200mila clic per il blog “Lodi inside”

Francesco Lanza, classe 1977, informatico e scrittore,

raggiunge picchi di 90mila lettori per un solo post:

«Ho detto no ai banner perchè la satira è libera»

Le pagine del suo blog (www.francescolanza.net, sottotitolo “Volare è potare”) registrano anche 200 mila visitatori unici al mese. E per lui, Francesco Lanza, lodigiano classe 1977, informatico per professione, autore prevalentemente satirico per passione, scrivere è solo un hobby. Per questo ha deciso di dire no ai banner pubblicitari, nonostante abbia raggiunto con un solo post anche picchi di 90mila lettori, perché «la prima regola per la satira è non avere padroni, poveri o ricchi che siano». Di fatto, tra Facebook, Twitter, Google Plus e il suo blog, ha una schiera di lettori abituali e ogni giorno guadagna nuovi contatti, rinunciando alla rincorsa al «battutismo» isterico della rete e pubblicando «solo quando ho qualcosa di interessante e divertente da dire».

E l’interesse suscitato nelle rete non è valso solo al lodigiano la stima di molti e diversi messaggi privati al giorno di ammiratori e curiosi, «a cui rispondo sempre - assicura - perché la differenza tra chi ha successo nella rete e chi è famoso nella vita, è che vip e politici non hanno cura dei propri lettori e poi, come diceva qualcuno, essere famosi su internet è come essere ricchi a Monopoli».

Ma anche un premio arrivato lo scorso anno per il miglior tweet del 2012, all’interno del Macchianera Italia Award. Abituè del world wide web prima ancora che esistesse una rete - naviga dal 1996 e anche prima - , conosce le sue regole e si destreggia tra linguaggi, temi e stili differenti, a seconda del mezzo che utilizza, «perché Facebook e Twitter sono come una sorta di customer care nel rapporto tra autore e lettori, c’è un feedback immediato, e per me Facebook è come una sorta di blocco per gli appunti - spiega Lanza, che ha studiato al liceo Verri, ora è titolare di una società di informatica e, dopo aver vissuto per qualche tempo a Milano, è tornato a Lodi - : nel blog, invece, ci sono articoli più elaborati, quelli per cui mi prendo del tempo». Con alcuni punti fermi: personaggi ricorrenti o situazioni che permettono al meccanismo della comicità di ripetersi.

«Perché la satira ha bisogno di alcune iterazioni - racconta - : per me spesso la comicità surreale è legata ai vizi più biechi degli italiani, di cui parlo spesso attraverso un macellaio tuttofare che diventa anche consulente finanziario anticrisi, o ai contenuti di fantomatiche sceneggiature rifiutate. Con la politica, invece, ci vuole tutt’altra attenzione perché in rete c’è un vero e proprio isterismo legato alle questioni politiche e in particolare a quelle del Movimento 5 stelle». E ne è una prova la finta intervista pubblicata da Lanza ad un ipotetico trolls pagato dalla casta per mettere nei guai il blog di Grillo. «C’erano degli segnali stilistici che permettevano di capire che si trattava di un falso, come i clichè dell’incontro in un bar del centro di Milano, la s di casta che era digitata come quella di dollari - argomenta - , ma ci sono persone che l’hanno presa estremamente sul serio, giornalisti compresi. E quando ho chiarito che si trattava di un’invenzione comica, non tutti mi hanno creduto».Il suo rapporto con la scrittura è iniziato anni fa - dieci anni fa circa ha aperto il primo blog - , ma non ha sempre e solo lavorato con le parole sul web. Anche coautore dello spettacolo antimafia Do ut des con Giulio Cavalli, ha partecipato anche alla fondazione di una casa editrice, la XII, per poi tornare a concentrarsi sul web a partire dal 2010 quando ha iniziato a curare il blog con continuità in quelle che chiama «pause caffè secondo i dettami del gruppo dadaista Gilda 35», collettivo di autori di cui fa parte e con cui compie «immersioni o zingarate all’interno della web-società sfruttandone i meccanismi e ribaltandoli». Perché chi conosce il web, sa bene anche come l’informazione che si diffonde in pochi click, a raggiera, sia facilmente influenzabile. Il suo limite? «Si può essere politicamente scorretti ed eticamente corretti, ma bisogna sapere bene qual è il proprio bersaglio. Altrimenti si rischia di mitragliare a caso».

Rossella Mungiello

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