giovane che crede profondamente in questa avventura teatrale, che in questo secondo anno di tournée sta incontrando un’accoglienza molto positiva da parte del pubblico». L’attore romano, che ha recitato in serie televisive di successo come Il bello delle donne e I misteri di Laura e nel film tv su Giovanni Paolo II, è stato anche diretto sul grande schermo da registi come Marco Risi e Ozpetek. Ma la passione della sua vita resta il teatro. Anzi, ci racconta, è proprio dall’Amleto che nacque, quando ancora frequentava il liceo, la sua decisione di dedicarsi al teatro professionalmente: «È stata questa lettura la folgorazione iniziale, che poi ha accompagnato anche la mia maturazione come uomo. All’università mi sono laureato con una tesi su una messa in scena di questo testo, e ho lavorato per anni sulla traduzione, che è quella che ora va in scena». L’allestimento è il frutto di una stretta collaborazione tra l’attore e il regista Filippo Gili: «Lo conosco da vent’anni – dice Pecci – ed è a lui che ho sottoposto l’idea che mi portavo dentro da tempo. Poi lavorandoci insieme l’abbiamo anche modificata mentre si provava. La traduzione è diretta, semplice, ma anche alta; e alla messa in scena abbiamo cercato di dare un taglio dinamico, un ritmo spedito, veloce. Non c’è bisogno di attualizzarlo, il testo di Amleto, è attuale perché ha ancora la forza di parlare a noi, oggi; contiene cose ancora valide e noi non dobbiamo fare altro che ricercarle». Se gli si chiede come mai, lui che ha trovato la grande popolarità recitando davanti alla macchina da presa, preferisca così decisamente il teatro, Pecci non ha dubbi: «Non rinnego niente – spiega -; ho grande rispetto anche per il cinema e la tv, che sono forme di comunicazione diverse. Amo il teatro perché è legato alla parola; non si propone la riproduzione realistica della vita, ma mostra una realtà così artefatta da diventare universale. In questo il teatro è simile alla poesia». Questo Amleto non vuole stupire con effetti esteriori, ma guidare il pubblico in un percorso verso l’interiorità; quella dei personaggi e la propria. «Il cinema e la televisione – conclude Pecci - “di-vertono”, nel senso che portano lontano da sé, verso un’altra dimensione. Il teatro, invece, “in-verte”, porta verso l’interno; chi va a teatro è costretto a fare un viaggio dentro di sé».

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