Quando si parla di anniversari, si deve stare molto attenti, perché si corre il rischio di omologare il centenario di una nascita per quanto importante possa essere alla ricorrenza di un evento talmente enorme da non poter essere avvicinato ad altri. L’olocausto e le bombe a fissione sul Giappone, ad esempio. Essi rappresentano due eventi della storia, e come tali rischiano di perdere la tragicità dell’orrore per rientrare nella casistica, nella ricorrenza, nello studio anodino. La storia - soprattutto uno studio scolastico distratto e non partecipato - talvolta allontana l’impatto umano a favore della retorica e della parola, che spesso è opaca, non riesce a comunicare ciò che davvero urge dentro gli abissi umani. È per questo che dovremmo fermarci a riflettere di fronte a due date che si incontrano - e per molti versi si scontrano - oggi, 6 agosto 2012. Perché stamani, alle 7,31 ora italiana, il rover-laboratorio Curiosity si è posato sul fondo del cratere marziano Gale, continuando la serie di missioni sul pianeta rosso iniziata dagli americani con la sonda Mariner IV nel 1965. Il presidente Obama ha usato toni trionfalistici nel suo discorso alla nazione, in cui ha parlato tra l’altro di «supremazia non soltanto sullo spazio ma anche sulla terra» e di invidia da parte del mondo dell’economia americana, il che è sembrato un’entrata fuori tempo, visto che uno degli inizi, se non l’inizio, della grande attuale crisi è stato causato dai famosi subprime della Lehman Brothers.
Ma a parte questa concessione all’ala populista dell’elettorato che dovrà decidere il prossimo presidente Usa, dobbiamo constatare come sia singolare il gioco delle ricorrenze: alle ore 8,15, ora del Pacifico, il 6 agosto di 67 anni fa, il B29 ribattezzato Enola Gay, dal nome della madre del comandante Tibbets, sganciava la prima atomica (tre giorni dopo sarebbe toccato a Nagasaki) sulla città giapponese di Hiroshima. Le prime fonti parlarono di 80.000 morti subito, dopo qualche tempo 91.000, poi si arrivò a 250.000 vittime, anche se il numero esatto non è mai stato reso noto, poiché la virulenza delle radiazioni ha continuato a mietere vittime subito dopo e nel tempo.
Due usi diversi della scienza, che fanno riflettere anche sul domani dell’umanità, perché le giustificazioni sulla necessità di soluzioni finali per creare un mondo migliore hanno fatto più danni che altro. Gli interventisti di sinistra della grande guerra erano convinti che il conflitto avrebbe portato al potere la classe operaia. Stalin era convinto che con il massacro dei proprietari terreni (e di molti piccoli possidenti) si sarebbe creato senza più ostacoli il socialismo sulla terra. Salvo poi pensare che il paradiso terrestre poteva essere realizzato anche prima con l’annullamento degli avversari interni, quelli che gli facevano ombra, additati falsamente ad una opinione pubblica drogata dalla propaganda di regime come nemici della patria venduti al nemico capitalista. L’olocausto avrebbe permesso nella mente dei gerarchi nazisti di creare un mondo senza più contraddizioni e senza più padroni individuali, ad eccezione dello stato perfetto di matrice hegeliana. Non parliamo poi della Cambogia di Pol Pot, che sterminò laureati e intellettuali per non avere più nemici, vale a dire uomini pensanti in giro.
La scienza può essere usata in modo ignobile senza un’etica umana dietro, perché tante piccole tattiche di annullamento del nemico con le moderne armi di distruzione producono alla fine una unica grande strategia di cancellazione dell’uomo, visto come un grumo di materia senza nessun valore. Una cosa di cui sbarazzarsi quando non serve più.
Ci auguriamo che la scienza serva anche al miglioramento della vita dell’uomo, alla cura di chi soffre e dei disabili, al reperimento di fonti di alimentazione di sterminate masse di povera gente che non hanno a tutt’oggi alcun diritto, se non quello di morire di fame, di sete o di persecuzione per cause politiche e religiose.
Curiosity è costata due miliardi e mezzo di dollari e noi non vogliamo discutere su questo, perché la sete di assoluto è parte integrante dell’essere uomo. Si può però rivendicare una più incisiva lotta alla fame e alla sete da parte degli stati più ricchi con lo spostamento di risorse pertinenti la guerra, ricerche obsolete o ormai apertamente pericolose per l’ambiente a favore di chi non solo non ha soldi per le vacanze, ma neanche i diritti fondamentali per vivere: il cibo, l’acqua, la libertà.
Marco Testi
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