Le grandi novità nel mondo finanziario internazionale vengono sempre più dall’estremo Oriente e in particolare dalla Cina, dove si affinano le strategie per acquisire un peso sempre più importante nel mondo globalizzato. È il caso del rilancio del processo di internazionalizzazione della moneta cinese e della nascita di nuove zone economiche speciali, come la “Shangai free trade zone”. È la nuova zona economica speciale entrata in vigore lo scorso 29 settembre, per decisione del governo cinese, convinto che questo sia un passo decisivo sulla strada delle riforme finanziarie ed economiche. La zona - definita dal Ministro del Commercio Gao Hucheng “un banco di prova per l’attuazione delle riforme economiche” e che è simile all’esperimento di Qianhai, vicino a Shenzhen, istituita nel 1980 che ha contribuito in maniera determinante a far divenire l’economia cinese la seconda economia del mondo - si estende su un’area di quasi 29 chilometri quadrati e comprende 4 zone economiche speciali già presenti nei distretti di Waigaoqiao, Yanshan e Pudong. I lavori di costruzione dell’area, saranno ultimati nei prossimi 10 anni. Un primo gruppo di 25 aziende, cinesi e straniere - che usufruiranno dei vantaggi fiscali previsti - ha ottenuto la licenza per operare.Sarà un laboratorio per esperimenti finanziari e le regole saranno fissate nei prossimi tre anni, anche se già si sa che sarà consentita la vendita di consolle per videogiochi, proibita nel resto del Paese e che gli stranieri potranno aprire agenzie di collocamento insieme ai cittadini cinesi. La “Shanghai Free Trade Zone”, fortemente sostenuta dalla città di Shanghai - in competizione con Taipei e Hong Kong - è uno strumento importante per l’ulteriore affermazione della realtà cinese sulla scena mondiale, attraverso la chiave della liberalizzazione economica. La modernizzazione dei servizi finanziari, la promozione del commercio, misure che favoriranno gli investimenti stranieri in 18 settori dei servizi - tra cui le spedizioni, i servizi legali e le costruzioni - ma soprattutto l’accelerazione del processo di convertibilità della moneta cinese, lo yuan: sono questi gli obiettivi che si perseguono con l’iniziativa della zona speciale.Allo sviluppo impressionante dell’economia cinese degli ultimi anni - che si è basata sul basso costo del lavoro, sulla forza del mercato interno e sulle riforme attuate - non ha corrisposto la crescita dello yuan. Nel 2009 era stata già decisa l’internazionalizzazione della moneta cinese, ma non aveva dato i frutti sperati. Ora, la strategia del Governo intende coinvolgere le altre economie “non Occidentali”, imbastendo una serie di accordi per utilizzare le proprie monete, e quindi lo yuan, negli scambi commerciali reciproci e quindi escludere il dollaro come moneta di intermediazione. Tra le misure adottate, avrà certamente un peso l’accordo tra la Cina e i Paesi produttori di petrolio per abbandonare il dollaro nel loro interscambio commerciale. Ci sono poi da considerare il progetto dei Bric - Brasile, Russia, India e Cina - di utilizzare le proprie valute nel loro commercio internazionale, i recenti accordi con Nuova Zelanda e Australia e il ruolo crescente della moneta cinese in Africa. Non si può trascurare il fatto che la Cina sta incrementando l’acquisto di oro, di cui è il più grande produttore al mondo e gli analisti ritengono che il progetto è quello di sganciare il tasso di cambio dello yuan dal dollaro per agganciarlo all’oro. Le conseguenze sarebbero devastanti per l’economia mondiale ed in particolare per quella statunitense, perché la moneta cinese soppianterebbe il dollaro. Si attuerebbe quel nuovo ordine economico internazionale, auspicato da molti e, tra questi, tanti speculatori e protagonisti della scienza mondiale, che si muovono sempre con molta spregiudicatezza.
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