Bestemmiare in classe. E c’è chi...

Una notizia diffusa nei giorni scorsi provoca a riflettere sui temi educativi e in particolare sull’alleanza tra scuola e famiglia. La notizia riguarda un fatto accaduto in una scuola elementare della provincia di Torino. Qui, un alunno di otto anni – hanno riferito i media –, particolarmente vivace e con un linguaggio spesso volgare, se ne esce con una bestemmia in classe. Le sue due maestre, esasperate da una situazione difficile da gestire e probabilmente ripetuta, decidono che questa volta i “semplici” rimproveri non bastano e mettono in atto un intervento piuttosto forte: gli lavano la bocca con il sapone.A questo punto la “palla” passa alla mamma del bambino: denuncia il fatto ai carabinieri che informano la Procura della Repubblica di Torino e viene avviata un’indagine con l’ipotesi di abuso di mezzi di correzione da parte delle insegnanti. La mamma chiede anche alla scuola la sospensione dal servizio delle due maestre. Richiesta respinta, in attesa dell’esito delle indagini.Difficile entrare nel merito della vicenda: sono troppo pochi gli elementi a disposizione per valutare una situazione delicata. C’è stato chi si è subito scagliato contro “il medioevo”, i metodi di correzione lesivi della dignità del bambino, che a scuola dovrebbe invece trovarsi in un luogo protetto. E poi ci sono quanti hanno offerto sostegno alle insegnanti, “ottime educatrici”, messe alla prova da un bimbo che avrebbe già creato diversi problemi, anche nei rapporti con i compagni.Colpisce lo “scontro” che si intravede tra famiglia e scuola, quasi un braccio di ferro tra la mamma e le maestre. La prima riconosce lo sbaglio del figlio, ma punta il dito contro l’intervento della scuola. Per quanto riguarda le maestre c’è da immaginare che abbiano agito pensando di fare bene, ricorrendo a un rimedio “estremo” che avrebbe però voluto essere d’aiuto allo stesso bambino. Probabilmente avevano già provato a riprendere il piccolo alunno in molti modi diversi. E, alle apparenze, inefficaci.Hanno sbagliato le maestre? Forse. Sicuramente c’è un cortocircuito di comunicazione e di mancanza di fiducia tra famiglia e scuola. La situazione che emerge dai resoconti dei media descrive una situazione già difficile. Quante volte succede. E quante volte si ripete, invece, che servirebbe una vera alleanza educativa tra famiglia e scuola per aiutare a crescere i più piccoli. Un’alleanza che si traduce anche in vigilanza, ma che soprattutto si alimenta di fiducia reciproca, di azioni condivise. Chi frequenta il mondo scolastico sa quanto sia sempre più difficile collaborare. Quanto spesso gli insegnanti si sentono insicuri nell’agire e come per alcuni genitori la scuola prenda le sembianze di un’antagonista piuttosto che quelle di un partner prezioso, una necessità non sempre gradita piuttosto che una risorsa. Forse è anche il frutto di un generale calo di attenzione sulla scuola e di giudizi pubblici troppo spesso ripetuti, non di rado infondati, su una sua generica inadeguatezza. Bisognerebbe ripensarci.

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