Sisma, il gemellaggio dà i primi frutti

Pubblichiamo una lettera inviata dalle parrocchie colpite dal sisma e gemellate con la nostra Diocesi. Spiega la Caritas lodigiana: «In una prospettiva cristiana il gemellaggio fra parrocchie, può diventare condivisione della fede, testimonianza reciproca dei valori della solidarietà, della fraternità e dell’accoglienza, scoperta stupita del dono di Dio che abita l’altro».

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Carissimi, in prossimità del Santo Natale desideriamo manifestarvi la nostra grande riconoscenza per aver accolto ed attuato con entusiasmo la proposta di gemellaggio tra la vostra Diocesi e la nostra Unità pastorale, composta dalle parrocchie di Quistello, San Giacomo delle Segnate, Nuvolato e san Rocco, sostenendoci nel lungo cammino di ricostruzione dopo il sisma del maggio scorso.

A sei mesi da quella data cominciamo a vedere i primi frutti dell’incessante lavoro svolto, che è iniziato da subito, nonostante il trauma ci avesse scossi profondamente nel profondo dei cuori e della mente. Tante case sono state ristrutturate e messe in sicurezza, in tante altre si continua a lavorare, in altre i problemi sono più complessi e gli occupanti sono ancora costretti a vivere in alloggi alternativi.

Lo stesso vale per le Chiesa ed alcune canoniche, come le nostre che costringono ancora il parroco don Roberto e il curato don Nicola a vivere decentrati in un appartamento messo loro a disposizione. Ma, finalmente, domenica 10 dicembre il nostro Vescovo ha riaperto le prime due chiese mantovane tra le tante lesionate, una di queste è la nostra intitolata a san Rocco; così la speranza si è concretizzata! Già venti giorni or sono, grazie alla vostra generosità, siamo stati in grado di celebrare la santa Messa feriale nella tensostruttura adiacente alla nostra Chiesa di Quistello. Che gioia trovare un luogo adatto in cui possiamo pregare davanti al tabernacolo, è un grande passo in avanti che ci conduce verso la meta della normalità.

Purtroppo la chiesa parrocchiale di Quistello difficilmente potrà essere ristrutturata, oggettivamente i danni sono ingenti e questo è un grande dolore, non solo per chi la frequenta abitualmente, ma per tutti i cittadini con i quali abbiamo occasione di parlare, perché anche chi si dichiara lontano ha grande rispetto per la chiesa, perché avverte che in un qualche modo gli appartiene. A questo proposito quello che è avvenuto ci ha portato a condividere profondamente i problemi della nostra gente e ciò che colpisce sono le esperienze di amicizia, di fraternità, di solidarietà, si respira un’aria diversa in cui la presenza del Signore è palese.

E’ difficile trasmettere i sentimenti che sono emersi in questi mesi, perché come tutti sappiamo, certe realtà occorre viverle per poterle capirle, ma ci sono frasi che possono aiutare a comprendere, come quella ricorrente e sulla bocca di tutti che descrive gli stati d’animo: «Siamo cambiati!».

Sì, siamo cambiati, ci sentiamo diversi, ancora non sappiamo se siamo più fragili, o più forti, certamente le fragilità che affrontiamo sono tante e per un occhio poco esperto a livello psicologico, sono quasi incomprensibili. Se vogliamo parlare di ciò che è più grave fa impressione constatare che c’è stata una serie di suicidi nella vicina Emilia, causati dalla disperazione, mentre tra di noi ci sono stati decessi dovuti ad infarto post terremoto e traumi psico-fisici da affrontare con attenzione.

Ma le fragilità maggiori le riscontriamo nei giovani e nei bambini, che per pudore non emergono rumorosamente, ma sono reali e dolorose. Anche gli anziani ne soffrono, ma sono più preoccupati per i nipoti, che per sé stessi. Gli psicologi che ci sono venuti in aiuto paragonano l’esperienza del terremoto all’elaborazione del lutto, che può durare anche una vita intera!

È facile capire come in questi casi il sostegno morale sia importantissimo, dunque il gemellaggio ecclesiale ha una grande importanza, infatti durante i nostri incontri nelle vostre parrocchie abbiamo vissuto una fraternità solidale così intensa, che ci ha edificato, ci avete trasmesso la gioia, la gioia di essere cristiani, di essere chiesa viva, capace di gioire con chi è felice, ma anche di piangere e sostenere chi è in difficoltà.

Per noi è stato un grande dono aver pregato insieme alle vostre comunità, aver condiviso il pranzo, aver scambiato battute che esulavano dal terremoto, come le catechiste che parlavano delle loro esperienze educative ed esperienze culinarie, scrivendo su foglietti di fortuna ricette dei nostri paesi.

Potrà sembrarvi cosa di poco conto, ma non lo è, perché si è trattato di fare un passo in più verso la normalità, che non valorizziamo mai abbastanza, finchè il nostro quieto vivere viene scosso violentemente e non solo da un sisma. Ci siamo espressi più volte dicendo che sarebbe bello far assaporare questa realtà di Chiesa viva a tutti i nostri amici dell’Unità Pastorale, perché ne riceverebbero grande beneficio.

Dunque il nostro grazie è ai parroci, che ci sono venuti a trovare e che ci hanno accolto con affetto nelle loro comunità, grazie ai loro collaboratori che, soprattutto nei primi momenti, con il loro sorriso hanno fatto ritrovare il sorriso anche a noi.

Grazie per le iniziative che si sono realizzate e si stanno progettando. Già una corale interparrocchiale è venuta nel nostro teatro, sempre più sala della comunità, a portarci gli auguri natalizi con un entusiasmo veramente contagioso; poi si sta pensando alla primavera, dove gli scambi saranno senza dubbio più facilitati dal clima.

Grazie alla Caritas diocesana, che è il nostro primo riferimento per tutte le iniziative, in questo modo vengono incanalate nel modo più agevole possibile. Grazie al suo direttore e a tutti i collaboratori che dedicano con disponibilità il loro tempo.

In questo anno particolare prepariamo insieme la via a Gesù che viene tra di noi e sia proprio Lui a ricompensarvi per la vostra generosità e per l’amore fraterno che ci dimostrate.

Gianni, diacono

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