Studenti, gli ultimi cento giorni

Questa volta non c’entra il mondo anglosassone. Questa volta una particolare tradizione tutta nostra, alquanto sentita tra gli studenti, si va imponendo come una sorta di verità naturale mediate diverse variabili comportamentali fino a suscitare l’attenzione anche dei più distratti. E vengo al dunque. Ero convinto che San Giuseppe da Copertino, oltre che il Santo protettore degli studenti, fosse anche quello dei maturandi e invece devo rivedere le mie conoscenze in quanto a fonti agiografiche e cercare di capire un nuovo fenomeno di massa piuttosto diffuso tra gli studenti. Si tratta del «countdown» ovvero degli ultimi cento giorni che eparano gli studenti delle classi quinte dal giorno degli esami di maturità. E cosa ti fanno questi ragazzi? Pregano San Gabriele dell’Addolorata un Santo mortogiornigiovane, divenuto protettore dei giovani che sperano tanto nei suoi miracoli impensabili quasi a sfidare Santa Rita da Cascia la Santa dei miracoli impossibili. Ad essere precisi più che pregare molti giovani all’avvio del conto alla rovescia degli ultimi cento giorni dalla maturità, che quest’anno capita il 14 marzo (oggi appunto), si recano a Teramo, in Abruzzo, presso il santuario di San Gabriele dell’Addolorata per il rito della benedizione delle penne e dei vocabolari. E’ un rito che si ripete da diverso tempo, ma che ha raggiunto una certa notorietà soprattutto in questi ultimi anni da quando la richiesta di un miracolo da parte dei maturandi (anche quelli che non si avvalgono dell’insegnamento della Religione Cattolica?) si fa sempre più pressante. In poche parole a Teramo al termine della santa messa arriva il momento tanto atteso dai giovani che innalzano in direzione del Santo, penne e dizionari con un unico desiderio che credo si possa racchiudere in una piccola frase: «San Gabriele mandamela buona». Per fortuna si tratta di penne e dizionari e non di «pizzini» altrimenti chissà quanti cattivi pensieri avrei fatto. Simpaticamente c’è chi porta a benedire l’amico di banco chiamato a compiti di salmerie, ovvero a passare le copie per chi è in difficoltà. In sostanza si affidano al giovane Santo per un miracolo. Quale? Che il commissario d’esame il giorno dell’interrogazione sia, per esempio, un po’ rintronato in modo da non fare domande difficili; che le domande tocchino argomenti su cui ci si sente particolarmente ferrati; che la penna non compia «atti impuri» durante le prove scritte con errori (meglio dire “orrori”) gravi tanto da condizionare negativamente la valutazione. Insomma, come si vede, sono richieste semplici, ma che possono far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. E’ in gioco il diploma. Ecco perché San Gabriele è chiamato a un compito arduo, ma preciso: salvare il salvabile. Agli studenti lodigiani impossibilitati a recarsi a Teramo da San Gabriele dell’Addolorata, suggerirei di ripiegare sul Santuario di Caravaggio e affidare alla Madonna la promessa di immergersi nello studio con una forte determinazione prima che sia troppo tardi. Questa è la parte sacra del «countdown». Ma c’è anche una parte profana molto più sentita perché forse aiuta a far dimenticare il giorno più lungo di là da venire. C’è chi, infatti, preferisce accomiatarsi da San Gabriele con un semplice pensierino della sera e affidarsi alla spensieratezza dell’età che in simili circostanze porta più verso una serata in baldanzosa compagnia tra «sollazzo e riso della novella età dolce famiglia» come ci ricorda Leopardi, che non affidarsi a preci recitate in silenzio. E allora via alle «pizzate» in compagnia dove tra una birra e una risata si preferisce esorcizzare l’avventura di un esame che potrebbe complicarsi fino alla sconfitta sul campo. Ma è meglio non pensarci. Tanto vale darsi a qualche bevuta, magari accompagnata da balli e canti, dimenticando l’ora x ancora lontana, ma che tenta di far capolino senza che qualcuno la ponga come argomento della serata. Ci sono anche le cene offerte ai professori, innaffiate da succulenti libagioni, nella speranza di farli «cantare» e conoscere in anticipo l’orientamento programmato per la valutazione finale. Poi ci sono le tradizioni particolari che cambiano da luogo a luogo. A Pisa, per esempio, i ragazzi celebrano il «countdown», compiendo cento giri intorno alla torre pendente; a Palermo sono più masochisti perché i giovani maturandi salgono in ginocchio cento gradini (personalmente a costoro per pietà darei un 60); in alcune località di mare come a Viareggio, invece, c’è «il rito dell’onda» i ragazzi tracciano sulla sabbia i voti che sperano di ottenere fino a quando le onde non fanno la loro parte. Più tempo resistono le tracce alle onde e più si allontana la speranza che l’esame vada a buon fine. Una specie di legge di contrappasso dantesca. Poi ci sono certe iniziative che personalmente ritengo da «lettino psichiatrico» come quella di abbracciare cento persone, o saltellare con una sola gamba per cento giri attorno alla piazza principale del paese o quella di ripetere per cento volte uno stesso comportamento. Poveracci. Che almeno ripetessero cento volte gli argomenti da preparare agli esami, questo sì che rafforzerebbe la convinzione di puntare a un buon esito finale. Ultimamente stanno guadagnando terreno le gite fuori porta fatte in gruppo, scroccando soldi ai genitori. Alcuni siti studenteschi si prestano a dare suggerimenti su come organizzare in modo più cool la serata tra pub e discoteche senza sprecare così un’occasione che da pensierosa e stressante, diventa allegra e animata da spensieratezza. Come si vede tutto si mescola tra tradizione e superstizione, tra sacro e profano, tra pellegrinaggi presso santuari e peregrinazioni nei pub o nelle pizzerie. Questo «countdown» non mi convince affatto. Ho la sensazione che venga più che altro vissuto come una giornata vacanziera che non ha nulla di tradizionalmente serio. E’ una giornata festaiola che da parte dei maturandi si vuol far passare come evento della meglio gioventù. Per certi aspetti mi ricordano le «Adonie» ovvero le feste primaverili che i giovani ateniesi di tremila anni or sono tenevano in onore di Adone per celebrare la bellezza giovanile. I nostri giovani maturandi, invece, festeggiano in bellezza.

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