Un corso di formazione per lucciole

Molti progetti nelle nostre scuole trovano attuazione grazie a privati e soprattutto grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea. Anzi il più delle volte ci viene rinfacciato che proprio la mancanza di attività di inventiva costituisce spesso la condizione ostativa all’approvazione dei nostri progetti in ambito europeo o peggio ancora l’incapacità di sfruttare appieno le tante opportunità offerte dall’Europa così come riescono a fare le scuole degli altri Paesi dell’Unione. La gran parte della formazione degli adulti o dei giovani in cerca di prima occupazione sia in Italia che nei diversi Paesi europei, trova una preziosa opportunità proprio in questo canale. Eppure mai avrei immaginato che in questo percorso potessero trovare un’opportunità formativa anche le donne impegnate nel mestiere più antico del mondo: la prostituzione. Non certo per un discrimine, ma per un più opportuno buon senso formativo oltre che educativo. So bene che non è mai facile parlare di sesso quando si va oltre il dato puramente scientifico, proprio perché e difficile mantenersi su un equilibrato spunto moralistico, mentre è più facile scadere in volgarità. Ma io ci provo, convinto come sono che la notizia resa nota recentemente da alcuni nostri quotidiani, merita di essere socializzata e lasciata alla riflessione di quanti vogliono approfondirla. Non è una provocazione, né una boutade, né credo possa essere classificata come una notizia buttata lì da qualche quotidiano per vendere qualche copia in più. Personalmente stento a crederci, ma dopo quello che ho letto, visto che di mezzo c’è un’opera formativa, ho sentito il dovere di dire la mia. E’ notizia di questi giorni che in Germania, dove la prostituzione è stata legalizzata da un decennio, e precisamente nella città di Bochum, nella Renania Settentrionale, si è aperta una scuola di formazione per prostitute (pardon, oggi si fanno chiamare anche escort), con tanto di direzione affidata a una gentildonna, dove vengono avviati corsi di avviamento professionale alla prostituzione finanziati anche con i fondi sociali europei. Ovviamente stiamo parlando di una scuola particolare, solo femminile, dove una donna interessata alla carriera di “augusta meretrix” impara tecniche di seduzione necessarie a gestire il proprio eros, la propria immagine, le diverse modalità di intrattenimento dei clienti e altro ancora. Un impegnativo corso di formazione, una specie di «scuola guida» che ha come obiettivo principale quello di insegnare a diventare una vera lucciola, regolarmente stipendiata, corretta con i clienti, in regola con le tasse, preparata a ben gestire anche l’aspetto sanitario, e tanto altro ancora (boh?). Per molti potrebbe apparire come una grossa novità ben sfruttata dalla Germania che, come lo spread, precede e batte tutti gli altri Paesi europei. Ma non è proprio così. O meglio, non siamo di fronte a una vera novità. Ho scoperto che qualcosa del genere faceva anche Socrate. Lo racconta Senofonte nei «Memorabili», un’opera che racchiude spunti, appunti, aneddoti su Socrate. Ebbene anche il nostro grande filosofo, a un certo punto della sua vita, si sentì in dovere di dirigere un corso di formazione per “recuperare alla vita” la bella Teodete (una escort di quei tempi), molto conosciuta nell’ambiente, molto apprezzata per le capacità dimostrate sul campo nelle cure del corpo e dello spirito (più del corpo che dello spirito). Anche in questo caso la formazione era diretta a fare di Teodete una donna in grado di rivalutare se stessa in quanto persona ricca di animo oltre che di belle fattezze e di spirito d’iniziativa. Tant’è che ebbe la faccia tosta di rivolgere a Socrate un simpatico invito: «O Socrate, non ti metteresti insieme a me a caccia degli amici?» (leggi clienti). Mi sarebbe piaciuto vedere la faccia del nostro buon filosofo. Per fortuna il maestro, che non amava il superfluo, non sentiva la necessità di arrotondare lo stipendio, né necessitava di capi firmati (anzi vestiva sempre con lo stesso capo in tutte le stagioni), né frequentava l’alta borghesia, lasciò cadere nel vuoto l’ammaliante invito. Avrebbe potuto rispondere come fece in un’altra occasione quando ebbe a dire «perché non ne mettiamo a nudo l’anima e la contempliamo prima del fisico?». Su tutto, però, vale la certezza che il corso gestito da Socrate era gratuito e non venivano impegnate risorse economiche pubbliche, (Atene all’epoca aveva ben altri pensieri che stare dietro alla formazione delle escort), mentre nel nostro caso, il corso organizzato dal Consultorio di Bochum, è finanziato con soldi pubblici dei fondi sociali europei.E visto che non sono utilizzati da altri Paesi per progetti diversi, vengono investiti in un discutibile processo di formazione, anche se la direttrice della contestata iniziativa ci tiene a far sapere che il corso tanto discusso e criticato, punta anche a redimere le donne pronte a lasciare l’umiliante strada intrapresa. Trattasi, dunque, anche di un processo che irrompe eversivamente nella vita di certe donne con la sua mistica redentiva sotto il segno del recupero morale. Sarà così? Mah? Intanto con questi corsi si punta a ingrossare gli eros center sparsi un po’ dovunque in Germania. Ora possiamo parlare di tutto a questo mondo, ma che si vada a finanziare con soldi pubblici un corso per diventare delle ottime lucciole, mi sembra che stiamo rasentando il ridicolo e il drammatico allo stesso tempo. Talvolta capita di fare fatica ad essere inseriti in determinati circuiti progettuali europei per carenza di fondi, quando poi si viene a sapere che tra i progetti, un consultorio tedesco riceve una discreta somma di denaro anche dall’Europa per curare la formazione di «Professioniste del sesso esperte in sessualità, erotismo, intrattenimento e messa in scena» così come viene sponsorizzato il corso, allora vuol dire che siamo al tragicomico. C’è da chiedersi, ma cosa c’entra un processo formativo dai risvolti occupazionali con chi «mette a nudo il fisico»? Cosa c’entra la preparazione professionale delle lucciole volto a ottimizzare il rapporto con i clienti con i fondi sociali europei? Che la prostituzione sia forse da considerare un’opera sociale? Anche questo è un segno dei tempi. Mi sia lecito ricordare Cicerone quando esclamava: «O tempora o mores»!

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