Matrimonio? C’è una scelta sbagliata

Ha fatto e farà molto discutere la recente sentenza della Corte di Cassazione che riconosce tra l’altro il diritto delle coppie omosessuali alla “vita familiare” e a “vivere liberamente una condizione di coppia”. Più ancora, in un passaggio la Corte afferma che “è stata radicalmente superata la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire naturalistico, della stessa esistenza del matrimonio”.Proprio questa affermazione – l’irrilevanza dell’identità sessuale in ordine al matrimonio – per il presidente dei giuristi cattolici Francesco D’Agostino è la vera novità del pronunciamento della Corte. Un’affermazione alle cui origini il giurista individua non tanto “una nuova consapevolezza del valore del rapporto di coppia omosessuale quanto, piuttosto, una continua e, sembra, inarrestabile perdita di valore dell’essenza del matrimonio in quanto tale”.In effetti, qui sta il nodo. In Italia, certamente – e lo ha ricordato subito, ad esempio Alberto Gambino, ordinario di Diritto civile e direttore del dipartimento di Scienze umane dell’Università europea di Roma – “Codice civile e Costituzione indicano con chiarezza che la diversità di sesso dei coniugi costituisce presupposto indispensabile della famiglia e che solo a tale forma di unione il legislatore riconosce tutela e rilevanza giuridica in quanto si tratta di cellula fondante della nostra società umana, potenzialmente orientata alla finalità procreative”. Fa pensare, tuttavia, il continuo e reiterato tentativo di indebolire l’istituto del matrimonio, come inteso dalla Costituzione, tra uomo e donna. Cosa che va oltre la questione del riconoscimento di diritti delle coppie di fatto, anche omosessuali a “vivere liberamente una condizione di coppia”.Diversi commentatori hanno rubricato l’affermazione della Corte di Cassazione sull’irrilevanza dell’identità sessuale in ordine al matrimonio come una “opinione privata” dei giudici, senza effetti giuridici e che – così ad esempio Rocco Buttiglione – “avrebbero fatto meglio a tenere per sé”. Un’affermazione “apodittica” e non motivata, tutt’altro che scontata. Un’affermazione sul piano dell’opinabile, presa magari invece per oro colato da quanti affermano anche in Italia il superamento della concezione tradizionale del matrimonio.E qui torna la riflessione iniziale di D’Agostino sulla fragilità della concezione del matrimonio: “Quanto più viene interpretato come un’esperienza eticamente e antropologicamente fragile, e priva comunque di un grande spessore sociale, tanto più diventa facile equiparare al matrimonio esperienze di rapporto, come quella omosessuale, che, con il matrimonio autentico hanno ben poco a che fare, ma che possono diventare apparentemente simili al matrimonio quando il matrimonio eterosessuale viene progressivamente svuotato di senso, di valore e di dignità”.Ritrovare senso, valore e dignità del matrimonio: sembra questa, allora, la strada da percorrere. Con una tutela efficace del dettato costituzionale, magari anche con più politiche di reale sostegno all’istituzione matrimoniale e familiare. Questo non mette naturalmente in discussione il rispetto che sempre è dovuto ad ogni persona, alle scelte e agli orientamenti che esprime, ai diritti di cui ciascuno è naturalmente portatore e che hanno ricadute nel corpo sociale.

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