Il maggior problema che assilla gli studenti al rientro dalle vacanze è in genere come fare a riprendere il giusto ritmo di studio dopo un lungo periodo di riposo. Abbondano consigli sui siti studenteschi, non mancano commenti e critiche sui diversi blog, come pure si sprecano le tante imprecazioni contro quel tal professore o la tal professoressa rei di eccessiva severità nell’assegnare compiti durante le vacanze. E’ pur vero che per tanti studenti forse comincia ora il vero periodo di studio dopo le occupazioni o le autogestioni autunnali che hanno condizionato tantissimo l’impegno, il ritmo nonché lo stesso rendimento scolastico. Ma ora non si può più perdere tempo. E’ ora di mettersi a capo chino sui libri. Incalza il primo quadrimestre e sulle pagelle gli insegnanti devono pur mettere i voti. E questi non possono comparire né per magia né per grazia ricevuta. Esercitazioni, interrogazioni, verifiche sono le principali occupazioni. Per tanti ragazzi, quindi, la ripresa è una vera fatica. In pochi minuti si può ribaltare un risultato e con esso una valutazione. Per certi versi può essere persino una sventura. A loro va una perla di Biante, uno dei Sette Saggi di Atene, che esorta «a sopportare con dignità la sventura». Inizia la corsa contro il tempo e le vacanze appena concluse non aiutano i ragazzi più di tanto. Il ritmo si acquisisce man mano che passano i giorni, ma il tempo che separa la ripresa delle lezioni, dalla scadenza quadrimestrale è piuttosto limitato. Il primo quadrimestre è dietro l’angolo. Non dà pace. Stressa e assilla. Nemmeno Sant’Agostino con la sua celebre formulazione del tempo sentito come distensio animi (distensione dell’animo) riesce a lenire l’ansia che sfibra. Si ripropone l’eterno problema che molti studenti continuano con insistenza a sollevare. Se sono vacanze perché ingombrarle con i compiti? Perché condizionare ragazzi e famiglie a rivedere tempi e programmi pur di trovare il tempo necessario a garantire l’assolvimento degli impegni scolastici? Un bel dilemma che non smette mai di seminare zizzania tra scuola e famiglia, con un conseguente duro confronto tra professori e studenti. I primi impegnati a far capire che le vacanze sono anche un’opportunità di recupero per chi ha delle difficoltà, i secondi che si affannano ad affermare il principio secondo cui una vacanza, breve o lunga che sia, va vissuta come un periodo di distacco dalla quotidiana routine scolastica. Personalmente sono dell’avviso che le vacanze natalizie, così come ogni periodo di interruzione didattica, rappresentano un problema in fatto di recupero del ritmo di studio perduto. Tuttavia è sufficiente qualche piccolo accorgimento per non trovarsi in seria difficoltà quando si ritorna sui banchi di scuola. Una strategia potrebbe essere, ad esempio, non smettere del tutto di studiare. Se lo studio è una forma di allenamento, un’esperienza che può dare determinate soddisfazioni, allora è sufficiente dedicare quotidianamente un sia pur limitato tempo della giornata a pillole di approfondimento, di lettura o di esercitazioni in modo da non creare un vuoto assoluto tra il periodo di vacanza e la ripresa delle lezioni. Un tal sistema potrebbe rivelarsi efficace nel riacciuffare, sia pure con qualche singhiozzo, il giusto ritmo per far fronte, senza scoprirsi già affaticati, a importanti scadenze. Quindi dare dei compiti durante il periodo della pausa natalizia non mi sembra una cattiva idea con l’accortezza, tuttavia, rivolta ai docenti, di non esagerare. A studenti e famiglie, invece, mi permetto di ricordare che avvallare la tesi secondo cui per lo studio è sufficiente risvegliare l’interesse qualche giorno prima della ripresa delle lezioni, è assolutamente sbagliato. Anzi oserei dire è da irresponsabili, poiché si inculca nei ragazzi il concetto che nella vita le scelte importanti possono essere affrontate con relativa leggerezza, senza preoccuparsi più di tanto delle conseguenze che tale comportamento può originare, salvo poi imprecare su chi è chiamato a valutare. Mentre è bene ricordare che dedicare una piccola parte giornaliera ai diversi impegni tra cui quelli richiesti dallo studio, comporta una migliore gestione del tempo a disposizione. E’ un modo come un altro per insegnare ai ragazzi a meglio gestire la giornata, lo studio, le relazioni, il tempo libero. E’ un modo come un altro per sentirsi responsabili per quello che si fa e per quello che è disposti a fare con gli altri. In ultima analisi si cresce e questo proprio in un periodo della vita che porta con sé grandi cambiamenti. E’ importante far capire ai ragazzi la percezione del giusto, in modo da evitare che ciò possa apparire occasione di ingiustizia. Subire un torto rappresenta per i ragazzi il massimo delle ingiustizie. Per questo occorrono ottimi maestri di vita. I genitori quando si è bambini, gli insegnanti quando si è più grandi. La buona riuscita di questo insegnamento può aiutare i ragazzi a meglio intendere lo scopo che anima un docente quando assegna i compiti per le vacanze. Ciò aiuterà sicuramente a cambiare una cultura, una mentalità, un modo di vivere lo studio per ritrovare una corretta dimensione circa la gestione della quotidianità. Allora forse nei vari blog studenteschi non leggeremo più frasi del tipo «Non è giusto fare i compiti durante le vacanze» o «Io i compiti non li faccio. Stanno freschi. Farei loro leggere il significato della parola vacanza sul dizionario». Reazioni normali che si hanno quando si è avuto maestri di vita mediocri. Un domani i ragazzi capiranno. Ci sarà pure un motivo se nella memoria di tutti rimane sempre ben presente il ricordo di certi insegnanti dalla reputazione severa, rigorosa, esigente. Nella vita si cambia e non solo fisicamente, ma anche interiormente. Si cambia dentro di sé allo stesso modo come si cambia fuori di sé. Si matura come persone a tal punto da dare un senso anche ai periodi di vacatio mentis. Non dobbiamo stancarci di ricordare ai ragazzi il valore in sé dello studio e ai genitori di fare attenzione a non spegnerli dentro. Non si rincorrono solo i voti.
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