Metà mattina di un giorno feriale. Cercavo una rivista nell’edicola di un centro commerciale e, intanto, contavo le macchinette per il gioco d’azzardo: erano otto e quasi tutte occupate. Osservavo, da lontano, i giocatori : moneta (o gettone, non saprei), pigiatura del pulsante… niente; moneta, pigiatura… niente; moneta, pigiatura…. niente.
Come era bello il biliardino negli oratori! E mi è venuta in mente una signora che ho incontrato per strada a Lodi: mi diceva che il frutto della vendita della casa paterna che aveva ereditato (90.000 euro) era totalmente sparito per il gioco d’azzardo praticato (a sua insaputa) dal marito.
E mi è anche tornata alla mente la discussione che in consiglio comunale si è tenuta sul tema della ludopatia. I dati che ho appreso dai ragazzi più giovani del nostro gruppo consiliare,
mi hanno letteralmente lasciato senza parole. In Provincia di Lodi, la spesa media per il gioco d’azzardo è di 1.147 euro pro capite.
Pro capite vuol dire che vengono considerati tutti gli abitanti delle Provincia, compresi quindi i neonati, i bambini, gli anziani e i disabili ricoverati. E compresi anche tutti coloro che non praticano per nulla il gioco d’azzardo.
Vuol dire che per ogni persona che non gioca, ce ne può essere una che gioca il doppio, cioè 2.294 euro, o, quantomeno, molte che giocano più di 1.147 euro.
E se il numero di chi non gioca è superiore al numero di chi gioca ( e credo proprio che sia così), l’importo medio speso da ogni giocatore sale ancora.
Rimanere senza parole di fronte a queste cifre, è il minimo che ci può capitare.
Una mattina, mentre ero in macchina, ascoltavo “Radio Anch’io”. Parlavano proprio della ludopatia.
E portavano numeri. In Italia coloro che sono a rischio di dipendenza dal gioco sono circa 3 milioni. E coloro che hanno ormai contratto la dipendenza sono circa 1 milione e centomila.
Ormai sono attivi centri di recupero esattamente come per l’alcolismo e la droga.
Ciò che mi fa specie è che lo Stato sia fra coloro che ricavano soldi dal sistema (anche se viene truffato spesso e alla grande). E’ lo stesso Stato che poi deve impiegare fondi per cercare di sanare le questioni sociali e sanitarie che conseguono. Ed è lo stesso Stato che spesso non si cura dei disastri personali e familiari che il gioco d’azzardo comporta.
Mi sembrerebbe il caso che, proprio per ragioni di salute pubblica e di serenità sociale, si decidesse di proibire qualsiasi gioco d’azzardo.
Punto.
Qualsiasi gioco d’azzardo, compreso scommesse, lotto, totocalcio.
Comprendo che questa mia posizione possa sembrare eccessiva: ma ogni tanto farebbe bene poter guardare negli occhi le persone rovinate dal gioco. A me è capitato più volte, al di là dell’esempio che ho fatto all’inizio: ti viene davvero da dire che “a mali estremi, rimedi estremi” e magari anche il totocalcio deve rientrare sotto la scure.
Ma c’è, infine, anche una cosa che mi permetto di suggerire a “Il Cittadino”, al fine di contribuire,con tutti i mezzi possibili, a ridurre il fenomeno negativo del gioco. Ogni volta che si verifica una vincita di rilievo nel lodigiano, il Cittadino esce con un titolo in prima pagina e con lo stesso titolo posto sulle locandine collocate fuori dalle edicole. Anche questo, sia pure in modo indiretto, finisce per essere un incitamento al gioco, pur in una sorta di fraintendimento da parte dei lettori. Ne è prova che i locali ove si è verificata la vincita vedono un aumento delle giocate nei giorni successivi ( contro la logica matematica del calcolo probabilistico).
Il mio suggerimento a Il Cittadino è proprio quello di togliere evidenza alla notizia, pur dando l’informazione, se la si ritiene necessaria, nelle pagine dedicate al luogo ove si è verificata la vincita.
Comprendo che il suggerimento può apparire banale. Ma oggi, e in questa situazione, tutto ciò che serve allo scopo deve essere impiegato.
E un giornale come il nostro, di matrice cattolica, esprimerà ancor meglio la sua ispirazione e la sua intenzione a contribuire ad una vita sociale più umana, più parca, più coesa.
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