All’inizio degli anni settanta, quando il nostro Paese si apprestava a vivevere la tristissima stagione degli attentati, inaugurata con la strage di Piazza Fontana, uscì nelle sale cinematografiche delle principali città italiane un film scritto, diretto, sceneggiato ed interpretato da Alberto Sordi, il cui titolo, scelto dallo stesso autore, recitava: “Finchè c’è guerra c’è speranza” Le musiche, di Piero Piccioni, che accompagnavano magistralmente le immagini, avevano come tema centrale, “ O rugido do leao” che sarebbe in seguito diventato celebre perchè scelto come sigla di apertura della fortunata serie televisiva “Storia di un Italiano”.Il grande Albertone nazionale raccontava con sequenze esilaranti, ma anche crudamente drammatiche le vicende di un rappresentante di commercio che pur di assicurare il visone alla moglie e agiatezze principesche ai propri viziatissimi rampolli, abbandonava l’innocuo settore dei componenti idraulici, per dedicarsi alla molto più remunerativa vendita degli armamenti.Con un catalogo illustrativo ricco di immagini, che includeva fucili, mitragliette, lancia-razzi, autoblindo, carriarmati e munizioni di qualsiasi calibro, Pietro Chiocca, il protagonista, visitava tutta l’Africa dall’Oceano Indiano all’Atlantico, per incontrare presidenti, generali, ribelli e capi-tribù cui illustrava le“meraviglie” delle merci proposte, anche con l’aiuto di dimostrazioni pratiche eseguite alla presenza degli interessati e delle rispettive, plaudenti consorti. La consueta frase che accompagnava i titoli di coda (“qualsiasi riferimento a persone realmente esistenti o fatti realmente accaduti è puramente casuale”) appare oggi sinistramente inadeguata, poiché a quarant’anni di distanza gli odierni Chiocca si sono moltiplicati a dismisura, sono maledettamente veri, non partoriti dalla fantasia di un cineasta, e percorrono il mondo in lungo e in largo per collocare “containers” stracolmi di micidiali strumenti di sterminio e distruzione.All’indomani del massacro al Bataclan i governanti si sono riuniti e hanno annunciato lo stanziamento di risorse straordinarie per aumentare la sicurezza negli stadi, nei teatri, nei musei, nelle piazze. I rispettivi ministri degli interni si sono esibiti in dichiarazioni sulla perizia e sulla cresciuta efficacia dei servizi di “intelligence”, ma il comune cittadino, senza ricorrere a elaborazione speculative di livello eccelso, non può evitare di porsi la domanda sul perchè tali mezzi, dotati delle più sofisticate tecniche investigative, non possono e non debbono tornare utili per scoprire, perseguire, processare, condannare i trafficanti di armi. Se gli 007 francesi, italiani o americani sono capaci di stanare terroristi nascosti in un appartamento di Parigi, Milano o New York, dovrebbero, più facilmente che una mano di briscola, essere abili a smascherare questi lestofanti che operano in tutta tranquillità, alla luce del sole. Nel tentativo di dare risposta a tale elementare quesito si scopre la desolante realtà che pervade questo nostro moderno mondo globalizzato.Per Hollande, Obama, Cameron, Putin e satelliti è molto più semplice e conveniente diramare, l’ordine di costosissimi raid aerei sulla Siria piuttosto che presentare in parlamento disegno di legge, poco gradito dalle lobbies del potere economico, contro la vendita clandestina (?) di cingolati e bazooka. Ancor prima dei luridi guadagni dei piazzisiti, ci sono in gioco valanghe di dollari il cui ammontare regge il confronto con il business petrolifero. Alla domanda di Franco di Mare, conduttore del programma televisivo di prima mattinata, sul come procurarsi due otre kalashnicov, un informato giornalista itinerante ha replicato che c’è solo l’imbarazzo della scelta. Manca solo la promozione on line con carta di credito. A fronte di simili, avvilenti considerazioni, i discorsi ufficiali per commemorare i cento ragazzi trucidati mentre si accingevavno a gustare un concerto rock, possono perfino apparire ipocriti.Nel frattempo il portentoso strumento di Internet pone chiunque lo volesse nelle condizione di confenzionare, con pochi spiccioli, una perfetta cintura da kamikaze.Basta recarsi da un ferramenta ed acquistare qualche chilo di bulloncini e una damigianetta di acetone. Poi, per non dare nell’occhio, presso un grossista di prodotti chimici, comprare gli altri ingredienti, ovvero un bottiglionedi acqua ossigenata a 130 volumi, un flacone di acido solforico concentrato e un sacchetto di bicarbonato di sodio. Con questo semplice reagentario, recuperando in cucina una capace inzalatiera di vetro o ceramica, i cubetti di ghiaccio del freezer e l’attrezzatura da piccolo chimico, si potrà disporre in nottata di un congruo mucchietto di candidi cristallini che, mescolati ai bulloni e incartucciati in un cilindro di stoffa robusta con le misure del giro vita, possono esser fatti esplodere in qualsiasi momento mediante il segnale del cellulare.Per sdrammatizzare, appare opportuna una raccomandazione al fantasioso ragazzino che volesse far bella figura con gli amici la notte di capodanno: non provarci; il trimero del perossido di acetone esplode per urto ancor più facilmente della nitroglicerina.
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