Adesso basta con le sberle di Moody’s

“Maramaldo, tu uccidi un uomo morto!”, urlò il condottiero Francesco Ferrucci a colui che – avendolo catturato e ferito – ora lo assassinava a sangue freddo. Un aneddoto che viene in mente dopo la recente, ennesima bocciatura inferta dall’agenzia di rating Moody’s alle banche italiane: un peggioramento del giudizio che ne coinvolge ben 26. Se non tutte, quasi. Ma è il modo che ancor le offende, oltre alla tempistica. Gli istituti di credito di mezzo mondo, italiani compresi, stanno attraversando un vero baratro camminando su un filo. Se la traversata avrà successo, c’è probabilità che l’economia riprenda fiato. Se le banche cominceranno a fallire, sarà forse il colpo di grazia le cui conseguenze sociali vi lasciamo immaginare.Ebbene, in questo frangente ci sarebbe bisogno d’intelligenza più che di sberle. E i tipi di Moody’s hanno assestato la loro sberla che certo non aiuta a mantenersi in quel fragile equilibrio. Non ora, insomma: in Spagna l’intero sistema bancario sta franando sotto il peso della marea di crediti concessi al settore immobiliare, e ora quasi certamente andati in fumo. La soluzione adottata lì, come prima in Irlanda, Gran Bretagna e altri Paesi, è stata la sostanziale nazionalizzazione delle Casse di risparmio locali. Cioè soldi dello Stato e conseguente esplosione del debito pubblico di una Spagna che sta avviandosi a larghe falcate verso il fallimento.Della Grecia non ne parliamo. E se Atene darà l’addio all’euro travolgerà i capitali lì investiti dalle altre banche europee, in prima linea quelle francesi già ben esposte in Spagna. In più, gli istituti di credito inglesi e francesi stanno trattenendo il fiato per il fondato rischio che i settori immobiliari locali vadano a picco nei prossimi mesi; e la Deutsche Bank ha in bilancio cassetti pieni di titoli tossici. Carta, insomma.E l’Italia? Paradossalmente le banche italiane stanno meglio delle colleghe europee. Hanno incrementato il loro patrimonio; concedono credito col contagocce e con estrema attenzione (anche troppa, si lamenta l’intera economia italiana); il mattone tricolore è sì in calo, ma non sprofonderà; infine hanno ricevuto dalla Bce un’enorme liquidità a tasso infimo, che le sta aiutando a sistemare i propri bilanci. Di cosa sarebbero accusate, allora? Moody’s critica soprattutto il fatto che operino in un’Italia in profonda crisi (significa: avete in pancia troppi crediti dubbi, che diventeranno inesigibili col proseguire della recessione). Grazie tante, un pericolo del quale non s’era accorto nessuno.Quindi la sberla di una bocciatura a un settore che sta tentando con grandi sforzi di rimettersi in piedi. Già la vita è dura; se poi ci si mettono pure queste agenzie di rating a complicartela...Da qui la repentina e durissima presa di posizione dell’Associazione delle banche italiane e della Consob. Non è questione di forme: è sostanza pura. I brutti voti delle agenzie di rating condizionano gli investimenti dei mercati finanziari, fanno fuggire i capitali dalle Borse, allarmano i clienti, mettono insomma sale sulle ferite.Si dirà: le agenzie di rating fanno il loro (sporco) lavoro. Il sistema finanziario europeo s’è però stufato di questi maestrini sempre fuori tempo, e sta studiando delle contromosse del tipo: vi manderemo meno informazioni su di noi, renderemo i vostri giudizi approssimativi e, quindi, ininfluenti. Meglio tardi che mai, vien da dire.Non sono schermaglie verbali: questa è lotta per la sopravvivenza. Le banche non saranno granché simpatiche, ma sono vitali per la nostra economia. Moody’s, Fitch, S&P’s (le tre agenzie più influenti del mondo), no. Tant’è che da tempo si ragiona su un metodo di valutazione alternativo allo strapotere di queste realtà americane che si stanno rivelando dannose quanto le magagne che mettono all’indice nei loro report finanziari. Gente brava ad amplificare il disastro, laddove tutti gli altri stanno lavorando a testa bassa per contenerlo.

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