Quale provincia quale Lodigiano quale futuro

Caro Direttore, nel Suo articolo, “I sindaci tirino le redini”, pubblicato lo scorso 2 novembre, Lei auspicava un ritorno al dialogo fra tutti i Sindaci del Lodigiano, fuori da sterili contrapposizioni, per gestire la fase di transizione che ci porterà alla “nuova Provincia”, prevista dal Disegno di legge 1542. “I sindaci tirino le redini”, quindi, è un invito che condividiamo e che, ne sono certo, vedrà i rappresentanti del territorio riprendere l’iniziativa a cominciare da Lodi, dopo una fase davvero difficile e spesso confusa che ha riguardato gli Enti Locali (spending review, IMU, bilanci di previsione). Come sappiamo il Disegno di legge sulle province, in discussione alla Camera, dopo la bocciatura della Corte Costituzionale della proposta del governo Monti di riduzione e accorpamento delle stesse, dovuta alla mancanza di una modifica costituzionale (che non avrà tempi brevi di approvazione), persegue l’obbiettivo di ridurre i compiti della Provincia (pianificazione urbanistica, territoriale e ambientale; pianificazione dei servizi di trasporto e programmazione della rete scolastica (art. 15). Il nuovo Ente, così previsto, sarà di secondo livello (art.1), non ci saranno più le elezioni ed il Consiglio sarà eletto dai Sindaci ed opererà gratuitamente, mentre vengono previste e sollecitate le Unioni Comunali per la gestione associata dei servizi (art.1 comma 3).Il disegno di legge prevede poi, finalmente, la costituzione delle aree metropolitane in sostituzione delle province nelle grandi città capoluoghi di Regione (Milano, Roma, Napoli ecc.). E’ del tutto evidente che occorre mettersi al lavoro subito e, per tempo, capire anche come portare positivamente avanti funzioni oggi svolte dall’attuale Provincia (un esempio, già citato dal Dr. Maffi: il Sistema bibliotecario), dai rifiuti alla cultura, dall’ambiente alla viabilità, che nella dimensione sovracomunale hanno permesso iniziative importanti per il Lodigiano. Non si tratta, naturalmente, di far entrare “dalla finestra”, ciò che è uscito “dalla porta”, ma di non rinunciare a quella visione di “vasta area” e di programmazione e gestione che ritengo più efficiente ed economica a partire dalla nostra specificità di piccoli comuni.Non solo, io credo che i Sindaci, nel lavoro comune che Lei auspicava, debbano cogliere questa fase per migliorare la qualità e l’efficienza della pubblica amministrazione con innovazioni che semplifichino procedure, riducano i tempi di attesa per i servizi, producano collaborazioni fra enti con sperimentazioni coraggiose nell’interesse dei cittadini, ma anche dei lavoratori della pubblica amministrazione e dei loro diritti, per non eludere una diffidenza ed un malessere che si fanno sempre più grandi e che ha bisogno di risposte.Voglio ricordare che alcune di queste considerazioni le abbiamo già svolte in un documento pubblico col Forum degli amministratori del PD, chiedendo di sperimentare la riforma nel Lodigiano, ma non è questo il punto, ciò che ora è importante è che occorrono fatti e iniziative, e in tal senso esorto i Sindaci e le forze politiche e sociali a pronunciarsi in merito.P.S.: colgo l’occasione per ringraziare il Sig. Gianni Contardi che nei giorni scorsi ha rivolto domande al PD e a Lorenzo Guerini su questo tema. Non è mia intenzione interpretare l’altrui pensiero, ma penso proprio che quella che ho esposto sia la posizione dell’intero PD. E quando qualcuno dice “via le Province”, credo si riferisca al Disegno di legge Delrio, che avvia questo processo nei termini che ho indicato. Naturalmente penso che il tema della funzionalità e dello snellimento debba riguardare sia le Regioni che i Ministeri, per tornare a investire in servizi, per esempio per quelli contro la povertà.

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