Alla scoperta dei “colori” della fede

Il restauro delle formelle sui Miracoli di San Bassiano

Un viaggio alla scoperta dei “colori” della fede. Dalla ricca tavolozza dei quattro dipinti dei Miracoli di San Bassiano alla grammatica cromatica delle espressioni più semplici e popolari - ma non meno ricche di suggestioni - degli ex voto del Lodigiano, immagini nate come segno di devozione per una grazia ricevuta, analizzati con dovizia di particolari nel volume Il dono dipinto di Luca Anelli e Paola Venturelli. Palazzo Vescovile gremito, ieri pomeriggio, per il doppio incontro organizzato dal Museo Diocesano che, per l’occasione, ha aperto le porte della sua collezione per una visita guidata alle sale. A rapire l’attenzione del pubblico, la presentazione dei lavori di restauro sui quattro dipinti che raffigurano, nella loro ricchezza di espressioni e di colori, quattro diversi miracoli del Santo Patrono. Riscoperti nella collezione del Museo Diocesano, le formelle esagonali, di metallo, erano in cattivo stato di conservazione e solo il prezioso lavoro di restauro affidato a Chiara Canevara e Davide Cesari di ConservArte hanno permesso al pubblico di scoprirle in tutte le loro sfaccettature, accolte da un sentito applauso del pubblico. Intenso il lavoro per eliminare strati di sporcizia, ruggine e grigio fumo, sulle opere è anche partito un contemporaneo lavoro di ricerca per risalire alla datazione e all’autore, anche grazie al personale del Museo, al direttore del Museo don Luca Anelli e agli studi di Federico Cavalieri. A dare conferme sulle data, l’analisi della composizione scientifica di un micro campione del dipinto in cui la presenza del blu cobalto, inventato nel 1755, ma disponibile sono dal 1803, ha reso possibile posizionare le opere nella prima metà dell’Ottocento. Confrontati poi diversi documenti d’archivio e altre fonti iconografiche, come il dipinto della cappella dei Santi Nabore e Felice a Lodi Vecchio, in cui sono stati riconosciuti elementi comuni del disegno, ipotizzando dunque un’assegnazione di paternità al noto pittore locale Pietro Ferrabini. A spiegare l’appassionato lavoro di ricerca, che ha anche permesso di ricostruire l’origine delle tavole come dono di una «pia famiglia» che ha preferito rimanere anonima, don Luca Anelli, che ha ringraziato le incaricate dell’Archivio Diocesano, Maria Grazia Casali e Martina Pezzoni. Altrettanto appassionante il cammino per immagini proposto da Paola Venturelli, co-autrice insieme a Luca Anelli del volume Il dono dipinto, che ha scelto 15 delle 57 immagini ex voto analizzate con dovizia di particolari nel libro edito da Pmp Edizioni. Un percorso selezionato sulla base di un tema particolare, la famiglia e la vita di campagna, che ha offerto al pubblico la possibilità inedita di entrare dentro un genere «che trae origine dalla necessità del committente di esprimere il ringraziamento per una grazia ricevuta e non sempre invocata - ha spiegato la studiosa, già autrice di numerosi saggi sull’arte santuaria -, non per fini estetici, ma devozionali». Un genere che si è mosso in lungo e in largo sulla linea del tempo, dal Medioevo fino al Dopoguerra, e sulla cartina geografica della diocesi, da Ossago a Villavesco, da Camairago a Lodi e oltre, raccontando di episodi di vita vissuta e di fede, con grande partecipazione. Un genere «dai codici decorativi molto precisi - ha spiegato la studiosa - con un linguaggio semplice, ma molto efficace nella narrazione, e la raffigurazione il più possibile fedele del simulacro del Santo venerato». Nella parte bassa dei dipinti, le storie di vita quotidiana, disseminate di malattie, che molto spesso colpiscono donne e bambini, incidenti in cui gli strumenti di lavoro diventano strumenti di morte, di animali impazziti che creano disgrazie, da cui il committente dell’ex voto si salva grazie all’intervento del Divino. Da qui le due lettere G.R. che stanno per grazia ricevuta. Capitolo a parte quello dedicato alla devozione del Santissimo Crocifisso della Maddalena di Lodi, ampiamente illustrato dallo storico dell’arte Giorgio Daccò, ricostruendo origini e fervore religioso che da sempre circonda l’antichissimo simulacro. Al direttore del museo don Luca Anelli - che ha anche ringraziato il direttore de «Il Cittadino» Ferruccio Pallavera e Roberto Savarè di Pmp Edizioni - il compito di tracciare le linee d’azione per rendere il Museo sempre più ricco e accessibile, anche traendo forza dagli oltre 40.200 beni mobili censiti nelle parrocchie della diocesi - con proposte di interscambio - e dalla creazione di associazione di Amici del Museo Diocesano. Presente alla cerimonia, il Vescovo di Lodi monsignor Giuseppe Merisi che ha espresso gratitudine per il lavoro di restauro, oltre che appoggio e vicinanza per trasformare in realtà le proposte formulate per il futuro del Museo Diocesano.

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