Aligi Sassu e il mosaico del duomo di Lodi che abbraccia passato e presente sotto il manto della Vergine

Vent’anni fa moriva il grande artista che ha lasciato tracce della sua opera anche nella cattedrale

A vent’anni dalla morte ricordiamo Aligi Sassu, artista e testimone del ’900, che ha lasciato traccia del suo lavoro anche a Lodi.

Aligi Sassu giungeva in città per la prima volta nel 1962 invitato dall’architetto Alessandro Degani che stava seguendo i lavori di restauro del Duomo; l’artista aveva già realizzato numerose opere murali, ad affresco, mosaico, tempera, ceramica. Degani gli affidò la decorazione della semi-tazza absidale, al posto di un dipinto ammalorato del 1854 eseguito da un altro milanese, Mauro Conconi, raffigurante l’Assunta.

Nel catino absidale, sopra l’altare tardo-secentesco, la Vergine realizzata da Sassu accoglie sotto il suo manto i santi del territorio, Santa Francesca Cabrini, Sant’Alberto, San Bassiano, e la Santa martire Caterina d’Alessandria, ognuno identificato dai propri attributi iconografici e dal nome apposto nella parte inferiore della composizione, dove appare anche lo “skyliner” della città, voluta dal Barbarossa sui resti della Laus Pompeia. Alcuni cherubini sostengono il manto di Maria e chiudono idealmente l’immagine mistica, nella quale trova posto, inginocchiato in basso a sinistra, anche Tarcisio Vincenzo Benedetti, vescovo laudense dal 1952 al 1972, identificato con il motto “zelo zelantus” (“sono pieno di zelo”).

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