«Sotto la croce capiamo chi è Dio»

Il rito è caratterizzato

da paramenti rossi, dall’altare spoglio

e da letture tutte legate al sacrificio di Cristo

È cominciata in silenzio, con il Vescovo in preghiera in posizione prostrata sul presbiterio, l’azione liturgica per la Passione e Morte di Gesù, ieri alle 17 in cattedrale. Il rito del Venerdì Santo ha previsto paramenti di colore rosso e altare spoglio, oltre a letture liturgiche tutte volte verso il Crocifisso: il canto di Isaia sul Servo sofferente, la lettera agli Ebrei, il salmo guidato dalla Cappella musicale del duomo con il ritornello «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».

Tutte le parole e i gesti di Gesù, la vicenda del suo arresto e della sua passione fino alla morte di croce, sono state ancora una volta ripercorse attraverso il Vangelo di Giovanni letto dai seminaristi con il diacono don Stefano Ecobi; una lettura che i fedeli hanno seguito in assoluto silenzio, quasi partecipando alla sofferenza di Cristo, fino ad inginocchiarsi nel momento della morte in croce di Gesù.

«Oggi stiamo sotto la croce, domani notte (questa sera per chi legge, ndr) saremo davanti al sepolcro vuoto - ha detto monsignor Franco Badaracco che ha tenuto la riflessione dopo la lettura della Passione secondo Giovanni -. Due segni (la croce strumento di morte e il sepolcro prigione definitiva della vita) che provocano la nostra fede. C’è un’assenza. Ci provocano perché ci fanno domandare: ma noi in chi crediamo? Manca un corpo - ha proseguito Badaracco -. E proprio per questo i conti della morte saranno sempre in perdita».

Davanti all’assemblea dei fedeli, il parroco di Santa Maria Assunta ha quindi affermato: «La croce è il miglior punto panoramico di tutto il cosmo. Ci consente di vedere con occhi nuovi. Se la guardiamo dal di sotto constatiamo quanto siamo amati da Dio; da sopra vediamo che così Gesù ha compiuto il più grande atto di fiducia nei confronti del Padre, e il più grande atto di amore nei nostri confronti». La condivisione della condizione umana da parte di Gesù diventa allora un preciso atto di redenzione per noi. «Tutta la nostra vita trova così una diversa lettura, soprattutto per quelle situazioni di squilibro, peccato, sofferenza e morte che sembrano azzerarci; e lo trova nella vita che viviamo normalmente».

Facendo poi riferimento al teologo Karl Rahner («Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi del Crocifisso») e allo scrittore Fëdor Dostoevskij («La bellezza salverà il mondo»), Badaracco ha concluso: «Questa sera, inginocchiati sotto la croce, conosceremo chi è Dio, e abbracciati alla bellezza dell’amore eterno che attira a sé tutta l’umanità, come il centurione potremo esclamare: “Davvero costui era Figlio di Dio”».

Alla riflessione sono quindi seguite le preghiere per la Chiesa, il Papa, gli ordini sacri e il popolo di Dio, i catecumeni, l’unità dei cristiani, gli ebrei, i non cristiani, i non credenti, i governanti e i tribolati. Il Vescovo ha poi alzato per tre volte la croce alle parole «Ecce lignum crucis in quo salus mundi», e ha apposto per primo il bacio al Crocifisso, seguito dai Canonici del duomo, dai seminaristi e dai fedeli. L’azione liturgica si è conclusa con la comunione, mentre come ieri, così anche oggi prosegue in cattedrale la possibilità di accostarsi alle confessioni. In attesa della Veglia Pasquale di questa sera.

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