Addio al premio Nobel Dario Fo: aveva novant’anni

Se ne è andato nel giorno in cui si assegna il premio Nobel per la letteratura, lui che, ultimo italiano, lo aveva ricevuto, un pò a sorpresa forse e facendo pure storcere il naso a più di un accademico nostrano, nel 1997.

Dario Fo, figura seminale del teatro del secondo Novecento, è morto a Milano a 90 anni, tre anni e mezzo dopo la moglie Franca Rame, con cui ha vissuto una vita sentimentale, culturale e politica di grande intensità. Proprio l’Accademia di Svezia, nella motivazione per il riconoscimento, ha sottolineato come Fo avesse rinnovato la tradizione dei giullari medievali, dileggiando il potere per dare voce agli oppressi. E in questo senso il suo Nobel, anche a livello di cronologia dei premiati, assume un senso particolare, incastrandosi tra la superba poetessa polacca Wislawa Szymborska, maestra dell’ironia lieve e brillantissima interprete dei sentimenti umani, e il romanziere portoghese José Saramago, monumento vivente a una letteratura assoluta, tirannica e sempre politicamente consapevole. Dario Fo, in qualche misura, ha rappresentato una via mediana tra i due colleghi poiché ha saputo mettere nelle sue opere tutta l’ironia corrosiva tipica del guitto, ma anche l’impegno e, soprattutto, ha fatto in modo che il palcoscenico del suo teatro fosse più vasto delle semplici sale, per quanto memorabili in molti casi, che hanno ospitato il suo lavoro

Nato nel 1926 in provincia di Varese, Fo ha vissuto la Seconda Guerra mondiale dalla prospettiva della Repubblica di Salò, episodio che ha poi scatenato polemiche quando è stato reso noto.

Studente dell’Accademia di Brera, nel 1954 ha spostato Franca Rame, con cui hai fondato la loro compagnia teatrale, che si è esibita in luoghi eterodossi e ha fustigato, utilizzando lo strumento della satira e della farsa il cosiddetto «teatro borghese».

La grande stagione del suo lavoro ha preso il via con la fine degli anni Sessanta: è infatti messo in scena per la prima volta nel 1969 «Mistero buffo», opera ispirata agli episodi biblici nella quale il solo Fo sulla scena ha recitato diversi monologhi, a tratti esilaranti, anche sulla vita di Gesù, «il Palestina». Il tono, la lingua - in molti casi vernacolare lombarda - la presenza corporea dell’attore-autore sulla scena, la mimica facciale: la cifra artistica di Fo si era presentata al suo meglio, tanto che «Mistero buffo», a tutti gli effetti una «giullarata popolare» che rinnova il teatro di narrazione, resta per molti il capolavoro del commediografo. Del 1970 è invece «Morte accidentale di un anarchico», opera politica, seppur sempre farsesca, ispirata al caso di Giuseppe Pinelli e del commissario Calabresi. Il testo di Fo ipotizzava che l’anarchico fosse stato volontariamente spinto fuori dalla finestra, in seguito alle indagini sulla strage di Piazza Fontana

I lavori di Dario Fo, come era inevitabile che fosse, hanno suscitato spesso forti polemiche, ma nel corso degli anni Settanta, con la pubblicazione delle commedie e con spettacoli in televisione, insieme alla Rame, la fama del drammaturgo si è andata consolidando e la sua inimitabile postura teatrale ha raggiunto un pubblico molto più vasto.

Parallelo alla vicenda culturale di Fo, anche il suo attivismo politico, che negli anni di piombo ha preso la forma del Soccorso Rosso Militante e che ha innescato pure la drammatica vicenda del rapimento e dello stupro di Franca Rame da parte di un gruppo di neofascisti nel 1973. Tra polemiche, processi e visti negati - nel 1980 - per gli Stati Uniti, Dario Fo nel 2006 ha partecipato alle primarie per la candidatura del centrosinistra a sindaco di Milano, ma si è piazzato secondo alle spalle dell’ex prefetto Bruno Ferrante. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la scomparsa di Franca Rame, che lo ha sostenuto con incredibile energia fino alla fine, Fo si è avvicinato al Movimento 5 stelle e Beppe Grillo lo ha proposto come Presidente della Repubblica per il dopo Napolitano, ma lui ha preferito non candidarsi.

Nel solco della vera tradizione dei commedianti e dei giullari di strada, Dario Fo ha vissuto una vita da anticonformista in un Paese spesso benpensante e ha cercato, in ogni circostanza, di occupare e raccontare l’angolazione più scomoda delle vicende socio-politiche e culturali dell’Italia. E oggi che se ne è andato, su Twitter la sua frase più ripubblicata recita così: «La vita è una meravigliosa occasione fugace da acciuffare al volo tuffandosi dentro in allegra libertà».

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