Dopo le premesse di cui si è discusso nella lezione precedente, ecco arrivato il momento di affrontare materialmente tutti i problemi, le difficoltà logistiche e le tecniche che consentono a un esordiente di sedersi al computer e decidere come, perché e che cosa produrre.
Uno scrittore professionista non si porrà mai queste tre domande insieme, ma certo prima o poi ha dovuto razionalizzarle, nel corso della sua carriera. È importante infatti capire sia il motivo per cui si intende avventurarsi nella stesura di un dattiloscritto, sia come si intende realizzarlo. E non si può prescindere dal sapere esattamente che cosa ci si prefigge.
Ma andiamo con ordine.
Il meccanismo che dà il via, nella mente di uno scrittore, al processo creativo, è difficilmente individuabile e descrivibile. Si può trattare di un’impressione, di un sentimento particolarmente forte, dell’emozione vissuta durante un’esperienza, ma anche di calcolo e di pura riflessione; così come potrebbe trattarsi dello spunto nato dalla lettura di un libro, da un dialogo serrato tra due amici a cui si è assistito, alle fruizioni inconsce di cui non siamo consapevoli durante la visione di un film.
Mille motivi per un unico sbocco creativo, nel nostro caso la scrittura, e dunque il riordino sulla carta di una grande mole di impressioni che vanno dalla realtà diretta alla suggestione alla semplice immaginazione.
Naturalmente, questo meccanismo d’innesco alla scrittura trova differenti origini a seconda del genere letterario in cui si decide di esprimersi.
Un racconto di fantascienza, per esempio, nasce nella maggior parte dei casi da un’idea ben precisa, così come un racconto giallo non potrà prescindere da una chiave d’indagine intorno a un delitto. La letteratura mainstream gode di maggiore libertà, in questo senso, e la scintilla può nascere semplicemente da un pensiero in grado di trasudare emozioni abbastanza forti da poterle condividere con altri.
A questo punto, occorre dominare lo stimolo alla scrittura definendo le tracce di massima di quello che si ha intenzione di raccontare. Per esempio, la differenza tra racconto e romanzo sono notevoli, e una poesia, pur usufruendo delle stesse ragioni di stimolo della narrativa, ha bisogno di svilupparsi secondo schemi completamente diversi.
È importante saper distinguere tra le diverse forme di espressione che ci vengono concesse dalla scrittura.
A parte la poesia, che deve misurarsi più con i confini dell’ispirazione che con quelli della tecnica, nella narrativa il mondo editoriale ha stabilito misure ben precise a cui ogni scrittore deve attenersi:
1. Racconto breve (o short story). Massimo 5 cartelle dattiloscritte, a interlinea due, di 30 righe per 65 battute ciascuna, corrispondenti a circa 2000 battute, spazi vuoti compresi.
2. Racconto. Da 5 a 30 cartelle dattiloscritte da 2000 battute ciascuna, spazi vuoti compresi.
3. Racconto lungo. Dalle 30 alle 50 cartelle dattiloscritte da 2000 battute ciascuna, spazi vuoti compresi.
4. Romanzo breve. Dalle 50 alle 150 cartelle dattiloscritte da 2000 battute ciascuna, spazi vuoti compresi.
5. Romanzo. Oltre 150 cartelle dattiloscritte da 2000 battute ciascuna, spazi vuoti compresi.
Idea, ispirazione, scenario e complessità dei personaggi sono elementi utili per stabilire fin dagli esordi che cosa si intende scrivere, e su quali misure cimentarsi. Sono ben pochi gli scrittori (professionisti e non) che iniziano un lavoro senza aver prima determinato, almeno a livello approssimativo, se intendono produrre un racconto, un romanzo breve o un romanzo.
Interessanti, sotto questo profilo, soprattutto per i giovani autori alle prime armi, sono i premi letterari, che impongono misure specifiche ai racconti che pos¬sono partecipare.
Non necessariamente si deve partire dalle short story per arrivare alla dimen¬sione del romanzo, ma certamente la narrativa breve è una valida palestra per poter comprendere le proprie carenze e i propri difetti e correggerli senza dover impie¬gare il tempo che inevitabilmente occorre spendere per la stesura di un romanzo.
Vi sono autori, del resto, che si sono affermati scrivendo esclusivamente opere di una certa lunghezza, forse perché nella loro specifica dimensione trovavano il per¬fetto equilibrio tra stile, talento e tecnica. Jorge Luis Borges era un maestro della narrativa breve e della poesia, e dalla sua penna non è mai scaturito un romanzo dalla struttura complessa e imponente quali quelli di Dostoevskij o di Proust.
Bisogna dunque provare a diversificare la propria produzione, e cercare di ren¬dersi conto di quale sia la strada più consona alle proprie caratteristiche e attitudini letterarie. Dopodiché occorre addentrarsi nei meandri delle svariate tec¬niche di scrittura.
Un racconto, così come un romanzo, ha una sua struttura interna ben definita, uno scheletro attorno a cui vengono plasmate tutte le componenti che creano l’opera completa. Volendo schematizzare, si possono così distinguere le parti che compon¬gono una struttura narrativa.
1. Idea/Spunto
2. Trama
3. Narrazione
4. Stile
5. Punto di vista
6. Ambientazione/Scenario
7. Personaggi
8. Ritmo
A queste componenti base vanno aggiunte alcune particolari tecniche di revi¬sione e l’estrema importanza che rivestono i dialoghi tra i personaggi, in alcuni casi elementi cardine dell’intera opera. Nella prossima puntata entreremo più nel dettaglio in questi elementi della scrittura.
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