Da Berlino arriva una storia curiosa: migliaia di persone sono scese in piazza perché il pezzo più lungo del malfamato muro di Berlino che è rimasto in piedi ora dovrebbe essere buttato giù in alcuni punti. Perché le persone vogliono conservare un muro che dal 1961 al 1989 separava la Berlino est dalla Berlino ovest? La breccia nel muro, aperta con la forza dai berlinesi della parte orientale, non era forse un segno del risveglio alla libertà? Per capire che cosa muove i dimostranti di oggi, occorre sapere che cosa contiene questa parte di muro. Diversamente da molte altre parti del muro nella città, qui non divideva aree residenziali e collegamenti stradali. Esso era costruito lungo una strada e segnava il confine con la vecchia zona portuale e industriale e lo Spree, il fiume che attraversa Berlino. La zona del porto e la zona industriale servivano a quel tempo alla polizia di frontiera della Ddr per il controllo del fiume. In questo punto, lo Spree apparteneva alla Berlino est in tutta la sua larghezza. Per questo motivo, a quel tempo, diversi bambini che, giocando dal lato della Berlino ovest cadevano nel fiume, annegavano, dal momento che nessuno dalla parte occidentale poteva immergersi o uscire dal fiume. E anche perché le imbarcazioni della polizia di frontiera della Ddr arrivavano troppo tardi, o addirittura non arrivavano affatto a salvare i bambini. Anche in questo punto, quindi, il muro era una costruzione della vergogna e dell’orrore.Quando nel novembre del 1989 migliaia di dimostranti riuscirono a fare in modo che si aprisse un varco nel confine tra la Berlino est ed ovest, le persone sgorgarono da oltre il ponte che si trova alla fine della strada, e lasciarono intatto questo pezzo di muro a sinistra. Non vennero a staccare i pezzi di pietre dal muro nemmeno i raccoglitori di souvenir. Invece pittori professionisti e dilettanti scoprirono questo grande pezzo di muro grigio e lo coprirono con disegni colorati, che gettavano uno sguardo ironico al passato ormai superato o che celebravano la gioia di una nuova epoca. L’arte era riuscita a superare l’effetto respingente del muro e a renderlo nello stesso tempo una espressione artistica della libertà e della gioia di vivere. Poiché in quel punto della strada il traffico è intenso, la nuova attrazione multicolore nella Berlino orientale venne in fretta denominata ironicamente East Side Gallery. Nel corso degli anni, purtroppo, è stata rovinata dai graffitari e imbrattatori. Per cui gli artisti decisero di ripristinare a proprie spese i vecchi disegni. Grazie a questa iniziativa, il valore di attrattiva turistica della East Side Gallery è andata crescendo. Ma già negli anni ‘90 l’amministrazione di Berlino aveva riconosciuto la zona portuale e industriale oltre il muro come parte edificabile. Per molto tempo nessuno aveva costruito, quindi il muro non dava fastidio. Ma adesso tra il muro e il fiume Spree dovrebbero nascere un albergo e degli alloggi di lusso. Per poter raggiungere la zona, dalla strada bisognerebbe creare delle aperture nella East Side Gallery, cosa che rovinerebbe l’effetto che fino a qui aveva questa opera d’arte davvero unica. Ora che i proprietari dei terreni vogliono cominciare i lavori, montando le gru hanno provocato la collera di molti berlinesi. Migliaia di dimostranti si sono radunati, così che i lavori sono stati interrotti. Persone di diversa provenienza e differenti convinzioni vogliono conservare questo pezzo di muro, perché esso è un ricordo ambivalente della storia. Il muro ricorda la divisione della città e di tutta l’Europa. E il suo aspetto colorato di oggi è un ricordo di come le persone siano riuscite a superare le limitazioni alla libertà. Spesso i berlinesi hanno un rapporto conflittuale con la storia della città. Sono più le testimonianze del passato che generano contrasto, anziché quelle che rinfrescano ricordi concilianti. Ora, un ampio consenso è riuscito a salvare la East Side Gallery. Ma la politica è ancora in lotta per individuare chi sia il colpevole di questo disastro e quale livello politico-amministrativo debba ora assumersi le decisioni necessarie per portare la vicenda a una degna conclusione.
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