San Giacomo, la casa dell’accoglienza

Nella struttura della Caritas a Lodi lavori e qualche novità: a breve la riapertura del Guardaroba di San Bassiano

Fatma, Nesrine, Salimata, Takwa e Rokia sono solo alcune delle donne e delle storie che sono transitate tra le mura di Casa San Giacomo. In 23 anni di apertura della Casa di accoglienza femminile di Lodi, sono tante le donne che hanno dovuto lasciare la loro casa in cerca di un posto più sicuro, per guardare a un futuro più roseo. «Ma San Giacomo non è solo una casa - dice Caritas Lodigiana che gestisce la struttura di accoglienza e sta provvedendo a effettuare tutti i lavori necessari per rimettere a nuovo l’immobile -: è un luogo di scambio tra culture, un momento di dialogo tra religioni e tradizioni differenti, è occasione di convivialità tra etnie. Per alcune è una vera e propria famiglia». Inaugurata nel 2000 in occasione del Giubileo come opera segno, la Casa di accoglienza femminile è in via di riqualificazione, come spiega Luca Servidati della Caritas: «La ristrutturazione dei locali è partita a settembre ma, durante i lavori come spesso accade, sono emerse molte più cose da dover sistemare». Per questo la Caritas chiede il sostegno dei lodigiani dal cuore grande: «Vogliamo che questa Casa possa diventare una testimonianza di accoglienza a tutti livelli». Dunque, tra le mura dell’edificio della Caritas, non troveranno spazio solo le otto camere con diciassette posti letto riservate alla Casa di accoglienza femminile. «Al piano terra riaprirà il Guardaroba San Bassiano dove ricevere un primo sostegno materiale per quel che riguarda abiti, scarpe e biancheria per la casa, ma riaprirà in una veste davvero nuovissima». Dopo l’esperienza dell’Emporio di via Togliatti che fornisce generi alimentari e non per riempire la dispensa delle famiglie bisognose, la Caritas intende esportare l’idea per fornire abiti e tutto l’occorrente per il guardaroba, a misura di ciascuno, a scelta degli utenti. Infine, sarà predisposto uno spazio per accogliere i volontari parrocchiali per tutti quei momenti di formazione, incontro e condivisione che vengono proposti durante l’Anno pastorale, per continuare a camminare insieme sulla via. Attualmente sono in corso i lavori di messa in sicurezza della struttura, di efficientamento energetico e di abbattimento delle barriere architettoniche per fare in modo che l’edificio possa rispondere a una dimensione di cura in maniera trasversale. «Come ci ha insegnato monsignor Pierangelo Sequeri, fondatore di Esagramma, l’eleganza della carità è indispensabile nei processi di accoglienza per riporre un’attenzione sempre maggiore alla dignità della persona», conclude Servidati.

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