Se ci sarà qualcuno che oggi leggerà questo articolo, ebbene questo qualcuno o è uno dei tanti testimonial della quotidiana routine fatta di giornate che si susseguono una dietro l’altra, o è un sopravvissuto e in quanto tale è da ritenersi fortunato per aver trovato in giro tra le macerie una copia del “Cittadino”. Perché questa breve premessa? Perché oggi 21 dicembre 2012 un’apocalittica catastrofe annunciata dai Maya dovrebbe mettere fine alla vita sulla terra. E invece? E invece dobbiamo aspettare qualche giorno. Ora tanto per tenerci sulle spine, dicono che la data del 21 non è proprio tassativa. Nel linguaggio burocratico si dice così quando una scadenza è ordinatoria e non perentoria. Vale a dire che la scadenza imposta per un atto amministrativo, può slittare di qualche giorno. Questo vuol dire che tutto può accadere anche nei giorni a seguire e comunque entro la vigilia di Natale. Oggi 21 dicembre è venerdì (altra iella) e ciò consente, a chi vuole darsi alla bella vita in questi scampoli di quotidianità, di programmare un week end in una delle ridenti salvifiche località. Sono spuntate come funghi, infatti, credenze dell’ultima ora, che individuano alcune zone del pianeta come territori in grado di garantire la sopravvivenza a chi vuol continuare a vivere «il giorno dopo». E così che è salito agli onori della cronaca il villaggio francese di Bugarach sui Pirenei verso cui si stanno già dirigendo nugoli di turisti convinti di farla franca e di uscire indenni dall’immane catastrofe. Una notorietà che ha messo in agitazione il sindaco di quell’isolato borgo montano, piuttosto seccato da questa marea umana in cerca di sopravvivenza, creando non pochi grattacapi di ordine sociale. Non così la pensa il sindaco di Cisternino, in Puglia, che al contrario del suo collega francese, si rallegra nel veder schizzare alle stelle le prenotazioni presso gli hotel sparsi per i paesi che si affacciano sulla ridente valle d’Itria con i suoi stupendi trulli. Pare che anche questo lembo della Puglia sarà affrancato dall’apocalittica distruzione, offrendo un sicuro rifugio ai sopravvissuti. Come mai? Non dovete pensare a me che sono pugliese dal cognome santificante, ma semplicemente perché da quelle parti fin dalla fine degli anni settanta si è insediata una comunità indiana al seguito del maestro spirituale Babaji. Evidentemente mentre io in quel periodo salivo dalla Puglia a Lodi come docente precario in cerca di supplenze, Babaji saliva dal’India in Puglia in cerca della terra promessa. Le preghiere dei seguaci di Babaji hanno reso questa terra sacra e immune da ogni evento disastroso (così dicono loro). E non è tutto. Se qualcuno ha difficoltà con la lingua francese, rischiando la dovuta accoglienza a Bugarach, o ritiene troppo lungo il viaggio verso la Puglia per rifugiarsi a Cisternino, allora può ripiegare in Romagna, molto più vicino a noi lodigiani. A Spinello, in provincia di Forlì, infatti, è da anni presente la comunità di Ramtha (l’Illuminato) che vanta la certezza assoluta di vedere l’alba del 22 dicembre senza che nulla distrugga quella zona dell’Appennino Romagnolo. Sarà. Eppure da quelle parti si sono già dati da fare a preparare provviste, a vivere con assoluta serenità eventuali emergenze sociali ed eventualmente ad accogliere stranieri per allargare le fila degli adepti (e te pareva!). Se poi si vuole cercare un posticino tranquillo, più vicino a noi, allora suggerisco di rifugiarsi presso Pradeltorno un paesino di poche anime nella Val Pellice, frazioncina di Angrogna in provincia di Torino. Il perché è presto detto. Dicono che da queste parti sia rimasto custodito, per un certo periodo, il Sacro Graal e questo preserva il borgo da disastri e distruzioni. Fortunati loro! Il sindaco di questa stupenda località montana si è detto disponibile ad accogliere un certo numero di disperati in cerca di salvezza (una ventina) senza pagare dazio. E di questi tempi non è poco. Mi chiedo che fine faranno gli alieni che sono già tra noi come affermato dal premier russo Medveded? Sono arrivati a noi da chissà quale altro mondo che già devono fare i conti con un distruttivo cataclisma. Più iellati di così! Come si può notare siamo di fronte a una psicosi collettiva che può avere un suo significato razionale. È come dire che quando uno si sente in pericolo, cerca rifugio là dove il pericolo non arriva. Di diverso tenore sono i singoli personaggi che preferiscono altre soluzioni. C’è, infatti, chi preferisce darsi agli amorosi sensi prima dell’impatto e a questo ci ha pensato un’associazione di catastrofisti, una specie di «ensemble privè» che assicura gioia e letizia agli associati (sensuali). C’è chi preferisce dedicarsi alla cucina, aderendo al gruppo dei culinari pronti ad abbuffarsi con un menù apocalittico (buongustai). C’è chi suggerisce di affidarsi alla sorte benigna e allora ha messo in vendita i cornetti rossi scaccia catastrofe a prezzi modici (soliti affaristi). Originale l’iniziativa di un tour operator turco che ha messo in vendita biglietti per andare in Paradiso o all’Inferno a prezzi stracciati (sic!). E nel mondo della scuola? Personalmente ho aspettato tanto i lavori di rifacimento del tetto dell’Istituto e ora che sono stati programmati per questa primavera me li vedo sfumare dalla catastrofe. Una sfortuna. E gli studenti? Sono tutti incavolati. E come dar loro torto? La catastrofica fine del mondo prevista per oggi 21 dicembre non consentirà, infatti, di fare le vacanze di Natale. Se volessi andare oltre l’ironia e dare un alone di serietà alla questione, dovrei dire che da sempre l’uomo aspetta la fine del mondo forse perché probabilmente sa che la sua natura corruttibile può condurlo a scoprire la fine della moralità. Per il filosofo Michael Foessel l’Apocalisse «non è altro che la fine del nostro mondo dove il catastrofismo trionfa sul progressismo». Allora se è così le apocalissi le stiamo già vivendo, visto che la società di oggi ci mette continuamente di fronte alle numerose minacce che accompagnano gli uomini: disoccupazione, violenze, perdita del senso religioso, egemonia del denaro, distruzione ambientale, perdita del significato del valore della vita. E potrei continuare. Ma mi fermo qui e rifletto. Venerdì prossimo avrò la possibilità di pubblicare il mio articolo settimanale?
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