Solo sbuffi di fuliggine negli occhi

C’è un tragico, realistico incubo che da qualche settimana continua ad occupare insistentemente i miei pensieri, e che continua, via via, ad assumere caratteri di crescente gravità. Vedo un grande caseggiato in preda ad un incendio notturno, aggressivo e ben alimentato. Tutt’intorno sagome di minuscoli individui si agitano e si rincorrono, alcuni a cavallo, altri a piedi, urtandosi e scambiandosi contumelie, versando per terra la poca acqua che portano in contenitori dalle dimensioni dei ditali. Nessuno di loro, tuttavia, si avvicina alla base del fuoco. Alcuni di questi apparenti soccorritori hanno qualche secchio in mano che, incredibilmente vanno a sversare nel proprio orticello, trascurando le fiamme che stanno ormai divorando l’edificio. All’improvviso, ma prevedibilmente, arriva una nuova folata di vento caldissimo e le lingue giallastre s’inerpicano ancora più alte e guizzanti verso il cielo di funerea antracite. All’impennata peggiorativa del disastro, già in larga misura consumato, gli omini continuano a rispondere dimenandosi senza alcun costrutto, raddoppiando lo scambio di insulti, accusandosi vicendevolmente di aver provocato l’evento, assistendo, di fatto inermi ed incapaci, alla devastante combustione. Non ho dubbi che il paziente lettore abbia facilmente associato la rappresentazione metaforica sovra espressa alla critica situazione che sta stringendo d’assedio l’Italia e gli italiani, identificando l’ultimo soffio sciroccale con la spietata sentenza di Standard e Poor’s. Proviamo innanzi tutto a dare qualche plausibile spiegazione su questa micidiale randellata che, ripetutamente annunciata, ora, implacabilmente, ci tramortisce. C’è chi avverte nel pronunciamento dell’agenzia, divenuta famosa dopo il recente declassamento degli Stati Uniti, un ingiustificato attacco al governo ed ai suoi sostenitori. C’è, per contro, chi pregustando l’auspicata vittoria raccattata sulle fumanti ceneri di questo martoriato Paese, lo ritiene una sorta di colpo di grazia ed intona nient’altro che il melenso ritornello della “discontinuità”.Può darsi che nelle argomentazioni degli uni e degli altri, ci siano frammenti veritieri. Ciò che rattrista e deprime è che né gli uni, né gli altri sembra percepiscano il soffocante fetore di bruciato cadaverico aleggiante sull’intera Nazione. Se Standard e Poor’s ha ridotto il grado di affidabilità dell’Italia, un motivo reale ci deve pur essere al di là delle simpatie e delle antipatie “ a gauche o a droit”. A poco o nulla valgono, in merito, le formali dichiarazioni di questo o quel funzionario del parlamento europeo circa l’adeguatezza della manovra ripianante i conti pubblici. Perchè i nostri rappresentanti (a dirla francamente non mi sento più rappresentato da nessuno salvo che da un ultraottantenne che temporaneamente abita al Quirinale) non ci dicono che i cinquantaquattro miliardi di euro, faticosamente raccattati scontentando tutti, non sono nemmeno sufficienti a pagare gli interessi del debito accumulato? Perchè una volta e per tutte, sotto la direzione di un unico, competente direttore, non si mettono a cantare, sia pure in polifonia, il “kirje eleison” per un ormai probabile default? Vogliono, lor signori, attendere di raggiungere e superare la situazione greca? Ritengono sia utile far salire ulteriormente il divario con i poliennali teutonici oltre il 20%? E’ infantile aggrapparsi al momentaneo guadagno di due punti a Piazza Affari o di dieci lunghezze del sullodato “spread”, quando il giorno prima se ne è perso il triplo. Qualsiasi persona, minimamente dotata di buon senso, coglie con chiarezza la drammaticità di ciò che, sotto i propri occhi, si sta verificando e comprende, senza equivoci che è già arrivato il momento delle scelte coraggiose, se non estreme, certamente impopolari, inevitabili, ma realmente efficaci, nel titanico tentativo di rimettere la barra al centro.I tentennamenti, le tergiversazioni, gli sbuffi di fuliggine contro gli occhi dei cittadini, mirati esclusivamente a sterili scopi elettoralistici, ci stanno portando verso il baratro. Vogliamo proprio andare a caderci dentro con la segreta, insipida speranza, dai nostri politici coltivata, che dalla frana riemergano le solite facce che per quarant’anni, affondando le loro voraci mandibole sulla polpa sulle cartilagini fino alle ossa, hanno provocato questa ignominiosa “debacle”?Vogliamo, invece, ridare significato a certi valori stoltamente abbandonati e qualche speranza ai nostri giovani, partendo magari da una recente frase del Cardinale Bagnasco che tacciava quest’odierna società come stracolma di menzogne dove chi immeritatamente e solamente conta è colui che detiene potere e danaro?E comunque, se è vero che ogn’uno ha quel che si merita, provi, me per primo, a recitare il “mea culpa”.

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