Un attivismo imprevisto, a tratti irrituale, che d’altro canto trasmette l’immagine di una ritrovata volontà politica. Il presidente della Commissione, il portoghese José Manuel Barroso, ha messo a segno nei giorni scorsi una serie di mosse che puntano soprattutto a rafforzare la governance economica e il quadro finanziario, nonché la collaborazione tra gli Stati membri e tra le istituzioni dell’Unione europea.Il 31 agosto Barroso ha infatti incontrato il presidente di turno del Consiglio dei ministri Ue, il premier polacco Donald Tusk e, subito dopo, quello dell’Europarlamento, Jerzy Buzek, altro polacco. Ai rappresentanti dei due organismi “legislativi” dell’Ue Barroso ha chiesto di accelerare l’approvazione del pacchetto sulla governance, in modo che possa diventare presto una realtà. Con i medesimi interlocutori si è soffermato a discutere del quadro finanziario pluriennale dell’Ue (in sostanza il budget per il periodo 2014-2020): la Commissione auspica l’appoggio delle altre due istituzioni comunitarie per far affluire nelle casse di Bruxelles i fondi necessari per mandare avanti il processo di integrazione, pur nella consapevolezza di essere in tempi di magra.Il giorno successivo, 1 settembre, Barroso ha invitato a pranzo una decina di europarlamentari, scelti non per il ruolo istituzionale ma quali opinion leader politici: a tavola si è discusso degli stessi temi, così pure di funzionamento delle istituzioni e bilanciamento dei poteri nell’Ue (meno governi, più Commissione e Parlamento europeo), di Libia, Eurobond, ruolo delle agenzie di rating, Tobin tax.Sempre l’1 settembre Barroso ha infine rivolto un discorso pubblico, mediante un video on line, in cui ha segnato i punti essenziali del lavoro dei prossimi mesi. In primo luogo il capo dell’Esecutivo chiede appunto il via libera al pacchetto sulla governance, per rafforzare il sistema-Europa in relazione ai mercati mondiali e alla competitività senza confini. Secondo: “Dobbiamo attuare l’accordo raggiunto il 21 luglio in occasione del vertice dell’area euro, in particolare la riforma del Fondo europeo di stabilità finanziaria, per aumentarne la flessibilità e la capacità di risposta” alle crisi. Il terzo punto riguarda il piano di salvataggio della Grecia, mentre il quarto concerne “il rafforzamento della regolamentazione finanziaria, per garantire una maggiore affidabilità e responsabilità” del settore bancario.José Manuel Barroso ha ancora altri argomenti inscritti in cima alla sua agenda: ad esempio il nord Africa e il medio Oriente, la sicurezza interna, la prevenzione di ogni forma di intolleranza e di violenza xenofoba, la politica energetica, la riunione G20 dei primi di novembre a Cannes. Negli interventi pubblici post-vacanze ha ricordato che “non esiste una bacchetta magica per affrontare tutti i problemi presenti”, ma occorre piuttosto affidarsi a uno spirito europeo rafforzato, a una maggiore collaborazione tra i paesi aderenti, a una ritrovata e più efficace azione a livello Ue. “Le sfide che abbiamo davanti sono grandi – ha affermato il presidente del Collegio -. Ma lo è anche la nostra determinazione ad affrontarle”. “La nostra interdipendenza – ha osservato -, che è più evidente all’interno dell’Unione ma certamente non si ferma ai confini d’Europa, non è una debolezza. È semplicemente un dato di fatto”. Occorre dunque una “azione Ue guidata da solidarietà e responsabilità”, veri “punti fermi” per guardare avanti con maggior fiducia.
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