L’Italia è l’unico paese dell’Europa a 15, insieme alla Grecia, privo di una misura a sostegno delle famiglie in povertà assoluta (in Italia è il 5,2% delle famiglie), perlopiù denominata “reddito minimo”. Questa mancanza può essere superata introducendo il Reis, un “reddito minimo 2.0”, cioè una nuova proposta elaborata in questi mesi da un gruppo di esperti “convocati” dalle Acli, in collaborazione con Caritas Italiana. Il Reis (Reddito d’inclusione sociale) cerca di fare tesoro dell’esperienza degli ultimi vent’anni (interventi locali, proposte presentate, sperimentazioni nazionali, misure degli altri paesi). Ma è disegnato avendo in mente la società italiana di oggi e di domani.Per lungo tempo ha prevalso l’ipotesi che, grazie a un proprio equilibrio, distorto ma funzionale, il welfare italiano potesse prescindere da una misura contro la povertà assoluta. Lo si sosteneva sulla base di una certa tenuta del quadro occupazionale, del supporto offerto dalle reti familiari e informali e dell’utilizzo – spesso improprio rispetto agli obiettivi primari – di altre politiche pubbliche (pensioni, invalidità, vari interventi per l’occupazione) in funzione anti-povertà. Non sappiamo se ciò fosse vero in passato; di certo non è vero oggi. Le persone in povertà assoluta sono infatti aumentate del 39% tra 2005 e 2011 (ultimo dato disponibile, fonte Istat). E il protrarsi dell’assenza di un reddito minimo rischia di produrre conseguenze letali sulla coesione sociale del paese.I destinatari del Reis sono le famiglie in povertà assoluta, la forma più dura di disagio. Hanno il diritto di accedere alla misura, in presenza dei requisiti reddituali previsti, tutti i cittadini di qualsiasi nazionalità, in possesso di un valido titolo di legittimazione alla presenza sul territorio italiano.Il Reis si contraddistingue per essere una misura composta da un mix di denaro e di servizi e per comportare un insieme di diritti e doveri. Oltre al trasferimento economico, comprende percorsi di attivazione sociale e lavorativa mirati ad alleviare le situazioni di povertà, sia migliorando per quanto possibile le condizioni di vita, sia agendo sui comportamenti che le hanno provocate (logica dell’inclusione attiva). Il percorso d’inclusione viene realizzato mediante una presa in carico e una relazione stabile con i servizi sociali e le organizzazioni del terzo settore territoriali. La regia applicativa nel territorio è del comune, che agisce in stretta partnership con i soggetti del terzo settore, la cui valorizzazione rappresenta un fattore fondamentale.L’introduzione del Reis dovrebbe realizzarsi attraverso un percorso attuativo di quattro annualità. Ipotizzando di iniziare nel 2014, la transizione continuerà sino al 2017, primo anno a pieno regime, quando il Reis sarà rivolto a tutte le famiglie in povertà assoluta.Il percorso di transizione prevede che la spesa complessiva della misura – a regime – sia intorno ai 5,5 miliardi di euro. In ogni anno della transizione, la spesa sarà incrementata di 1,375 miliardi rispetto al precedente: nel primo sarà di 1,375 miliardi, nel secondo di 2,75, nel terzo di 4,125 e a partire dal quarto di 5,5 miliardi.L’utenza verrà ampliata progressivamente, partendo da quella con le peggiori condizioni e incrementando ogni anno la sua dimensione, compatibilmente con le risorse stanziate.Detto altrimenti: si comincia da chi tratti di fondo sono condivisi. Nel nostro paese, detto altrimenti, tutti sanno cosa bisognerebbe fare contro la povertà, ma il problema è riuscirci.Il valore aggiunto del Reis si esprime proprio nel promuovere il passaggio dal consenso dichiarato all’effettiva realizzazione. Da una parte, i soggetti proponenti lanciano l’idea di dar vita a un “Patto aperto contro la povertà”, costruendo un fronte il più ampio possibile di soggetti impegnati a ottenere l’introduzione del Reis, ognuno portando il proprio specifico contributo. Dall’altra, la proposta aggredisce il nervo scoperto del dibattito italiano.Il Reis si caratterizza come misura composta da un mix di denaro e di servizi e comporta un insieme di diritti e doveri. Ammissibile chi è sotto la soglia di povertà assoluta stabilita dall’Istat. L’importo corrisponde alla differenza tra il reddito familiare disponibile e la soglia stessa.La soglia di povertà assoluta Istat, punto di riferimento per l’accesso e per la determinazione dell’importo, varia in base alla macroarea (nord, centro, sud) e alla dimensione del comune (piccolo, medio, grande). Così si tiene conto delle notevoli differenze del costo della vita: l’obiettivo è garantire a tutti il medesimo potere d’acquisto.Il Reis è un mix di denaro e servizi: il comune ha la regia del welfare locale. I vari attori coinvolti, pubblici e del terzo settore, hanno compiti diversi e integrati nelle varie fasi dell’erogazione e della presa in carico.Beneficiari e membri del nucleo famigliare tra 18 e 59 anni ritenuti abili al lavoro devono attivarsi nella ricerca di un’occupazione, dare disponibilità a un’occupazione delineata dai Centri per l’impiego e a frequentare attività di formazione o riqualificazione professionale. Il Reddito d’inclusione sociale è coerente con il maggior numero delle proposte avanzate negli ultimi anni per combattere la povertà assoluta in Italia. Il dibattito in merito, infatti, presenta un aspetto peculiare, assente nelle altre aree del welfare: al di là delle dichiarazioni di principio, gran parte degli esperti concorda circa i punti chiave delle risposte da mettere in campo. Universalismo dell’utenza, mix di prestazione monetaria e servizi alla persona, diritti accompagnati a doveri, partnership tra enti locali e terzo settore, definizione di un livello essenziale sociale e altri tratti di fondo sono condivisi. Nel nostro paese, detto altrimenti, tutti sanno cosa bisognerebbe fare contro la povertà, ma il problema è riuscirci.Il valore aggiunto del Reis si esprime proprio nel promuovere il passaggio dal consenso dichiarato all’effettiva realizzazione. Da una parte, i soggetti proponenti lanciano l’idea di dar vita a un “Patto aperto contro la povertà”, costruendo un fronte il più ampio possibile di soggetti impegnati a ottenere l’introduzione del Reis, ognuno portando il proprio specifico contributo. Dall’altra, la proposta aggredisce il nervo scoperto del dibattito italiano.Nel confronto tra esperti, infatti, all’ampia concordanza circa i tratti distintivi dell’intervento da attuare si è sinora accompagnato un ridotto approfondimento su come operare in concreto. Sono stati esaminati solo marginalmente il percorso di transizione dalla situazione attuale al nuovo regime, le strategie per superare le difficoltà che l’implementazione porta naturalmente con sé, i numerosissimi cambiamenti di ordine tecnico legati all’introduzione della misura, e così via. La proposta del Reis, invece, contiene la più approfondita disamina degli aspetti attuativi legati all’introduzione di una misura contro la povertà mai elaborata – a conoscenza di chi scrive – in Italia.La proposta è costruita per rendere meglio affrontabile economicamente una scelta a favore delle famiglie in povertà. Si concentra, infatti, sui nuclei che ne vivono la forma assoluta (la più grave) e diluisce il necessario incremento di spesa. Esistono varie strade percorribili, nel rispetto delle compatibilità di finanza pubblica, per reperire le risorse necessarie a colmare gradualmente la distanza tra l’attuale sforzo pubblico italiano contro la povertà e la media europea. Lo studio del gruppo di lavoro sul Reis dimostra l’impossibilità di affermare che non vi siano soldi: si può soltanto dire che esistono altre priorità. Fare della lotta alla povertà una priorità è impegnativo (e inusuale), ma volendo è possibile, dipende dalle scelte.Tale impostazione si basa su dati empirici, e i numeri mostrano anche come le politiche contro l’esclusione sociale abbiano un costo contenuto rispetto alle altre voci del bilancio pubblico. Un costo che sarà illustrato nella versione integrale della proposta. E comunque assai meno gravoso di quanto – a causa di un dibattito politico e mediatico indipendente dalla realtà – molti siano portati a credere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA