In questi anni di crisi - almeno cinque, ormai - le Previsioni economiche della Commissione di Bruxelles hanno abituato a toni prudenti, a tinte pastello. Alle affermazioni che sembrano segnalare elementi positivi, subito se ne aggiungono altre dal tono interrogativo oppure negativo. Per cui, come accade per il documento previsionale diffuso oggi, si spiega che la ripresa per ora non c’è, ma che dal prossimo anno si evidenzierà (salvo sorprese) una modesta crescita economica. E se il lavoro è stata una delle grandi vittime della recessione, non si potrà contare ancora per tutto il 2014 su un positivo saldo occupazionale. Le riforme in atto negli Stati Ue volte a riequilibrare i conti pubblici tenderanno a frenare la domanda interna, che a sua volta si ripercuoterà sul sistema produttivo e commerciale. Non a caso il commissario finlandese, Olli Rehn, responsabile per gli affari economici e monetari, ha lasciato intendere che è difficile delineare un quadro unitario per l’economia dell’Unione alla luce dei dati disponibili. Fra l’altro “permangono rischi esterni” e “prospettive indebolite” in relazione ai mercati internazionali, il che fa comprendere come non si possa neppure contare troppo sui mercati esteri. Secondo il commissario, il Pil della zona euro nel 2013 si chiuderà con un segno negativo (-0,4%), mentre quello dell’Ue a 28 sarà pari a zero. Si prevede però “una progressiva accelerazione della crescita economica, che nel 2014 dovrebbe essere pari all’1,4% nell’Ue a 28 e all’1,1% nella zona euro, per poi arrivare rispettivamente all’1,9% e all’1,7% nel 2015”. La disoccupazione rimarrà stabile, oltre il 12%, il prossimo anno, per cominciare a calare solo nel 2015: ma le differenze tra i Paesi saranno ancora molto elevate, con oltre 20 punti percentuali di distanza tra Austria e Germania da una parte (disoccupazione al 5,0% circa) e Spagna e Grecia dall’altra. Rehn snocciola dati su dati e parla della recessione che ha raggiunto la Slovenia, del quadro “preoccupante” in Croazia, del peggioramento dei conti pubblici in Italia e Portogallo, dell’“aumento tendenziale della disoccupazione” in Francia. Poi, in positivo, rimarca il miglioramento del quadro in Germania (Pil in aumento, riduzione di disoccupazione, deficit e debito pubblico) e in poche altre nazioni.“Visto che di norma gli sviluppi del mercato del lavoro si manifestano con almeno sei mesi di ritardo rispetto all’evoluzione del prodotto interno lordo, la ripresa dell’attività economica”, a partire dal 2014, “dovrebbe tradursi solo gradualmente nella creazione di posti di lavoro”. È uno dei passaggi più delicati nelle Previsioni economiche d’autunno. Lo stesso Rehn, poi, cambia tono e puntualizza: “Segnali sempre più numerosi indicano che l’economia europea è giunta a una svolta. Il risanamento di bilancio e le riforme strutturali attuati in Europa hanno creato i presupposti per la ripresa, ma è troppo presto per cantare vittoria, perché la disoccupazione rimane a livelli inaccettabilmente elevati”. In tal senso “dobbiamo impegnarci ulteriormente per modernizzare l’economia europea in modo da garantire una crescita e un’occupazione sostenibili”. L’analisi della Commissione prosegue: “Gli squilibri macroeconomici accumulati si stanno riducendo e la crescita dovrebbe acquistare progressivamente velocità, ma l’aggiustamento di bilancio in corso in alcuni Paesi incide tuttora sugli investimenti e sul consumo”. La Commissione insiste ovviamente sul dovere di ridurre il debito dei singoli Stati, i cui interessi pesano sui conti pubblici e gli investimenti. Sotto osservazione anche il deficit annuale, che ha portato alcuni Paesi Ue in procedura di infrazione.Se ci si concentra sull’Italia, le stime della Commissione segnalano un Pil negativo addirittura a -1,8% per l’anno in corso, per poi risalire a +0,7% nel 2014 e a 1,2% nel 2015. I numeri, come ha spiegato lo stesso Rehn, considerano già le anticipazioni della Legge di stabilità. Il rapporto tra deficit e Pil è fissato al 3,0% quest’anno, per poi contrarsi a 2,7% nei prossimi 12 mesi. Ma il commissario aggiunge: “C’è ancora un gran bisogno di consolidamento dei conti in Italia”. Per quanto riguarda il debito pubblico, le Previsioni evidenziano un 133,0% sul Pil per l’anno corrente, che salirà a 134,0% nel 2015 per scendere finalmente, seppur di poco, nel 2015 (133,1%). La disoccupazione, al 12,2% attuale, salirà nel Belpaese a 12,4% l’anno venturo, segnando una piccola inversione di tendenza nel 2015 (12,1%).
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