1 - Gli ingredienti della scrittura

Puntata 1

Partiamo con una domanda difficile: che cosa significa scrivere? La risposta potrebbe essere “tutto”, oppure “niente”, a secondo delle pulsioni di ognuno di noi, ma proviamo ad approfondire il concetto. Secondo lo scrittore e sceneggiatore americano Chris Vogler, autore di una fortunatissima “bibbia” per gli sceneggiatori di Hollywood dal titolo “Il viaggio dell’eroe” (Dino Audino editore), “scrivere è magico. Persino la più semplice azione dello scrivere è soprannaturale, ai confini della telepatia. Pensate: possiamo lasciare alcuni segni astratti e arbitrari su un pezzo di carta in un certo ordine e qualcuno nel mondo, fra mille anni, potrà conoscere i nostri pensieri più intimi. I limiti di spazio e tempo, persino quelli della morte, possono essere superati.”

E Stephen King rincara la dose sul concetto di telepatia: “Lo scrittore, anche a migliaia di chilometri di distanza, dice: “Lì c’è una gabbia con un coniglio dentro” e tutti quelli che leggono voilà!, vedono la gabbia e il coniglio. Che cos’è, questa, se non telepatia?”

Anche Ray Bradbury, che di scrittura se ne intende, afferma: “Nei libri la magia sta in ciò che essi dicono, nel modo in cui hanno cucito le pezze dell’universo per mettere insieme un mantello di cui rivestirci.”

Ma non basta essere dei maghi o aspiranti tali. Bisogna capire per chi si intende diventarlo. Per il pubblico di casa, cioè la propria famiglia, gli amici? O per quello più vasto, che frequenta le librerie e che potrebbe comperare un vostro testo? Se è questo il caso, allora occorre fare un passo in più, e capire che per raggiungere un pubblico non basta essere scrittori, occorre diventare scrittori professionali. Ma cerchiamo di capire meglio che cosa significa.

Il “mestiere” dello scrittore, secondo Luca Canali, scrittore e latinista di rango, è fatto di alcune basi solide, che non si possono ignorare. Sentite cosa sostiene: “Da parte dello scrittore deve essere fatto un onesto esame di coscienza, mediante risposta a due domande. La prima: ho cose da dire, ed estro creativo (quello che Cicerone definiva ingenium)? Se la risposta è negativa, rinunci all’impresa. La seconda: so esprimere in uno stile personale, oltre che corretto, quanto l’estro mi detta? Ciò riguarda la preparazione culturale, stilistica, tecnica, retorica (quel che Cicerone definiva ars). Solo se la risposta sarà positiva in entrambi i casi, lo scrittore potrà cominciare i suoi tentativi di abbordaggio al “sistema editoriale”. Se sarà positiva alla prima domanda e negativa invece alla seconda, occorrerà rinviare, leggere, studiare e sperimentare. E, infine, ritentare.”

Quindi: l’idea (l’ingenium) e lo stile (l’ars). Il tutto, aggiungo io, amalgamato dal cemento della tecnica, e dal vostro personale grado di talento.

In definitiva, scrivere significa saper mutuare talento, stile e tecnica in un prodotto fruibile dal grande pubblico. Sono questi gli ingredienti che, se abilmente mescolati e utilizzati nelle giuste proporzioni, possono portare uno scrittore a calcare il palcosce¬nico del successo. Ma non sempre si tratta di tre discipline (e caratteristiche) che si possono apprendere con l’operosità e l’applicazione, anche se sopra a tutto vige una regola fondamentale, in grado di offrire la giusta opportunità a tutti: leggere. Leggere molto e il più diversificato possibile, in modo da sviluppare un senso critico nei confronti della scrittura, anche la propria. Ma torniamo ai tre ingredienti principali della nostra ricetta e studiamoli con at¬tenzione.

Il talento è una caratteristica peculiare che non può essere acqui¬sita con la pratica, e che si sviluppa per un insieme di fattori difficilmente cataloga¬bili. Non esiste manuale che possa indicare a un apprendista scrittore il grado del suo talento, ma certo ap¬prendere le nozioni base della tecnica e dello stile, unitamente alle abbondanti let¬ture, può essere un valido strumento per spalancare le porte delle proprie capacità letterarie.

Lo stile rappresenta l’espressione del proprio pensiero, la somma delle tecniche di cui un autore dispone e l’angolazione con cui la sua mente e la sua sensibilità in¬quadrano le cose. Avere stile non significa necessariamente scrivere bene, bensì saper esprimere in modo personale e originale esperienze che sono patrimonio comune anche di al¬tri, con un punto di vista non classificabile all’interno di schemi preordinati.

Un bravo scrittore deve avere uno stile personale, ovvero deve sapersi distinguere dal livello comune di espressività, e per fare questo è possibile crescere e arricchirsi at¬traverso una perfetta conoscenza della tecnica della scrittura, che sappia attingere al talento di cui si dispone.

Si arriva dunque alla tecnica, terzo fattore della nostra equazione, che costitui¬sce la calce con cui un autore professionista è in grado di cementare il suo pa¬trimonio stilistico e il grado di talento che lo contraddistingue. Tramite la tecnica è possibile migliorare il proprio stile, ed è possibile anche dare forma al proprio talento, emergendo dall’ordinarietà.

Ecco dunque che si giustifica ampiamente l’esistenza di manuali per la corretta scrittura e di corsi pratici di apprendimento, strumenti specifici per consentire allo scrittore di talento alle prime armi di mettere ordine nel caos della propria espressività e produrre opere di qualità in grado di farsi apprezzare dai lettori e dagli operatori del settore.

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