Per Natale

una serata

con gli ultimi

Don Tenca: «Cogliamo l’opportunità per prenderci un po’

di tempo tranquillo

e stare insieme»

Seduto al tavolo, giovedì sera, c’era Enrico, ingegnere rumeno disoccupato, che vive al dormitorio, c’era Cristopher, che nonostante la febbre si è vestito da Babbo Natale per portare caramelle, c’erano gli ospiti delle strutture d’accoglienza della città. Il “Natale per tutti” organizzato da Caritas, ufficio Migrantes e Progetto insieme è stato un’occasione offerta a poveri e volontari per cenare con tranquillità, per raccontarsi con calma le storie di ognuno. Un’occasione per mangiare insieme e stare insieme seduti intorno a un tavolo, ma anche per pregare. «Cogliamo l’opportunità del Natale per prenderci un po’ di tempo e stare insieme» ha detto infatti don Andrea Tenca, direttore della Caritas diocesana, introducendo la serata nella chiesa di San Rocco dove, insieme al parroco don Dino Monico, ha condotto un incontro di preghiera in cui ci si è interrogati sulle figure più importanti del Natale: i pastori, gli angeli, San Giuseppe e la Madonna, ma soprattutto Gesù. È intervenuto anche monsignor Iginio Passerini, che ha portato una riflessione sul Natale: «Tutti questi personaggi sono accomunati dalla prontezza nel donarsi, nel mettere in gioco la propria vita - ha spiegato il vicario generale -. Il Natale è questo: accogliere l’invito che Dio ci fa; un invito che scombussola e non lascia in pace, non concede una vita comoda. La fede non è mai comoda, ma anzi spezza gli schemi della vita in modo quasi drammatico, e ci porta a mettere in gioco le nostre potenzialità, ad aprirci ai grandi orizzonti che Dio ci rivela, ma, come avviene per san Giuseppe, coniugando il sogno con la sua realizzazione concreta, nella vita e nella storia».

La serata è proseguita nel salone dell’oratorio del Borgo, dove un centinaio di persone hanno potuto gustare un buon pasto e un po’ di compagnia, cercando per una notte di dimenticare i problemi per concentrarsi sulla speranza che nasce dal Natale. La speranza che si è manifestata anche nelle strette di mano, una volta terminato il pasto, per farsi gli auguri più sinceri che si possano ricevere. Sono quelli di chi augura ogni bene a chi gli sta intorno perché ogni giorno conosce la sofferenza, di chi augura il lavoro perché sa cosa significa rimanere disoccupato, augura la salute perché ha vissuto la malattia, augura il bene per la famiglia, perché ha provato sulla propria pelle cosa vuol dire perdere i propri parenti o non poterli vedere per anni. Tutto questo, però, con un sorriso, perché alla fine Natale significa credere nella speranza.

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