Gentile direttore, Le chiedo spazio presso le pagine del suo giornale per poter fare alcune considerazioni dopo che sei Comuni (oltre a Casalpusterlengo) hanno ufficializzato la rescissione del Contratto di erogazione dei servizi Socio-Assistenziali forniti dal Consorzio Lodigiano dei Servizi alla Persona (CLSP) a partire dal prossimo 1° gennaio 2013 (solo Casale dal 1° settembre 2012). Nell’ultimo periodo si è detto e scritto molto e a questo punto, sia per i soci del Consorzio che per l’opinione pubblica, ritengo necessario esprimere la posizione ufficiale dell’Ente di proprietà di tutti Comuni lodigiani (ad oggi lo sono ancora tutti e 62). Non che la cosa non sia già stata affrontata anche direttamente con i Comuni “usciti”, ma penso che sia utile che vengano ripresi i concetti di base dell’essere Soci del Consorzio (CLSP). Inizio con una necessaria contestualizzazione. Ogni singolo Comune, a seguito di decadenza per legge delle deleghe all’ASL, doveva garantire i servizi sociali di base. Se ogni comune si fosse attivato autonomamente, avremmo visto utilizzare gran parte delle risorse disponibili solo per “moltiplicare” le strutture di erogazione. La risposta più organica ed economica è stata la costituzione del Consorzio Lodigiano per i Servizi alla Persona (avvenuto su attivazione di un primo gruppo di 42 amministrazioni comunali già dal 2005).
Negli anni a seguire, si è raggiunta l’adesione di tutte le altre amministrazioni comunali lodigiane con l’aggiunta di San Colombano al Lambro (arrivando a regime a gennaio del 2010).
Il CLSP avendo una struttura singola e centralizzata è in grado di operare, senza costi aggiuntivi, su tutto il territorio; così costituito, il CLSP ha anche alta capacità contrattuale nei confronti dei fornitori di servizi esterni (cooperative, Associazioni, terzo settore in genere), e si pone come interlocutore professionale nei rapporti con gli altri operatori del welfare territoriale (ASL, AO, Tribunale, Regione, lo stesso Terzo settore, ecc.)
Alla base di questa costituzione c’era quindi la volontà di creare un Ente che fosse professionale, economico e dinamico soprattutto nei confronti delle necessità dei vari Comuni “proprietari”.
I Comuni ne sono i proprietari; l’Ente CLSP non è mai stato un Ente “staccato” e autonomo, anzi ha sempre cercato il confronto, la massima partecipazione dei soci, la massima collaborazione con gli enti programmatori dei servizi socio-assistenziali, la disponibilità a rivedere ogni anno l’ impostazione attraverso gruppi di lavoro rappresentativi territorialmente e politicamente ed indicati dall’assemblea dei soci.
In più il CLSP risponde oggi, in base a come era stato ragionato, ad un criterio di solidarietà e territorialità tale da creare un sistema omogeneo di intervento, per evitare diversità di trattamento nei confronti del cittadino che necessita dell’intervento e che è il primo destinatario dell’intervento stesso.
Dal 2005 ad oggi il panorama è cambiato sia dal punto di vista giuridico (attraverso tutte le variazioni legislative in merito), sia dal punto di vista gestionale (nuove necessità di intervento, ottimizzazioni degli stessi, progettualità finalizzata ad individuare la miglior azione si sostegno all’utente, ecc.).
A livello legislativo, inoltre, le interpretazioni giuridiche precedenti potevano creare confusione anche se, essendo il CLSP un Ente esclusivamente di erogazione di servizi, si è sempre ritenuto che non fossimo soggetti a “scioglimenti” o ridistribuzioni dei costi del personale dell’ente sui Comuni soci.
Attualmente il decreto “liberalizzazioni” dell’inizio 2012 ce ne ha dato la certezza. Il nostro è ed è sempre stato un Consorzio di erogazione di servizi e quindi non soggetto ad eventuale scioglimento.
Per adeguarci alle variazioni legislative di questi anni e per rendere più chiara l’identificazione dell’ente, all’ordine del giorno dell’assemblea consortile del 12 luglio c’è proprio un punto relativo alla discussione della proposta di adeguamento dello statuto che darà anche più attribuzioni all’organo assembleare e quindi agli stessi sindaci degli enti soci.
L’azione più dura ed impegnativa è stata però quella di mantenere alta e diffusa la qualità dei servizi in una situazione che ha visto sempre più pesantemente diminuire le risorse, specialmente negli ultimi 4 anni, che lo Stato, la Regione e le leggi di settore, avevano sempre garantito.
La conseguenza è stata che, per mantenere sempre all’altezza l’intervento che nel frattempo vedeva aumentare la domanda, per equilibrare le risorse diminuite, chi doveva integrare i costi erano i Comuni con risorse proprie.
E quindi se oggi i Comuni vedono aumentare la spesa sociale, non è perché sono aumentate le tariffe dei Fornitori, ma perché sono venute a mancare le risorse istituzionali di supporto (FNPS, FRS, Fondo non autosufficienza).
Quello che però non è mai mancato in questi anni è sempre stato il criterio di base ovvero, omogeneità di intervento e di solidarietà.
La ricaduta economica ci ha portato ad iniziare un percorso di rivisitazione delle quote di solidarietà e di riorganizzazione dei servizi e delle conseguenti tariffe. Inizialmente, già dal 2012, si è operato riducendo da 5 a 4,5 euro pro abitante, la quota di solidarietà e altre modifiche in tal senso verranno proposte all’assemblea (che sarà responsabile della decisione) per il 2013.
Inoltre si sono messe in atto alcune azioni di risparmio verso i fornitori di servizi che hanno dimostrato molta collaborazione e spirito di condivisione/coprogettazione (ricordo che più dell’80% del nostro budget serve per pagare i servizi esternalizzati); insomma abbiamo messo in atto quanto l’assemblea dei soci di dicembre 2011 ci aveva indicato.
Ma oltre a ciò stiamo già studiando altre azioni che possano creare anche una più equa solidarietà tenendo conto anche di dati statistici che ormai abbiamo acquisito come storico in questi anni di attività.
Stiamo studiando azioni per ottimizzare i costi dei servizi esterni attivando nuove forme di intervento più specifiche ed adeguate; stiamo valutando attivazioni, dove possibile, di servizi diretti alternativi e più economici.
Il tutto considerando che il costo di struttura del nostro ente è già ora tra i più bassi in assoluto attestandosi al 3,8% del budget.
Tutto questo a dimostrare l’attenzione che abbiamo attuato e che attiveremo in futuro verso ogni richiesta dei Soci, anche attraverso i vari momenti di incontro (incontri diretti, incontri d’ambito, gruppi di lavoro, assemblee, ecc.).
Con questa impostazione è necessario che i soci, ovvero i proprietari del Consorzio, abbiano la possibilità di confrontarsi, di approfondire e di condividere le azioni che si vogliono applicare.
Ritengo sia necessario che ogni Socio debba essere però convinto che le necessità, le idee, le critiche, i confronti, e quant’altro si ritenga utile e necessario, siano messi a disposizione degli altri soci e che, attraverso l’azione dell’assemblea vengano stabilite le azioni che il CdA e l’organizzazione dell’Ente saranno chiamati a porre in atto.
Su queste basi non posso pensare che non ci siano convergenze di intervento, non posso pensare che possa essere messa in dubbio l’efficienza del Consorzio, non posso pensare che un Socio “proprietario” possa valutare di retrocedere da un’azione territoriale omogenea, efficace, condivisa.
Non voglio spingermi in confronti con la nuova entità che nascerà da gennaio 2013, ancora non si sa nulla, ancora non è valutabile.
Con amarezza riscontro che alcuni dei Comuni “uscenti” neanche ci hanno avvisato della loro possibile scelta. Avrei preferito, sia pure per una scelta assolutamente legittima, avessero prima esternato le loro idee, necessità e valutazioni all’interno dell’organo sovrano che organizza il CLSP, ovvero l’assemblea. Cordiali saluti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA