Fammi vedere se sei capace di insegnare

Un docente può arrabbiarsi con un alunno, può rimproverarlo per qualche sua mancanza, può persino proporre una sospensione per dei comportamenti ritenuti gravi se non addirittura lesivi dell’altrui incolumità, ma tutto questo non ha nulla a che vedere con la violenza fisica o psicologica perpetrata a danno degli allievi. E invece, nostro malgrado, dobbiamo registrare molti episodi alquanto discutibili che vedono docenti di qualsiasi ordine di scuola, bidelli o anche presidi distinguersi per atteggiamenti discutibili ai limiti del penale. E’ il caso di Monterosi, in provincia di Viterbo, dove una maestra di scuola materna è finita agli arresti domiciliari per maltrattamenti sui bambini. Pare che alzasse addirittura le mani sui bimbi, il tutto filmato come prova dei gravi fatti segnalati. C’è da rimanere senza parole, invece, di fronte al grave caso di un bidello pedofilo arrestato in flagrante nei bagni di una scuola elementare di Vimercate o della docente dai tacchi a spillo di un istituto superiore nel torinese a processo per aver accompagnato due sue allieve in un club privè per scambisti. Intanto prende il via in questi giorni il processo contro tre maestre della scuola elementare di Briona (Novara) accusate di violenza psicologica nei confronti di alcuni bambini fatti spogliare nudi per punizione. E sempre in questi giorni parte anche un altro processo contro il professore di un istituto superiore di Saluzzo (Cuneo) accusato di «violenza sessuale con abuso di autorità» nei confronti di due sue studentesse (cfr l’articolo del 13.09.’13). Per quale motivo queste persone devono continuare a lavorare nelle scuole? Non è meglio ricollocarle in ambienti diversi? Si parla di docenti, di bidelli accomunati da discutibili atteggiamenti violenti, fisici o psicologici non fa differenza, ma che tanto danno hanno fatto e fanno a bambini e adolescenti. Episodi gravi a tal punto da vedere di buon grado la recente proposta di Mario Rusconi, vice presidente dell’ANP (Associazione Nazionale Presidi) che a me pare alquanto sensata, di sottoporre gli insegnanti (ma io estenderei a tutto il personale scolastico, presidi compresi) a prove psicoattitudinali per verificare il profilo psicologico e attestarne l’effettiva capacità di svolgere un così delicato lavoro a contatto con bambini, adolescenti, giovani. Sono troppi gli episodi che vedono il personale della scuola a vario titolo essere coinvolto in brutte situazioni che minano il rispetto e la dignità che si devono a una persona indipendentemente dall’età. Com’è possibile inserire nelle scuole persone di cui non si è nemmeno testata la professionalità con un concreto periodo di tirocinio. Non possiamo mettere sullo stesso piano la scuola con il deposito delle merci avariate dove ognuno può recarsi e fare cumulo. La scuola è un luogo speciale. Anzi senza voler esagerare personalmente considero la scuola un luogo sacro dove professionalità e impegno vanno a misurarsi con un uditorio particolare: bambini, ragazzi e giovani. Qui non parliamo di cassette della frutta da collocare sui bancali, né di tondini o bulloni d avvitare, qui parliamo di esseri piccoli e grandi a cui va posta la massima attenzione e va dato il massimo rispetto. «Maxima debetur puero reverentia - al fanciullo si deve il massimo rispetto» ci ricorda Giovenale. Una simile strategia relazionale richiede una particolare dote che non è solo di natura professionale, che pure ha la sua importanza, ma soprattutto sono necessarie doti umane, psicologiche e in taluni casi particolari anche affettive, per scoprire un mondo fatto di gioie e sofferenze, di intraprendenza e umiltà, di sogni e creatività che solo bambini, adolescenti e giovani sanno dare proporzionalmente all’età e alla ricchezza personale. Da qui la necessità di impegnare i docenti e il personale scolastico in continui processi di aggiornamento proposti e visti come linfa vitale per migliorare le proprie capacità formative. Verificare il profilo psicologico di tutti gli operatori scolastici a cominciare dagli insegnanti è cosa essenziale se si vuole puntare a migliorare un costruttivo e rispettoso rapporto nelle classi dove le diverse dinamiche relazionali mettono a dura prova la capacità professionale di ciascuno. Pensate che Aristotele prima di affidare un ruolo all’interno della sua scuola a uno dei suoi adepti, ne saggiava le capacità con lunghe chiacchierate lungo il peripato e né si dava per scontato che ai diversi colloqui potesse seguire un affido di responsabilità. Stiamo parlando di più di duemila anni or sono quando le antiche scuole non cercavano docenti tra lunghi elenchi di aspiranti giovani; quando non si parlava né di voti e né di pagelle; quando a decidere l’affido di un ruolo o di un compito era l’intuito del Maestro, il solo che a poche battute di dialogo, faceva seguire l’affido di incarico o un cordiale saluto. Fu così per Platone il cui destino fu segnato da Socrate; fu così per Aristotele indicato da Dante come «il maestro di color che sanno…. tutti lo miran, tutti onor li fanno»; fu così per Zenone che fu reclutato da Parmenide per le sue grandi capacità di dialogo. Una lingua lunga tanto per intenderci. Cosa che non sempre si rivela una qualità. Proprio per questo, infatti, fece una brutta fine. Fu pestato vivo in un mortaio. Per fortuna oggi gli insegnanti nella peggiore delle ipotesi vengono mandati al pronto soccorso. E che dire di Anassagora a cui gli studenti tutti dovrebbero gran rispetto per il solo fatto che è stato colui che ha inventato la vacanza. Avvenne, infatti, che ormai vecchio gli fu chiesto: «Come vuoi che sia ricordata la tua morte?». La risposta? «Fate fare un giorno di vacanza ai fanciulli». Grande Anassagora! L’unico a vantarsi di non aver avuto maestri fu Eraclito, un tipo un po’ strano e un po’ tronfio, tanto che se doveva consultarsi con qualcuno soleva dire: «Aspettate un momento che vado a interrogare me stesso». Maestri mai sottoposti a test psicoattitudinali, che hanno lasciato tracce nel tempo e nella storia, che avevano con gli allievi rapporti stupendi per i quali unica preoccupazione era stimolare il dialogo per arrivare alla conoscenza e così facendo ne hanno fatto degli uomini. Che siano da esempio!

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