«Brutto come la peste, di colorito giallastro, calvo, il viso rincagnato, il naso deforme, gli zigomi sporgenti e lo sguardo omicida». Tranquilli non riguarda me, mamma mi ha fatto più bello. E’ la descrizione fisica che viene fatta di Gerolamo Savonarola. Fece pure una brutta fine, ma non per il suo aspetto fisico. Di ben altro tenore sono le descrizioni che vengono riservate ai presidi di questi tempi. Lo spunto lo offre l’art.9 del D.d.L. 2994 sul ruolo potenziato dei presidi così come prevede la legge sulla «Buona Scuola» il cui cammino inizia ora al Senato. Cominciamo con le descrizioni degne di un re, che per certi versi fanno anche piacere sentirsele dire. Stando a certi politici, per il prossimo anno scolastico, le scuole saranno gestite e amministrate dal preside sovrano, preside faraone, preside re, preside imperatore. Per una certa cultura impaurita e spaventata, dunque, questo sarebbe il preside con poteri di vita o di morte sulla carriera dei propri dipendenti, simile a un monarca assoluto. Per dirla in parole povere un semidio! Fosse vero! Interessante il nomignolo che attualmente va per la maggiore: preside manager. Questo nomignolo mi piace un po’ di più. E’ più umano. Il riferimento va al preside che gestisce la scuola come un’azienda, con tecniche di conduzione aziendale, di gestione dei gruppi, delle carriere e degli incentivi secondo una propria personale visione. In questo caso la scuola viene paragonata a un’impresa e il preside viene rappresentato come un procacciatore di affari. Sarà, ma non ci credo! Molti dimenticano che un preside agisce sempre nell’interesse generale della scuola. Non sono mancati i nomignoli di carattere bellico come preside sceriffo, preside duce, preside dittatore. Ve lo immaginate un preside che arriva a scuola con la stella puntata sul petto, un sigaro in bocca, cappello da cowboy, una colt Smith-Wesson ultimo modello con cinturone invece che con carta, penna e cartella? O un preside con stivali neri, fez con il teschio stampato sulla fronte e un pugnale tra i denti che entra a scuola al grido: me ne frego! Ridicolo! Per fortuna qualcuno ha pensato anche a figure istituzionali.E allora ecco apparso sulla stampa nomignoli come preside sindaco, preside podestà, preside presidente. Sono definizioni che spaziano in un arco politico piuttosto vasto con idee diverse. Probabilmente il concetto che si vuole far passare è quello di un preside da eleggere in seno al collegio docenti piuttosto che aspettarsi uno di nomina ministeriale a seguito di superamento di concorso. Non male come idea. Non sono mancati i nomignoli un po’ offensivi che dovrebbero essere coperti da privacy come il preside schizzato, quello con problemi relazionali, o quello psicologicamente labile. Qui siamo su un terreno minato. I timori di lasciare la gestione amministrativa e formativa nelle mani di colleghi svitati, rende giustizia a chi nel dubbio preferisce un preside eletto dal collegio docenti piuttosto che affrontare un’incognita gestionale. A fare da detonatore sono certi colleghi che in effetti dovrebbero prima marcare visita e poi se abili e arruolati andare a scuola a fare il preside. Da un po’ di tempo circola in rete una figura, per così dire, concubina, ovvero il preside sultano. Bella questa immagine del preside sultano. Molto originale e interessante nello stesso tempo. Chissà se dal Ministero ci assegneranno un harem di «odalische» direttamente proporzionato al numero degli alunni. Io sarò tra i più fortunati. Avendo un così alto numero di allievi, avrò anche un harem ricco di «proposte» interessanti da esaminare. Un discorso a parte merita il nomignolo di preside sfigato. Sono soprattutto alcune sigle sindacali a mettere le pulci nelle orecchie dei presidi. Quasi a raccontarci che non tutto è oro ciò che luccica. Questi paventati «super poteri» potrebbero avere degli effetti collaterali tali da rivelarsi micidiali per chi sarà chiamato a gestirli. Qualcuno vuole che i presidi più che sfregarsi le mani per i poteri in arrivo, dovrebbero sfregarsi gli occhi e leggere attentamente quel fatidico art. 9 del D.d.L. 2994 per scoprire qualcosa di interessante e «letale» per la categoria. Con «La Buona Scuola», infatti, al preside invischiato tra ricorsi e denunce non è più garantita la difesa da parte dell’Avvocatura dello Stato come accade ora. Vale a dire che una volta diventato «super preside», se perderà la causa avviata da un qualsiasi dipendente o genitore, si pagherà di tasca propria le spese processuali. Questo sì che è preoccupante! Se sarà questa l’autentica interpretazione dell’art.9, allora vuol dire che ai «super poteri» concessi corrispondono super responsabilità con super rischi da mettere sul conto. Che almeno uno avesse scritto: preside ricco. Macché. Evidentemente tutti hanno capito che nonostante i tanti nomignoli conquistati sul campo grazie alla «Buona Scuola», a lasciare l’amaro in bocca al preside rimane il corrispettivo economico da anni inalterato fino ad oggi. Ma ad arricchire i presidi ci pensano i ragazzi con il loro entusiasmo, la loro voglia di vivere (un po’ meno di studiare), di crescere, di maturare. E qui il preside deve essere un esempio per le future generazioni. Son convinto che il Ministro Giannini non pensava alla guerra dei nomignoli scatenatisi contro i presidi fin dai primi giorni successivi alla presentazione della riforma della scuola. D’altra parte la nuova figura del preside, man mano che procede nel cammino parlamentare, continua a subire riesami, revisioni e correzioni. Come ho avuto modo di dire in altre circostanze, il dibattito si è esageratamente soffermato sulle ipotetiche preoccupanti conseguenze che potrebbero scaturire dal rinnovato ruolo dalla riforma assegnato ai presidi. Quelli che più di ogni altra categoria hanno ricevuto nomignoli divertenti, offensivi, istituzionali, regali. Tutti curiosi su cui ragionare con un po’ di ironia, il che non può che far bene alla salute. «A chi si affida il timone durante la navigazione? - si chiede Erasmo da Rotterdam - A chi sa governare una nave o a chi eccelle per bellezza o nobiltà di natali»? Ai futuri presidi, belli o brutti, ricchi o poveri, di nobili natali o di umili origini, verrà richiesta solo capacità di gestione, equilibrio, rispetto per gli altri e passione per il proprio lavoro.
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