Caro Direttore, può essere che la difficile situazione italiana favorisca l’estremizzazione delle posizioni, ma l’impressione che oggi si vive è quella di una sempre maggiore evidenza di coloro che sono capaci di gridare più forte a svantaggio di coloro che cercano di fare senza troppo gridare.E passi per fenomeni più o meno spontanei, tipo quello dei forconi, che pure rischiano pericolose personalizzazioni e strumentalizzazioni; paiono, però, mezzi offerti alle persone per manifestare la loro indignazione, più che produttori di idee concrete e di soluzioni.In realtà, ciò che preoccupa è la posizione di alcuni politici di primo piano, alcuni dei quali pare non tengano conto del loro livello di responsabilità sociale, pur di essere all’avanguardia del movimento di critica aprioristica; e non si fermano di fronte al pensiero che l’eventuale naufragio dello Stato interesserà davvero tutti, a cominciare (guarda caso!) dai più deboli.Viene alla mente la posizione di Grillo, insopportabilmente critico e offensivo verso tutto e verso tutti, quasi avesse la verità in tasca. Tutto ciò che è bene è dalla sua parte e tutto ciò che è male sta nell’altro campo. E la sua parte è proprio la “sua” (di Grillo e di Casaleggio) se ricordiamo le censure e le espulsioni di chi, nel suo stesso movimento, si è trovato ad avere idee autonome e il coraggio di manifestarle.E viene alla mente Salvini, nuovo segretario della Lega, che per recuperare la lenta ma inesorabile perdita di consenso del suo partito, non fa altro che alzare i toni e tornare sulle posizioni più intransigenti e improponibili dell’inizio. Quelle posizioni che poi, arrivati al governo, sono state messe da parte, poiché si scontravano, nel migliore dei casi, con il necessario realismo (o forse con la convenienza?). L’appoggio alle leggi ad personam è una contraddizione del tutto inspiegabile rispetto alle posizioni storiche della Lega; e anche l’appoggio a Berlusconi in occasione della recente votazione sulla sua decadenza da Senatore,può essere spiegato solo dal piegarsi all’implicito ricatto della caduta delle Giunte Regionali di Piemonte, Lombardia e VenetoPer proseguire ancora con Forza Italia ( o Forza Silvio?) partito formatosi sulla scia di una questione assolutamente avulsa dalle rilevanti questioni di carattere politico/economico che riguardano gli Italiani: è stata la ritorsione (uscita dalla maggioranza e formazione di un nuovo partito ) su una decisione ,quella della decadenza di Berlusconi, che neppure doveva essere posta all’attenzione del Senato; bastava ci fosse , da parte di Berlusconi stesso, un po’ di senso civico e di etica personale, da testimoniarsi con l’autonoma decisione di dimettersi spontaneamente (anche in coerenza con sue precise affermazioni, antiche ma innegabili).Così ora Forza Italia si presenta come la paladina delle ragioni degli italiani : dimentica di essere stata la protagonista (sia pure sotto diverso nome) di gran parte delle decisioni degli ultimi anni, quelle che sono certamente corresponsabili di questa critica situazione, compresa la questione della legge elettorale, che, sentendo le dichiarazioni di esponenti di Forza Italia, pare non avere alcuna paternità e non essere stata da loro voluta per convenienza del momento.Tra l’altro, sarebbe bastato che il Senato bocciasse la decadenza di Berlusconi per vedere gli esponenti di questa nuova/vecchia forza politica ancora ben inserita nella attuale maggioranza parlamentare.Ma viene alla mente, e lo dico con amarezza, anche Matteo Renzi, che mi pare stia scavando con grande impegno la fossa per il governo Letta, iniziando in modo un po’ troppo disinvolto il proprio incarico di segretario del PD.Mi pare che esprima la gratuità (detta in senso negativo) di chi sta un po’ dentro e molto fuori e esprime giudizi poco prudenti che, spesso, non tengono conto della complessità dei problemi.L’idea che l’opinione pubblica si è fatta, seguendo le parole di Renzi, è che il Governo Letta non ha combinato nulla.E che Renzi non ha nulla a che fare con Letta e Alfano. Passi per quest’ultimo, che rimane esponente del centro destra, sia pure in una posizione di serietà e di responsabilità realmente encomiabili, ma dire che non si ha nulla a che fare con Letta, intelligente ed importante esponente dello stesso tuo partito, è,da parte di Renzi, un autentico errore.Senza contare che molte cose possono essere dette anche in modo duro; ma vanno dette ai tavoli giusti, quelli del confronto con le altre forze di maggioranza, a pena di apparire come colui che fa corsa a sé e per sé. Può essere che i “tavoli romani” non piacciano a Renzi, ma è lì che vanno giocate, in prima battuta, le partite e stabiliti gli accordi, non sui giornali o alla televisione, a meno che non si intenda portare le maggioranza ad un punto di rottura.Non è sbagliato essere espliciti e determinati, ma con quella prudenza che la complessità della situazione richiede. Diversamente dall’opinione di molti, ritengo che solo in pochi casi le scelte che il Governo deve fare possono essere radicali e immediate; in gran parte dei casi, data la complessità dei problemi e le imprevedibili implicazioni, le modifiche devono essere graduali: l’importante è che siano decisamente orientate, sulla scorta di obiettivi di fondo meditati e condivisi.Solo ad esempio, abbiamo visto cosa ha procurato una decisione immediata e drastica, come quella della legge Fornero , nel campo della riforma pensionistica: basti pensare alla questione degli esodati.In un sistema grande e complesso come è l’amministrazione dello Stato, ove i numeri sono molto grandi (in persone e in risorse economiche), ogni scelta su uno specifico settore, provoca ripercussioni in altri settori ( anche improvvise e impreviste), ripercussioni che devono essere governate a pena di creare altri e nuovi problemi.Trovo in Renzi la determinazione e la fretta dei nuovi, quelli che indicano con sicurezza le decisioni che vanno prese, nella illusoria certezza di riuscire ad imporsi a tutti gli altri. Non è così, ovviamente, poiché in una alleanza (particolarmente come quella “di larghe intese” come l’attuale) è assolutamente necessaria la mediazione, curandosi, questo sì, di far progredire le cose sulla strada dell’oggettivo miglioramento.Ci sono decisioni che vanno prese anche a costo che non siano esattamente quelle che, secondo il nostro indirizzo politico, andrebbero fatte: l’importante è marciare nella direzione giusta, anche accettando di fare passi più corti di quanto si desidererebbe.L’esempio della modifica della legge Bossi- Fini (che personalmente metterei in primo piano, almeno per quanto riguarda la questione dei rifugiati) o quello di una normativa sulle unioni di fatto, per citare due argomenti posti sul tavolo da Renzi, sono argomenti che richiedono univoci indirizzi di carattere politico: sono scelte che possono essere fatte solo con una maggioranza politica coesa e coerente; non con questa maggioranza in cui i temi sono visti sotto angolature molto diverse.Discorso lungo e forse un po’ fuori dalle righe, per manifestare il disagio che provo nel guardare le prime mosse del segretario del partito cui appartengo; approvo la sua voglia di fare proposte, ma approverei ancor di più se le stesse fossero un po’ più meditate, al fine di non bruciarle, e senza rischiare di mettere in difficoltà un Governo che sta tentando, con concreti risultati, di raddrizzare una situazione compromessa al limite della irreversibilità.Ammetto che queste mie critiche possano risalire ad una mia particolare propensione alla prudenza e al costruire in silenzio; e non è detto che questo metodo sia sempre quello giusto.E posso essere, in questa occasione, un po’ inopportuno.Ma certamente non mi sento di tacere il mio attuale disagio: tacere sarebbe per me rinnegare la convinta adesione al Partito Democratico e la condivisione che continuo ad avere nelle sue idee di fondo.
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