Ancora…ancora… e ancora una volta. Quante altre volte? Leggo i giornali, anche quelli che propagandano il loro respingimento, anche quelli che alimentano la “paura dello straniero”. Guardo i telegiornali e mi soffermo sulle immagini che raccontano lo strazio che stanno vivendo migliaia di persone. Vedo la disperazione, le bare allineate, i corpi privi di vita adagiati sulla spiaggia, lo sfinimento di chi si appoggia a qualcuno o a qualche cosa per reggersi in piedi, il sorriso di chi pensa di aver raggiunto la “terra della salvezza”, le braccia tese verso i soccorritori, nella speranza di poterli abbracciare, prima che il barcone invaso dall’acqua si possa inabissare nelle acque del Mare Mediterraneo. Vedo anche mamme e papà che scendono barcollando dalla nave che li ha tratti in salvo. Barcollano perchè stringono fra le braccia i loro bambini ancora piccolissimi e vedo anche le mamme che consegnano ai soccorritori i loro figli quasi a dire: “salvate loro prima di noi”.Quanto dolore si vede in chi fugge dalla fame, dalla violenza, dagli stupri, dalle persecuzioni, dalla guerra e dalla morte certa. Guardo e mi chiedo: “e se io fossi una di loro?”Gli abitanti della terra sono divisi fra chi ha troppo, chi ha e chi non ha nulla. Una suddivisione generata dalla bramosia di quei pochi che, pur di possedere e di arricchirsi oltre ogni limite inimmaginabile, non esitano ad impoverire milioni di persone, fino a ridurli alla fame. L’Africa, ma anche alcune zone dell’America Latina e dell’Asia, sono la dimostrazione più evidente di questa mentalità perversa. La storia ci racconta di interventi più o meno diretti di alcune nazioni nei confronti di altre più povere e ritenute meno evolute, l’obiettivo è di esportare un modello di governo democratico ma in realtà finiscono per colonizzare e per depredare le risorse di cui hanno bisogno, assoggettano al loro potere gli abitanti di quelle terre impoverendo la loro economia e spesso facilitano l’insediamento di dittatori compiacenti e corrotti. Scrittori, giornalisti, operatori sociali e politici coraggiosi ci dicono che, questo comportamento oggi viene esercitato in maniera più sottile e più subdola da parte di ambienti finanziari corrotti, da multinazionali prive di scrupoli e da governi che ancora sognano le “conquiste”, per soddisfare interessi economici che arricchiscono una parte sempre più piccola del mondo e riducono in povertà la parte restante. L’Occidente democratico ed evoluto ha aizzato guerre e conflitti nell’area sud-orientale del mondo ed oggi si ritrova con aspri focolai di guerra alle porte e senza una strategia seria e duratura per fermare in conflitti in essere… L’Europa langue sulle spiagge come il povero Aylan.. È proprio all’interno di questo quadro che si sviluppano le violenze che poi sfociano in guerre sanguinarie, come quelle alle quali oggi ci troviamo di fronte. Abbiamo il dovere anche noi di riflettere sulle domande che alcuni cronisti delle zone di guerra si fanno e per le quali si vorrebbe una risposta. Nei paesi africani e medio orientali in cui si sta combattendo questa terribile guerra non ci sono fabbriche di armi, ma allora da dove arrivano? Sono armi che le nazioni “ avanzate” non usano da decenni, come mai sono finite in mano ai guerriglieri? Ci sono forse gli arsenali pieni che necessitano di essere svuotati per fare posto a quelle più sofisticate? Non sarà che queste guerre vengono alimentate per nascondere affari sporchi, che hanno bisogno di nascondersi dietro operazioni eclatanti? Perché si continua a produrre queste armi che hanno il solo scopo di uccidere uomini, donne e bambini meno fortunati di noi? Chi sono quelli che si arricchiscono con le guerre? E intanto gli abitanti di quei paesi abbandonano tutto e fuggono: non vogliono morire. Cercano la vita per se stessi e per i loro figli… rischiano di subire violenze agghiaccianti, scafisti aguzzini non esitano a marchiare con dei coltelli le loro teste, colpendoli lungo il disperato viaggio carico di speranza con calci, pugni e bastoni… Sopportano perchè pensano ad un futuro migliore rispetto alla morte certa.Chiedo perdono per questo orrore e per questo complice silenzio grida al mondo intero Papa Francesco…Di fronte a questa “umanità ferita” Enzo Bianchi, priore della Comunità Monastica di Bose, in uno dei suoi interventi dice queste parole:” Abbiamo perso il valore della fraternità… Siamo tutti fratelli perché tutti esseri umani e come tali portatori di diritti che sono quelli dell’uomo. Noi invece siamo giunti a considerarli tali solo per i “cittadini”, escludendone gli “stranieri” come se non ne fossero degni. Sì, quando la fraternità viene meno, cresce la paura dello straniero, dello sconosciuto, del diverso….l’accoglienza è una responsabilità umana perché l’altro è uguale a me in dignità e diritti”. Anche se non possiamo accogliere tutti, rimaniamo però aperti alla solidarietà umana che ci spinge a superare i limiti delle nostre comodità e accogliere gli altri per quello che ne siamo capaci. Non costruiamo muri o confini spinati, mai più…. costruiamo invece ponti….., la pace è ancora possibile.
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