Cominciamo col dire che alla base c’è un atto di buona volontà da parte di tutti. Poi, certo, c’è la sorpresa, che in poche settimane ha fatto il giro d’Italia, di vedere anche da noi uno stadio liberato da barriere e transenne, muri e fossati, così come già avviene in molti stadi inglesi e di altri Paesi che vogliono dirsi civili, che combattono la violenza e il razzismo anche così. Da noi, la società che ha avviato questa rivoluzione è in quarta serie: il Castel Rigone, comune umbro di poco più di 400 anime, fa infatti parte della Seconda Divisione girone B e naviga già nei bassifondi della classifica. Ma oggi non ci interessano i risultati di gioco, bensì quello che accade attorno al campo. Dall’esordio in campionato, con la gara contro il Martina, è avvenuto un piccolo grande miracolo: nessun vincolo come avveniva in passato quando gli spettatori quasi si confondevano con le panchine e le riserve a bordo campo.Al posto delle barriere siepi e fiori, con un ristorante vista-campo e le panchine ancora in legno stile vecchio Filadelfia (la casa del Grande Torino oggi in rovina): non a caso il San Bartolomeo (così si chiama l’impianto) l’hanno già ribattezzato lo “stadio-giardino” o “un Giardino per il calcio”. E siccome le cose non accadono mai per caso, patron della società è quel Brunello Cucinelli, re del cashmere e figlio prediletto di Castel Rigone, che quando sbarcò in Borsa con la sua società omonima, aveva deciso di condividere gli utili con i propri dipendenti, donando lo scorso Natale 5 milioni da dividere tra tutte le maestranze.Lo stilista in 15 anni ha portato la squadra di calcio del suo paese dalla Terza Categoria alla Lega Pro, ma non gli bastavano le performance sportive, voleva lasciare un segno di civiltà. Voleva che i bambini tornassero al campo, che le famiglie potessero ridere e scherzare prima della partita, come fanno al cinema o durante una festa in piazza. Ma ai bordi dei campetti della domenica mattina spesso si vedono i genitori che spronano i figlioletti a “picchiare” il piccolo avversario, insultando senza tregua l’arbitro di turno e innescando risse vergognose con altri papà. Invece al campo perugino si predica il rispetto per le giacchette nere, così come per le squadre e i tifosi ospiti. Una collettiva assunzione di responsabilità, che isola chi avesse cattive intenzioni, che fa maturare un intero popolo.Cucinelli non si è fermato qui: ha subito chiesto alla Lega Pro una deroga per giocare il sabato, “perché la domenica è fatta per stare con le famiglie”, ai suoi giocatori ha consegnato un piccolo vademecum in cui chiede espressamente di bandire le simulazioni e non lasciarsi andare ad esultanze eccessive. Sarà replicabile su grande scala un esempio del genere? Difficile dirlo: intanto però qualcuno doveva pur cominciare.
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