Corsi di recupero: utili o no?

È stato questo l’argomento che ha accompagnato le ferie di molti studenti e famiglie costretti, talvolta, a organizzare le vacanze in stretta relazione ai vincoli imposti dalle scuole con i corsi di recupero estivi e relativi esami di verifica. Un dibattito reso ancor più rilevante dall’esito di un recente sondaggio fatto tra gli studenti delle superiori i cui dati, resi noti da un sito web studentesco, impongono, di fatto, un minimo di riflessione. Per la maggior parte degli studenti, infatti, (parliamo di un buon 60% degli intervistati) i corsi di recupero estivi sono solo una «perdita di tempo». E’ un’amara constatazione che merita però una spiegazione per capire questo inappellabile giudizio negativo.Nel 2007 l’allora Ministro Fioroni fu vivacemente contestato dal movimento studentesco poiché riteneva l’ordinanza ministeriale istitutiva degli esami di riparazione un’ulteriore ingiustizia ai danni degli studenti. Di diverso avviso erano docenti e presidi stufi di vedere da anni studenti con debiti passare automaticamente alla classe successiva senza nessuna seria verifica. Il ripasso estivo, mirato a colmare le lacune segnalate, da una parte era affidato alla sensibilità dei singoli studenti, dall’altra al senso di responsabilità delle famiglie. Purtroppo mare, monti e isole esotiche mettevano gli interessati in condizione di dimenticare i doveri scolastici da assolvere, con il risultato di vedere studenti andare avanti negli studi con debiti non saldati e lacune cronicizzate. Una situazione frustrante. Da più parti si insisteva per rivedere un tale automatismo con la necessità di dare più serietà a un processo che continuava a concludersi in maniera allegra, superficiale se non furbesca. E’ pur vero che la professionalità si acquisisce sul campo, ma se privata di una base teorica difficilmente può contribuire a far maturare un’esperienza. E allora «tanto tuonò che piovve» disse Socrate dopo che gli fu rovesciata addosso una bacinella d’acqua da una Santippe (moglie insopportabile) che continuava a rimproverarlo senza essere ascoltata.Si arriva così a una diversa soluzione. Viene istituito il «giudizio sospeso» dando tempo allo studente di riprendere e approfondire gli studi e all’insegnante di verificare la preparazione conseguita nei mesi estivi. Alla classe successiva si passa solo dopo gli esami di verifica sulle materie con giudizio sospeso seguiti dagli scrutini integrativi. Adesso va meglio, ma… Bisogna fare i conti con qualche ma.L’Ordinanza Ministeriale in questione oltre a obbligare gli studenti a sostenere gli esami dagli esiti vincolanti ai fini del passaggio alla classe successiva, obbliga i presidi a organizzare corsi estivi di recupero. Ovviamente si tratta di un’operazione che ha anche i suoi costi. In effetti, il primo anno di applicazione dell’O.M. usufruisce di una copertura finanziaria tale da incoraggiare presidi e insegnanti a migliorare un percorso formativo estivo tutto sommato soddisfacente. Alle famiglie è offerta una buona opportunità sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista economico. I costi, infatti, sono a totale carico del Ministero.A distanza di qualche anno la situazione si è fatta un tantino più complicata. Le risorse economiche a disposizione sono notevolmente diminuite e di conseguenza l’articolazione dei corsi si è fatta più limitata, rendendo più complicata l’organizzazione. Pur assolvendo all’obbligo imposto dall’O. M. in questione, i presidi devono tuttavia fare i conti con variabili che impongono, di fatto, una sorta di revisione organizzativa. I corsi sono articolati con un esiguo numero di ore, fatti con gruppi di studenti eterogenei e provenienti anche da diverse classi, ma anche con materie affini. Per dirla in breve i corsi estivi di preparazione agli esami di riparazione, così come sono organizzati, destano non poche perplessità fino a costringere le famiglie a ritornare alle costose lezioni private pur di garantire un recupero più efficace.Da studente, negli anni sessanta, anch’io ricorrevo spesso alle lezioni private di Matematica (una materia che mi ha sempre reso la digestione difficile). Per fortuna dei miei genitori c’era ancora, in quegli anni, chi apprezzava il baratto. Artefici dello scambio erano da una parte il mio splendido padre, dall’altra il mitico prof. Tedesco (che Dio lo abbia in gloria). Era un professore molto quotato in città che aveva, tra l’altro, il dono dell’ubiquità. Riusciva, in altre parole, a seguire contemporaneamente più ragazzi sparsi nelle varie stanze dell’appartamento. A me toccava la cucina dove riponevo la cesta di frutta e verdura, di prima scelta, qualche bottiglia di olio d’oliva che mio padre mi affidava quale compenso pattuito per qualche ora di lezione. Evidentemente una visione accattivante fatta di prodotti genuini si presentava agli occhi del prof. Tedesco tanto da ritenere l’offerta un’ottima alternativa ai soldi. Non so se oggi ci sia in giro qualche prof. che si accontenti di frutta, verdura e qualche bottiglia di olio d’oliva al posto degli euro, fatto sta che sono sempre più numerosi gli studenti che ritengono praticamente inutili i corsi così come sono organizzati dalle scuole e aumenta notevolmente il malcontento tra i genitori costretti con sempre più frequenza a ricorrere a costose lezioni private per offrire ai ragazzi occasioni di una più approfondita preparazione e colmare così le lacune segnalate.Alla fin fine emerge un quadro d’assieme piuttosto critico sui corsi estivi. Critici la gran parte degli studenti che vedono in questa discutibile organizzazione una negativa ricaduta sulla didattica. «Una totale perdita di tempo» è il commento più generoso. Critici i genitori poiché costretti a ripiegare su preparazioni private compensative rese necessarie dall’esiguo pacchetto orario messo a disposizione dagli istituti scolastici. Critici i presidi che, date le esigue risorse economiche messe a disposizione dal Ministero, non riescono a soddisfare appieno le necessità organizzative richieste da un corso di recupero estivo. Critici, infine, i docenti che in futuro potranno essere chiamati a compiti di docenza estiva resi obbligatori da variabili contrattuali la cui organizzazione potrebbe farli rientrare tra gli stessi doveri d’ufficio (da buon intenditor, poche parole). Temporali in arrivo.

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