Ma la timida ripresa esige una stabilità

Diceva una nota attrice russa, che lavora spesso in Italia: “Noi, come gli italiani, speriamo sempre che le cose si risolvano da sole”. Sui russi non sapremmo dire, ma sulla tendenza degli italiani ad essere così, non c’è nemmeno da discutere. Solo che i miracoli, soprattutto in economia, si costruiscono con lavoro, pazienza e mosse giuste. Ed è questa la strada che sta percorrendo, con molta fatica e anche con qualche passo falso, il governo guidato da Enrico Letta.La Banca d’Italia, dal suo osservatorio che è il migliore nel nostro Paese, afferma che nei prossimi mesi dovrebbe consolidarsi una timida ripresa, che però sarà assai graduale e da puntellare continuamente con giuste scelte. È la stessa opinione dell’esecutivo, che prende atto del ritorno di qualche dato positivo, dopo troppi anni di segni meno e si spinge a dichiarare, con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, l’uscita dalla recessione. Di sicuro, la disoccupazione sta frenando; la produzione è in leggera ripresa. Ci sono situazioni a macchia di leopardo, con aziende in forte crisi e altre che macinano utili. Se, oltre ai numeri più, ritornasse anche un po’ di quella fiducia che da mesi sta congelando i consumi interni, si potrebbe ben dire che la macchina-Italia stia ripartendo.Il governo dal canto suo prosegue nella politica dei piccoli passi, quelli che l’attuale situazione parlamentare appunto consente. Un mattone di qua, un altro di là, e così si cerca di puntellare la ripresa. Che ha nei tassi d’interesse bassissimi il suo punto di forza, e nella feroce stretta creditizia attuata dalle banche il suo tallone d’Achille. Ci sono centinaia di miliardi di crediti deteriorati, nella pancia di quasi tutte le banche italiane. Va da sé che ora si fa credito col contagocce, e solo a chi è più che solvibile.Ma la mancanza di denaro sta mettendo in ginocchio decine di migliaia di imprese. Vanno quindi giudicate con grande favore iniziative intelligenti come quelle del gruppo vicentino di Renzo Rosso e della maison franco-fiorentina Gucci, di concedere credito a tassi bassissimi alle molte aziendine del territorio che lavorano per loro. Gruppi solidi e ben patrimonializzati, che ci mettono le loro larghe spalle per riuscire a far scorrere il fiume dei finanziamenti. I grandi che aiutano i piccoli: iniziativa che si spera conquisti nuovi adepti.Tutto ciò, per fiorire e dare frutti (si attende con interesse l’iniziativa governativa di valorizzare i beni statali e metterne qualcuno in vendita), presuppone una stabilità di governo che è una condizione necessaria per non bloccare nuovamente tutte quelle cose che si sono messe in piedi in questi mesi. Chi gestisce l’aeroporto romano di Fiumicino aveva messo sul tavolo due miliardi di euro per ampliare lo scalo, con tanto lavoro e nuova occupazione. Dopo il solito, lungo iter burocratico, si era arrivati al dunque: un decreto ministeriale per dare il via all’opera. Ma cade il precedente governo, ne sussegue la baraonda che tutti conosciamo, si arriva con fatica a mettere in piedi il nuovo esecutivo... E intanto da cinque mesi si attende quel decreto ministeriale avviluppato alla crisi politica italiana. Sono lussi che non possiamo più permetterci, come il presidente Napolitano ci ricorda ogni giorno pari e pure in quelli dispari. Un’altra crisi politico-istituzionale, e la timida ripresa morirà seduta stante nella culla.

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