Sono molte le persone che vivono “al freddo e al gelo” nelle nostre città e quartieri. L’inverno è per i senza tetto e per quelli che vivono in topaie davvero un inferno. Ciò che più infastidisce è la consolidata indifferenza di chi sta bene e si lamenta pure, passando le serate al ristorante discutendo di economia, di crisi. Gli uomini sono davvero strani, imparano molto presto a fregarsene degli altri. I motivi sono molti e non vale la pena esporli per non infastidire chi possiede i propri beni come se fossero droga pura. Mi limito a suggerire un comportamento utile a coloro che sono fortunati, hanno una casa, un letto e un piatto pronto: osservate i poveri. Sì, occorre che s’incominci ad osservarli avvolti in una sudicia coperta, rannicchiati sotto un portico, buttati sulle banchine dei viali cittadini o accovacciati in qualche angolo degli androni delle stazioni ferroviarie. Se si osservano, una, due volte, ci si allontana diversi, diversi dentro, in quella zona che gelosamente vogliamo proteggere. Non serve conservare questa zona interiore, riservarle un’emozione di compassione, di rimorso e poi lavarsene le mani di fronte a tanta sofferenza. Molti di noi non aiutano i poveri, convinti che ci devono pensare i preti, i buoni samaritani, i servizi sociali… Tocca sempre agli altri essere solidali: noi non moviamo neppure un dito, non ci sentiamo pronti o meglio non vogliamo riservare almeno quel “bicchiere d’acqua ai poveri” che il vangelo consiglia. Eppure Cristo ha assicurato ai credenti con la sua venuta che i “poveri li avranno sempre accanto”. Purtroppo anche i cristiani, non si sa come ciò sia avvenuto, i poveri li hanno distanziati, allontanati. Sanno che la carità è un dono di Dio, ma forse è proprio perché è stato allontanato lui, il Signore, che la carità manca… Chiara Lubich, affermava: “Se Dio è disceso dal cielo in terra per noi, non c’è dubbio che egli ci ama. E se qualcuno ci ama, (...) tutto è più facile per noi sulla terra, tutto è più leggibile: dietro ai tratti oscuri dell’esistenza si può scoprire la mano amorosa di lui, un perché spesso a noi ignoto, ma un perché d’amore”. Senza Dio le città si trasformano in un “deserto umano” dove la solitudine dei poveri ci viene buttata addosso e riceve come risposta un frullato di parole, di considerazioni politiche e religiose che servono solamente per non disturbare la quiete di chi vive bene e non intende nemmeno lasciare cadere nelle mani sporche di un clochard un solo euro. “Non serve per togliere la povertà l’elemosina”, si va dicendo. D’accordo, ma con l’elemosina i poveri si prendono un caffè, un panino e si comprano un cappotto per ripararsi dal freddo. Qualcuno poi ritiene superfluo anche accogliere nelle nostre Comunità e case i senza tetto, dar da mangiare a tante persone che vivono ai margini della società, riservare attenzione e cure adeguate ai drogati e alcolizzati, nonché agli ammalati di mente che popolano i nostri dormitori. A questi specialisti del “niente” voglio solamente dire che senza uno stile solidale non sarà possibile una società futura più umana, dove i ricchi siederanno a tavola con i poveri e con questi condivideranno i loro vasti spazi abitativi. Non è un’utopia il grido di Cristo che comanda a chi ha “due tuniche di darne una a chi è senza”. E nemmeno si può dimenticare quanto disse al sindaco di Parigi l’abbé Pierre, “questo gigante della carità” che raccoglieva ogni notte i disperati lungo le strade: “Lei come un leone, detiene il potere, mentre i poveri sono come gli insetti che vengono dall’immondizia. Ma non si è mai visto un leone riuscire ad acciuffare gli insetti; mentre gli insetti, se vogliono, possono infastidire il re della foresta. Nella loro debolezza i poveri sono più forti dei potenti”. Mi piace questa intuizione: i poveri sono come insetti che infastidiscono i potenti, gli egoisti, quelli che in questo mondo contano. Se non riserveremo attenzione ai poveri, aspettiamoci la loro invasione e l’esproprio del nostro superfluo. Sì, li butteremo in galera, per qualche giorno, ma poi anche le galere sono insufficienti a contenere la povera gente. E’ Natale, necessita un trapianto di cuore: sostituire il cuore di pietra per quello di carne.
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