Partendo da un fatto tristissimo, un aborto di quattro anni fa – ma “usato” in maniera sconcertante, raccontato in maniera distorta e subito confutata – in questi giorni si è voluto dare molto risalto a una notizia, proposta e riproposta, e che possiamo riassumere così: l’Europa bacchetta l’Italia perché non garantisce il diritto di aborto. La colpa sarebbe dei troppi medici obiettori, che con la loro scelta impediscono l’attuazione della legge 194, quindi impediscono l’esercizio di un diritto (quello di abortire) con conseguente aggravio del lavoro degli altri medici. Lascio immaginare al lettore la soluzione invocata. Anzi, meglio evidenziarla: abolire l’obiezione di coscienza. Questo il vero bersaglio da centrare, e che da tempo è nel mirino di alcune associazioni e lobby abortiste.In verità, queste notizie hanno già meritato diversi commenti che ne smascherano palesemente la non sincerità; ma la malizia sottesa al clamore delle notizie è la stessa che copre di silenzio ogni confutazione o riflessione pur meritevoli. Per questo vale la pena ritornare sul tema.Proviamo quindi ad analizzare i singoli elementi della questione, cominciando dal nocciolo del “problema”, vale a dire il crescente numero dei medici obiettori che impedirebbe, di fatto, l’applicazione della legge, privando le donne del loro diritto di abortire. Vediamo se è vero. La fonte autorevole, arbitro imparziale, non può che essere la Relazione del Ministro della Salute del 13 Settembre 2013, con i dati definitivi del 2011. Lì vi sono i numeri e le considerazioni. Sia permesso aggiungere che, solo per correttezza, citando, useremo il linguaggio asettico, i giri di parole della legge (IGV = Interruzione Volontaria della Gravidanza); tutti sappiamo che si tratta di “aborto”. Ebbene, dice la relazione, che “nel nostro paese si è osservata una costante diminuzione dell’IVG”; che nel 2011 sono stati effettuati 111.415 interventi; che l’analisi delle caratteristiche delle donne che hanno effettuato l’IVG è per un terzo di cittadinanza straniera, cioè 34,3% (Relazione, p. 2).Quanto all’obiezione di coscienza: si evince una stabilizzazione della percentuale degli obiettori. Per i ginecologi è attestata al 69.3%, tra gli anestesisti si è al 47.5%. Ancora: “Una stima della variazione negli anni degli interventi di Interruzione Volontaria della Gravidanza a carico dei ginecologi non obiettori mostra che dal 1983 al 2011 le IVG eseguite mediamente ogni anno da ciascun non obiettore si sono dimezzate” passando da 3.3 IVG a settimana (ipotizzando 44 settimane lavorative annuali) a 1.7 IVG a settimana (Relazione, p. 6). E commenta la Relazione del Ministro: “Il numero globale dei ginecologi che non esercita il diritto all’obiezione di coscienza sembra quindi congruo al numero complessivo degli interventi di Interruzione Volontaria della Gravidanza” (Relazione p. 6). Dunque, diciamolo chiaramente, il problema non sussiste proprio.Questione successiva: se la realtà è questa, perché l’Europa dovrebbe rimproverare l’Italia? E perché è così importante affermarlo, reclamizzarlo, quando su altri temi siamo così fieri di prendere le distanze dall’Europa, piuttosto che di affermare la nostra legittima autonomia rispetto all’Europa? In effetti, non è l’Europa a parlare - e questa è la terza menzogna - ma «un oscuro organismo con nessun valore di rappresentanza politica e democratica» (E. Roccella, ex sottosegretario alla salute).La vera questione, invece, quella realmente perseguìta, è colpire l’obiezione di coscienza, che per coloro che sostengono l’aborto come diritto, è un anacronismo, anzi un privilegio, una scelta comoda da parte di chi ha scelto liberamente la professione medica, “un vero e proprio complotto contro la legge sin troppo generosa con i medici inetti e disonesti” (n.d.r.: proprio così riporta Avvenire, riprendendo le affermazioni di un noto ginecologo, C. F., apparse su l’Unità del 9 marzo). Di tale orientamento basti un’altra citazione, con “semplice” proposta di soluzione: “Come risolvere quella contraddizione interna della 194 che stabilisce un servizio e, allo stesso tempo, la possibilità di sottrarvisi? La soluzione meno contraddittoria sembra essere la fine della possibilità di invocare l’obiezione di coscienza per l’interruzione volontaria di gravidanza. Non solo hai scelto una professione medica, ma hai scelto di lavorare in una struttura pubblica: anche la garanzia dell’IVG rientra nei tuoi compiti professionali” (C. L, MicroMega 9/2013). A condizione, aggiunge l’articolista, che la discussione “non rimanga impantanata in un conflitto di coscienze” e non si sposti, invece, su quella dei doveri professionali e dei mezzi necessari per garantire alcuni servizi pubblici. Semplice, no?… Scegliendo di fare il medico dovevi sapere che tra i tuoi compiti c’era quello di assecondare il diritto della donna all’aborto; scegliendo di fare il medico non hai studiato che la gravidanza è una malattia da cui si ha il diritto di essere curati? Semplice, no?... Alla fine, è “solo” questione di coscienza! Basta concentrarsi sui doveri professionali e i mezzi per garantire il servizio pubblico,…e tutto si risolve.Il fatto è che, in buon numero, per fortuna, la coscienza ce l’hanno, retta, viva e attiva, anche; e non sanno agire contro di essa, né tacitarla né …abortirla. Ma questo è un discorso che, ahimé, non tutti, possono capire. È questione di coscienza!P.S. Mi chiedo che cosa non arriverebbero a prevedere i paladini di quella tendenza, pur di garantire ad ogni costo il “diritto di aborto” qualora, per assurdo, stracciato il diritto all’obiezione di coscienza, i giovani decidessero di non scegliere più la professione medica. Ma, forse, meglio non saperlo.
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