Ai Maneskin l’edizione più difficile, ma nell’Ariston vuoto vincono tutti

Sanremo, il pagellone finale dopo cinque giorni di show tv e una gara vinta dalla band romana con un pezzo rock

Hanno vinto gli artisti fortissimi al televoto, da qui non si scappa. Si è parlato di rivoluzione musicale, vero solo in parte. La 71esima edizione del Festival di Sanremo ha avuto il merito di portare sul palco tanti artisti sconosciuti alla “platea” dell’Ariston, ma la composizione del podio riflette la potenza della fan base: primi i Maneskin, la band nata a X Factor che ha fatto strada proprio grazie ai voti del pubblico stravaccato sul divano (alla faccia del rock), secondi Francesca Michielin e Fedez, duo che può contare sul tifo social dei milioni di follower di una certa Chiara Ferragni, terzo Ermal Meta, il bel ricciolone che tanto piace a chi segue “Amici”. Gli altri, pur bravi (a volte anche molto bravi), non sono riusciti a uscire dalla propria “bolla”: peccato. È stato un Festival strano, inevitabilmente: e non solo per l’assenza di pubblico, il distanziamento, i tamponi a tappeto. Amadeus, gli va dato atto, ha “destabilizzato” la tradizione festivaliera chiamando un cast degno del “Mi Ami” di qualche anno fa. Risultato: gli ultrasessantenni, lo zoccolo duro del Festival, hanno alzato bandiera bianca come dimostra la flessione degli ascolti; al tempo stesso il concorso (ma sarebbe più giusto ormai chiamarlo rassegna: Sanremo è una vetrina, tutti ne escono vincitori) ha guadagnato nuovi adepti, per una settimana sui social si è parlato (quasi) solo del Festival.

LE PAGELLE


IL FORMAT E I TEMPI BIBLICI

Come lo scorso anno, Amadeus ha esagerato: puntate infinite, dalle 21 alle 2 del mattino. “Less is more”, dovrebbe saperlo un professionista che da tanti anni frequenta la televisione. Ieri il conduttore si è scusato: alcuni giornali non hanno fatto nemmeno in tempo a mettere il nome del vincitore. Troppi sketch inutili, troppa pubblicità, troppi tempi morti. Poi uno si stufa, cambia canale o va a dormire. Voto 2

AMADEUS E FIORELLO
Hanno tenuto dignitosamente il palco in una situazione tutt’altro che facile. Senza pubblico in sala manca il riferimento principale: gli spettatori sono essenziali per dettare i tempi teatrali. Forse anche per questo alcuni sketch (tipo quello sui nomi delle dita dei piedi) sono sembrati un po’ stiracchiati. Fiorello, in particolare, è stato bersagliato dagli “hater” sui social e pure da parte della critica: ma rimane per distacco il migliore showman italiano, senza di lui questo tipo di Festival non avrebbe senso. Voto 7

MUSICA LEGGERISSIMA
Non ci voleva l’orecchio di Mozart per capire, fin dal primo ascolto, che la canzone di Colapesce e Dimartino sarebbe diventata il vero tormentone dell’edizione 2021. Discodance anni ’70, atmosfere battistiane, un testo leggerissimo solo in apparenza. Come ha scritto qualcuno: «Bisogna fare dei sacrifici adesso per salvare un’estate con Colapesce e Dimartino». Voto 8

MANESKIN
Qualcuno ha parlato di rivoluzione rock. Ok, fanno rock, le esibizioni sono state quasi impeccabili. Tutto però sembra (anzi, è) studiato a tavolino. I quattro baldi romani giocano a fare gli artisti maledetti, i ribelli, ma si sono ritrovati a Sanremo senza alcuna gavetta. X Factor, tour nei palazzetti, abiti dei miglior stilisti, social media manager all’avanguardia. Poi, sì, insieme funzionano, piacciono ai giovanissimi e alle mamme, ma il rock – l’attitudine rock – è un’altra roba. Voto 6

ZLATAN IBRAHIMOVIC
Sarebbe stato bello vedere Zlatan in un’altra veste. A Sanremo ha portato il personaggio che da anni si è creato in campo e sui social: il bullo che parla di sé in terza persona, in bilico tra ironia e un ego straripante. Sul palco fa il suo: celentaneggia, anzi, zlataneggia. Gli autori, però, potevano inventare qualcosa di più originale. Voto 6

SANREMO SUI SOCIAL
C’è Sanremo in tv e Sanremo sui social. I commenti in diretta ormai sono diventati parte integrante dello show. Da una parte “meme” e tweet geniali, dall’altra sterili e incessanti polemicucce su tutti e tutto che hanno il solo effetto di imbrattare le bacheche. Voto (medio) 7

ORIETTA BERTI
Alla fine è la più rock di tutti: si fa inseguire dalla polizia, allaga la sua camera d’albergo, chiama “Naziskin” i Maneskin. Canta (bene) una canzone che sarebbe stata demodé anche negli anni Sessanta. Diventa l’eroina social. Voto 9

ORNELLA VANONI
Non ha più freni inibitori, dice tutto quello che pensa e quando canta è sempre la regina. Voto 9

FRANCESCO RENGA
Ti prego, rifonda i Timoria. Voto 5

WILLIE PEYOTE
Da anni è il miglior rapper italiano, ovviamente a Sanremo è sbarcato come oggetto sconosciuto. Cita un monologo di Valerio Aprea in “Boris” a inizio canzone (e solo questo varrebbe un 10), vince il Premio della critica. Speriamo rimanga «hardcore come Kamil Glik», come diceva in un suo vecchio brano. Voto 8

IRAMA
Un festival in smart working, un infinito giorno della marmotta.S.V.

ROY PACI
Ospite nella serata delle cover, si presenta con una maglietta con impressa la faccia di Erriquez, il cantante della Bandabardò scomparso pochi giorni fa. Un bell’omaggio, doveroso, a un grande della musica “indie” degli anni Novanta. Voto 9

LO STATO SOCIALE
(e l’omaggio ai lavoratori dello spettacolo). Cantano “Non è per sempre” degli Afterhours nella serata delle cover, sono gli unici (con ospiti gli attori Francesco Pannofino ed Emanuela Fanelli) a ricordare i lavoratori dello spettacolo fermi da più di un anno a causa della pandemia. Un messaggio di speranza: «Non sarà per sempre. Credeteci, i nostri fiori non sono ancora rovinati». Voto 10

© RIPRODUZIONE RISERVATA