Ci sarà la ripresa economica?

Il presidente del Consiglio Monti e, a ruota, il ministro dello Sviluppo Passera hanno fatto al Meeting di Rimini un discorso molto semplice. Uscire dalla crisi si può, si può intravedere la fine del tunnel, ma occorre lavorare molto e avere prospettiva: i tempi non possono essere immediati.Qualcuno ha parlato di una iniezione di ottimismo. Forse, più semplicemente, di realismo, che, quando è applicato con scrupolo e con impegno, non può che portare fiducia.Monti parla ad una platea in gran parte di giovani e questo sappiamo bene è il punto: una generazione che rischia di scomparire, di essere condannata alla marginalità. Non esistono ricette miracolose, anche perché l’Italia non può che seguire quelle che giusto un anno fa solennemente impartirono al declinante governo Berlusconi IV le autorità della Bce. Ma, al di là delle severe discipline che vengono dall’Europa – e tentando di scongiurare quelle ancora più rigide che potrebbero accompagnare un “salvataggio” finanziario - è ancora possibile fare molto per creare le condizioni della ripresa: disboscare privilegi, eliminare sprechi, premiare l’iniziativa. Molto c’è da fare anche sul piano della giustizia fiscale, che significa non solo colpire l’evasione, ma anche l’elusione fiscale e dunque non gravare sempre e solo sulle solite categorie, alle prese con un crescente e costante aumento delle tariffe e dei costi incomprimibili. In questo senso la transizione dalla seconda repubblica mai nata al nuovo sistema che si costituirà nel prossimo futuro assume caratteri diversi da quella dei primi anni Novanta. Allora, pur di fronte alla cosiddetta eterogenesi dei fini, per cui la coalizione progressista che riteneva di vincere dovette lasciare il passo all’inedita proposta berlusconiana, si era ingombri di certezze, che poi vennero sostanzialmente smentite, alternanza dopo alternanza. Oggi, di fronte al difficile processo di gestire la crisi e di elaborare una persuasiva offerta politica, tutti sembrano giustamente più prudenti, salvo chi cerca di gridare forte per avere audience. Non ci possono essere scorciatoie, né si possono ripetere i vecchi ritornelli, che, a ben guardare, risalgono nientemeno che agli anni Ottanta, quando iniziò a montare il grande deficit che oggi penalizza il paese e soprattutto coloro che si pensioneranno di qui a una decina di anni e coloro che si affacciano oggi sul mercato del lavoro. Monti ha concluso con una citazione di De Gasperi, che tratteggiava le qualità dei buoni politici, volitivi, tenaci, “nel seguire quelle linee cui si sono prefissi di arrivare, se non è possibile oggi, domani”.De Gasperi, a quasi sessant’anni dalla morte, come è stato ribadito anche a Trento, si staglia sempre più come un sicuro, anche se severo riferimento. Guardando ad esso la transizione italiana potrebbe anche trovare persuasivi approdi. Verso quell’Europa che De Gasperi contribuì a costruire e dove ricoprì, come presidente dell’Assemblea della Ceca, il suo ultimo incarico politico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA